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Attualità | 23 agosto 2023, 08:16

Un caffè (letterario) con Luigi d’Alba, premiato recentemente con la Brigna d’Or

Artista a 360 gradi, porta in scena la potenza immortale della musica popolare (e non solo)

Silvia Gullino e Luigi d’Alba con la Brigna d’Or

Silvia Gullino e Luigi d’Alba con la Brigna d’Or

Ascoltare musica fa bene alla salute della mente e del corpo. Il pop, ad esempio, è una vera e propria sferzata di adrenalina, lo swing è un’iniezione di energia, mentre il folk ha il potere di trasportarci indietro nel tempo e far rivivere le radici profonde della nostra tradizione.
Qui entrano in scena artisti come Luigi d’Alba, che hanno fatto proprie le ispirazioni dei diversi generi, facendone un mix esplosivo. E all’estetica dei divi di oggi sostituiscono un immaginario vintage, l’eleganza d’antan, la poesia sussurrata e la potenza immortale del “fatto come una volta”.

Abbiamo incontrato il fresco vincitore della Brigna d’Or nella sua Alba per un caffè (letterario). Simpatico e professionale sullo schermo, in radio, sul palco e a tu per tu. Mettetevi comodi.

Luigi, che cosa rappresenta per te la musica?

«Victor Hugo diceva che la musica riporta alla vita, risveglia tutti i nostri sensi; la musica esprime tutto ciò che è la nostra essenza spirituale e materiale. La musica porta con sé felicità, gioia, pace, serenità; la musica, quella che più ci piace, di qualsiasi genere ed origine essa sia, calma e rilassa il nostro corpo, intrattiene e aggrega le persone. La musica dà piacere, emozioni, rafforza i legami sociali, rappresenta una forma di comunicazione che va oltre alle semplici parole od alla gestualità; essere protagonista di tutto questo è il mio obiettivo primario, un privilegio. Il mio compito, il mio “destino” è quello di far da tramite fra la musica e le persone, trasmettere emozioni all’anima di chi ascolta, nel mio caso di autore, animatore ed interprete, con la mia voce e le mie canzoni».


Che tipo di musica produci e canti negli spettacoli?

«Negli anni la musica si è notevolmente evoluta, ci sono stati cambiamenti epocali in ogni settore e anch’io ho cercato, maturando con l’età e le esperienze professionali e di vita, di adeguarmi ai tempi, non rinnegando o riproponendo sempre i primi successi, come hanno fatto molti artisti, purtroppo dimenticati, perché non hanno voluto o saputo adeguarsi ai tempi. A inizio anni Ottanta, arrivavo dalle radio private, amavo il canto ed era mio solito cantare sui dischi a microfono acceso e fu così che un produttore discografico mi propose di partecipare ad un importante festival di allora, in onda su una nota emittente televisiva. Mi improvvisai autore e scrissi un brano che si intitolava Sogni di gioventù, vinsi la gara e mi fu così assegnato il Premio Miglior voce emergente. Continuai a produrre qualche canzoncina da ballo, come era d’uso ai tempi, ma evidentemente non era destino e non desideravo diventare un “noto cantante di liscio langarolo”, come erroneamente mi definisce ancora qualcuno. Desideravo qualcosa di più e tutto arrivò a metà anni ’90, quando sentii l’esigenza, con l’aiuto del maestro Gian Luca Perrone, di scrivere canzoni “da cantautore” a sfondo sociale. Nacquero così successi “impegnati” come Stella del cielo, Dolce Venezia, Cara Valle mia, brani che affrontavano già molti anni fa, ed affrontano ancora oggi, tematiche green e sociali di estrema attualità, canzoni che presentai in diverse occasioni televisive ed in concerti e portai in anteprima al “Palco aperto contro la Droga e l’Aids”, la 24 ore di musica che si tenne al Palasport di Cuneo, coinvolgendo tutte le scuole superiori della provincia. In quegli anni, come si vede, continuando a fare la radio come autore e conduttore, scrivevo e cantavo, mi impegnavo anche come organizzatore di importanti manifestazioni di rilevanza sociale che ottennero vasta eco e successo anche a livello nazionale».


Come definiresti la tua musica, il tuo impegno nell’arte dello spettacolo e della cultura?

«Non mi sono mai piaciute le etichette. Nel campo musicale mi considero un interprete, a volte di cose mie, altre volte di canzoni che faccio mie, col mio modo unico di sentire e proporre al pubblico la musica, sempre in modo trasversale, toccando più generazioni, lontano da stereotipi di qualsiasi genere. Qualche tempo fa, un critico musicale, commentando una serata in cui era presente, ha scritto, onorandomi: “Luigi d’Alba è stato una sorpresa incredibile, un personaggio unico, dotato di un particolare timbro di voce. E con le rare capacità espressive, comunicative, di sensibilità ed umiltà caratteriale che dimostra, può cantare cosa vuole!”. Una frase che era stata attribuita alla grande Mina, certo non pensavo che qualcuno potesse avvicinarmi alla eccelsa interprete! Negli anni mi sono cimentato in molte forme di canto, sempre nell’ambito della musica leggera italiana, dal popolare, al cantautorato non politico, al melodico moderno ed oggi mi diverto, facendo divertire, proponendo nei recital in giro per l’Italia un viaggio tra il folk ed il pop. Tre ore di show che spaziano dai brani della nostra cultura contadina ai classici della storia della musica italiana anni ‘60-‘80, con le mie canzoni più moderne, senza dimenticare la mia più recente incisione intitolata Leon, canzone che contiene un importante ed attualissimo messaggio contro l’abbandono degli animali, scritta col maestro Remigio Passarino, prestigioso autore piemontese. Con questo brano, musicato sotto forma di moderna ballata swingata, ritmo oggi molto apprezzato anche dai giovani, ho partecipato al recente e prestigioso Festival Internazionale Pop, ottenendo il Premio rivelazione al tartufo. Oggi la canzone ha varcato i confini italiani ed è cantata nel mondo, specialmente in America Latina, dove gruppi di origine piemontese la cantano nei loro concerti, e là è conosciuta anche nelle scuole di seconda lingua italiana come mezzo di conoscenza della nostra lingua e di diffusione della cultura animalista contro gli abbandoni».

Che cosa si prova quando si è sul palco?

«È un’emozione grandissima. Vedere il pubblico attento che ascolta, capire che le emozioni che vuoi trasmettere arrivano all’anima delle persone, è un momento indescrivibile. Quando vedi che il pubblico sorride, che canta con te le tue canzoni, che alza le braccia a ritmo della musica, quando accendono la torcia del cellulare come nei grandi concerti rock, è veramente un momento indescrivibile. Senti che con la tua musica diffondi l’allegria e i contenuti che proponi hanno raggiunto il loro scopo. Allora ti senti veramente un “fortunato tramite” tra la musica e l’anima della persone. Mi sento fortunato ad avere oggi la possibilità e la voglia di cantare, sempre e solo dal vivo; fortunato a potermi esprimere, a poter dipingere con la voce le canzoni più belle, nonostante gli anni passino. È una fortuna rara per chi usa la voce professionalmente avere conservato una voce diventata sempre più calda e cristallina col passare degli anni, invecchiata, ma migliorata come un buon Barolo, una grande fortuna».

Dovendo fare un bilancio, come vedi il tuo passato e il tuo presente?

«Quando una persona ha raggiunto quello che desiderava, non si volta indietro a guardare i sacrifici, le rinunce, la fatica, i viaggi, le porte sbattute, la contrarietà di qualcuno, le ovvie difficoltà di lontananza dai centri direzionali culturali ed artistici (radio, tv, giornali, edizioni, case discografiche, ecc.), le difficoltà legate ad una visione ancora troppo provincialista delle attività artistiche locali, l’invidia, la gelosia e il dover faticare doppiamente in un mondo che premia dal lato personale ed economico i soliti pochi eletti. Contano gli apprezzamenti, le grandi accoglienze, conta il sorriso di un anziano, di un giovane disabile che canta con te la sua canzone preferita, conta in particolare quello che hai dato, quello che lasci. Per il settore artistico professionale rimangono le grandi presenze a festival e concerti, le numerose incisioni di successo, le canzoni speciali per i temi trattati, le canzoni per “la famiglia” presenti sui vari supporti discografici. Un ricordo speciale va ai concerti tenuti negli anni nelle occasioni di solidarietà con associazioni e verso le popolazioni colpite da calamità naturali. Il tutto sempre fatto con uno stile semplice, umile, in punta di piedi, senza apparire prepotentemente sulla scena dei mass media, senza sbandierare quanto fatto, senza gossip. Il mio impegno nella solidarietà e nel volontariato, iniziato negli anni ‘90 con il mio gruppo Onlus “Presenza Amica Cantare per chi ha bisogno”, ha concretizzato ad oggi duemila incontri di intrattenimento musico-terapeutico solidale di sollievo e sostegno presso centri diurni, centri anziani, circoli sociali, università della terza età, comunità di bambini e giovani disabili dove, peraltro, sono tanto amate le mie canzoni per i più piccoli e per la famiglia.  Un cenno speciale va all’impegno quotidiano che nel periodo della pandemia mi ha visto presente in video quotidianamente per quasi 4 anni con “RadioColorS la trasmissione della serenità”, con l’obiettivo di sostenere le persone malate e comunque contro la malattia, la chiusura e la depressione causata dal Covid. Parlando di bilanci, di quanto fatto finora, l’altro giorno, con un caro amico, si ragionava sui nuovi progetti che ho in mente, su cosa potrò ancora fare negli anni che spero di avere ancora davanti, e lui diceva: “Hai seminato bene, hai donato il tuo tempo, la tua presenza in ogni dove, senza chiedere, molte volte non ricevendo neanche un grazie. Certo, quel “grazie” tu non lo cercavi, ma ora è arrivato il momento di riposare!”. Negli anni ho sempre ascoltato i consigli di quei pochi amici fidati, ma questa volta non sono d’accordo. Ho detto all’amico che la semina attende ancora, i terreni sono diventati sempre più aridi, una voce che possa aiutare laicamente a fertilizzare l’amore e le cose belle della vita è necessaria, io ci sono!».

E per il futuro?

«Mi piace molto l’espressione “Io ci sono”. È un modo per confermare ancora la mia presenza, da umile Artista a km 0, che ha cercato di coniugare la tradizione e la cultura popolare, con l’innovazione, parlando anche ai giovani di grandi temi sociali e dell’amore che canto nelle mie canzoni. “Io ci sono” per continuare il progetto “Per Cantare insieme”, dedicato ai centri incontri diurni ed anziani dei vari comuni piemontesi, che prevede da settembre a maggio 2024 una serie di incontri settimanali in centri e strutture del Piemonte Sud. Continua anche il “Progetto Leon”, che mi vede protagonista di concerti green sulle piazze ed in teatro dove porto il messaggio contro l’abbandono degli animali; continueranno pure le presenze radiofoniche, ormai fisse e tradizionali, forse qualcosa di nuovo. Sto cercando un’idea e collaborazioni per un recital teatrale con un gruppo dal vivo. Ho allo studio un nuovo format televisivo, anche se non amo le presenze in video e le sottovalutavo, ma oggi sono comunque diventate fonte di popolarità e creerebbero interesse e grandi aggregazioni utili per i miei messaggi. Continuano le ospitate in manifestazioni, in teatro, in tv, nelle serate letterarie ed in inverno anche nelle tradizionali “Vià piemontesi”, occasioni di cultura popolare e divertimento per tutti».

Evviva Luigi d’Alba, un artista vero, dal fascino senza tempo, senza età. Come ogni mito che si rispetti.

Silvia Gullino

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