Il Centro di Prima accoglienza albese di via Pola gestito dalla Caritas è stato chiuso a inizio agosto e riaprirà solo a settembre. Qui potevano dormire fino a 50 braccianti che, da un giorno all'altro, si sono trovati senza un tetto sopra la testa. Costretti a bivaccare su materassi all'aperto, senza docce o cucine.
Ecco le motivazioni del corte solidale per migranti e braccianti svoltosi ad Alba sabato 19 agosto, nel tardo pomeriggio. Ad organizzarlo il collettivo Mononoke: “Un'iniziativa spontanea nata dalla rabbia di almeno 30 braccianti e migranti”.
Circa un'ottantina i partecipanti, tra migranti e cittadini solidali. Nessun particolare disagio.
I manifestanti sono partiti dal centro di via Pola per poi fare una tappa davanti alla stazione ferroviaria e leggere un appello: “Vogliamo case, documenti, diritti sul lavoro per tutti”. Poi la sosta in piazza Garibaldi.
Alcuni di loro sono stati accolti a Ricca, a Cascina Commenda, ma il luogo è troppo scomodo per coloro che partono alle 6 per le vigne. Altri si sono spostati nel Saluzzese dove è stato attivato il “Tavolo della Frutta”: un Protocollo della Prefettura sui braccianti per gestire l'emergenza abitativa e garantire almeno 230 posti letto.
La richiesta è che anche ad Alba si incontrino imprese, cooperative ed enti pubblici per risolvere il problema: "In primis il Comune e l'amministrazione devono provvedere, tramite edilizia pubblica e convenzionata, a trovare una soluzione all'emergenza abitativa. In secondo luogo gli imprenditori, che sfruttano la manodopera, nonostante il comparto agroalimentare generi milioni di euro, sono tenuti a intervenire al fine di redistribuire la ricchezza per garantire dignità a chiunque, indipendentemente dalla provenienza e dalla condizione economica. Infine crediamo che anche le numerose strutture ecclesiali presenti sul territorio possano essere utilizzate in modo più attento".
Il corteo è terminato in Piazza Duomo, proprio sotto il Comune.
Questo il foglio distribuito dai manifestanti con le loro ragioni: