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Farinél | 27 agosto 2023, 11:00

Farinèl/ Nell’estate in cui il calcio vende la credibilità, i Mondiali di atletica sono ossigeno puro

I mondiali di atletica che si concludono sono stati un vero e proprio evento globale in grado di registrare ascolti da record regalando emozioni, valori e sportività e di mettere al centro paesi come la Giamaica, l’Etiopia e il Kenya con una grande Italia nella top 10 del medagliere

Credits wabudapest23

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Mi sono svegliato con ancora negli occhi le emozioni che hanno regalato all’Italia intera Roberto Rigali, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta e Filippo Tortu, splendidi secondi nella 4 x 100 ai mondiali di Budapest, dopo lo storico oro delle olimpiadi di Tokyo.

A distanza di dieci minuti non da meno sono state le ragazze della staffetta arrivate a un soffio dalla medaglia di bronzo.

Che dire poi di Gimbo Tamberi, il cannibale del salto in alto? Dopo la vittoria agli europei e alle olimpiadi è arrivato anche il primo oro nei mondiali di atletica.

Quelli che si concluderanno questa sera sono stati Mondiali spettacolari e ricchi di spunti di riflessione, ho cercato di goderne il più possibile nutrendomi di quante più gare possibile in questi dieci giorni e il mio personale bilancio non può che essere esaltante.

I mondiali di atletica sono, con le Olimpiadi, l’unico vero evento globale con 2.100 atleti partecipanti da 202 nazioni. Ai primi posti della classifica arrivano paesi spesso ai margini come l’Etiopia, la Giamaica e il Kenya. Presenti quasi tutte le nazionali con l’esclusione della Russia, l’unica nota stonata di uno sport, l’atletica, con le sue 49 discipline, nato proprio per unire e non per dividere, indipendentemente dalle mire espansionistiche di Putin, di cui gli atleti russi possono ben poco.

A parte la “politica” di fronte agli atleti scesi sulla meravigliosa pista griffata Mondo mi sento solo di alzarmi in piedi ad applaudire, tutti, indistintamente. Dai signori della velocità Sha’Carri Richardson e Noah Lyles, due campioni con tre medaglie d’oro al collo ciascuno, con alle spalle storie di riscatto e coraggio passando per Shelly Ann Fraser Price e dall’uomo dei record Armand Gustav Duplantis, fino all’ultimo dei partenti.

Tra le tante storie mi ha colpito quella di Mario Lambrughi squalificato per falsa partenza per essere scattato con 17 millesimi di anticipo nella gara dei 400 metri. Non è stato l’unico atleta ad essere squalificato per falsa partenza, ma mi colpisce pensare a uno sportivo che si allena ogni giorno per anni preparando una gara di pochi secondi e vede sfumare tutto per 17 millesimi ancora prima di partire. Lo sport sa essere al contempo meraviglioso e crudele ed è metafora della vita.

Da sempre sono attratto dal gesto sportivo, ma anche dagli sconfitti, da coloro che comunque ci hanno provato, senza riuscire. E sono tanti, la maggioranza, per 49 medaglie d’oro, 49 d’argento e 49 di bronzo ci sono quasi 2.000 atleti che torneranno da Budapest senza allori, ma con la gioia e l’orgoglio per esserci stati.

Abituato a un’offerta calciocentrica non ero avvezzo alle strette di mano agli abbracci, ai complimenti sinceri, a tutta la sportività che ho visto in questi dieci giorni di Mondiali di atletica. Mondiali che hanno registrato un grande successo di pubblico televisivo con numeri da record che fanno ben sperare in un’offerta dei canali generalisti orientata sempre meno al calcio e più alle altre discipline.

La scelta paga e il costo dei diritti televisivi per sport come l’atletica, la pallavolo, il basket, il ciclismo o il rugby non è nemmeno paragonabile a quelli del calcio, in un momento in cui lo sport nazionale tocca i minimi storici, con una serie A sempre meno attraente e al termine di un’estate in cui il calcio europeo ha venduto la dignità ai petrodollari dell’Arabia Saudita, una dittatura sanguinaria che cerca di ripulirsi attraverso lo sport più popolare attirando top players a cui decuplicare lo stipendio potendo disporre di risorse illimitate.

Dietro c’è una dittatura che umilia le donne e condanna a morte gli omosessuali. “Piccoli peccatucci” perdonabili di fronte a una cascata di denaro. Bei tempi quando tutto si poteva comprare tranne la dignità, prima di stabilirne il prezzo.

In un’estate così i Mondiali di Atletica sono stati una boccata di ossigeno e il fatto che ieri sera non sia riuscito a guardare più di 10 minuti di un bruttissimo Toro a San Siro è la dimostrazione che il calcio con stipendi da 40 milioni di euro l’anno mi abbia profondamente stancato.

In fondo dipende solo da noi far capire che la misura è colma dedicando tempo e spazio a sport che non siano solo il calcio dei professionisti. Le occasioni non mancano, oggi finiranno i Mondiali di Atletica, ma potremo consolarci con i Mondiali di basket, con la pallavolo, con il ciclismo, con il rugby e con tutti quegli sport che meritano più spazio in tv e sui giornali.

Marcello Pasquero

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