Attualità - 03 settembre 2023, 08:09

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi delle Sorelle Clarisse di Bra

Commento del Vangelo del 3 settembre, XXII domenica del tempo ordinario

La chiesa del Monastero delle Sorelle Clarisse, a Bra

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni» (Mt 16,21-27).

  

Oggi, 3 settembre, la Chiesa giunge alla XXII domenica del tempo ordinario (anno A, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa sono le Sorelle Clarisse di Bra. 

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella loro riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza che è in noi. 

Eccolo, il commento. 

«Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo». Certo che ne ha di faccia tosta, Pietro, per rimproverare addirittura il Figlio di Dio! E poi, non ancora soddisfatto, si mette pure a dare ordini al Padre: «Dio non voglia!». 

Ora, quel Dio che ha creato il cielo e la terra, che ha dato la vita agli esseri viventi, all’uomo, allo stesso Pietro; quel Dio onnipotente, onnisciente, onniamante, avrebbe bisogno dei suggerimenti di un pescatore della Galilea? Ovviamente no, è in grado di cavarsela benissimo anche senza i consigli di Pietro. Però, diciamocelo, anche noi ogni tanto abbiamo voglia di dirgliene quattro al Signore e di metterlo davanti a tutte le ingiustizie o crudeltà che ci sono nel mondo e talvolta anche nella nostra vita. È sbagliato? 

La risposta di Gesù a Pietro non si fa attendere ed è una delle più dure che vi sono nei Vangeli. Spesso, infatti, troviamo Gesù intento a discutere con farisei e dottori della legge, lo vediamo scaldarsi e usare espressioni molto schiette per scuoterli dal legalismo e dall’eccessiva attenzione all’aspetto esteriore, ma mai si rivolge loro con l’appellativo di “satana”. Che invece qui riserva a Pietro. Perché? Dov’è che sbaglia? Pietro non vuole che Gesù subisca il rifiuto e la morte in croce. Ed effettivamente, può essere “secondo Dio” l’esecuzione capitale di un uomo innocente? In sé no. Pietro però ha dimenticato che i valori umani, anche quelli autentici come la vita, la salute, la felicità, pur in sé buoni, auspicabili e voluti da Dio per i suoi figli, mai devono sostituirsi a Lui, mai devono diventare il centro, l’obiettivo. E non sempre a noi è dato di capire perché i piani di Dio passino, a volte, anche per strade scomode, brutte, violente... 

Il nostro compito è quello di seguirlo, sempre ed ovunque, fidandoci, con lo sguardo fisso a Lui, con la mente e il cuore che non dimenticano che c’è un “oltre” a cui siamo chiamati, un “oltre” che supera le dinamiche umane. Se tutti avessero (o avessimo?) cura di pensare e agire secondo Dio, il mondo sarebbe certamente migliore. Forse un giorno ce la faremo… 

Per il momento, però, sappiamo che troppe volte chi si comporta onestamente rimane escluso dai premi e dai vantaggi che invece i disonesti riescono ad accaparrarsi. A volte subisce vere e proprie ingiustizie e persecuzioni. Gesù questo non ce lo nasconde, non ci promette vittorie facili, successi strepitosi, nemmeno quando lavoriamo per Lui, per annunciare il Regno di Dio. Perché ci dice che non è questa la cosa più importante. La cosa più importante è seguire Lui, “guadagnare” Lui. Solo così guadagneremo noi stessi, cioè potremo vivere in pienezza, non più schiavi di cose e bisogni illusori, che ci promettono libertà e felicità e invece ci danno solo ansia e tristezza.