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Politica | 17 agosto 2023, 11:04

Regionali, Pd e centrosinistra in affanno: manca un leader e alleanze in alto mare

Mentre i partiti di centrodestra guardano già alla spartizione del bottino, l’opposizione arranca. I piccoli che avevano appoggiato Chiamparino o si sono dissolti o stanno cedendo alle lusinghe di Cirio: incertezza sulla ventilata intesa coi 5 Stelle

Sergio Chiamparino a Lagnasco - foto di repertorio

Sergio Chiamparino a Lagnasco - foto di repertorio

Mai, in oltre mezzo secolo di vicende politiche regionali piemontesi, la sinistra si è trovata all’angolo come oggi. Manca un leader “visibile” che sappia fungere da collante tra il Pd e la galassia di quei “cespugli” rivelatisi preziosi per la vittoria di Sergio Chiamparino nel 2014.

Lo stesso Partito Democratico, nonostante la vittoria a Torino di Stefano Lo Russo, sembra incapace di attuare iniziative di opposizione in grado di impensierire la maggioranza di Palazzo Lascaris, strategie di cui, in passato, il Pci era stato maestro. Il Pd aspetta i 5 Stelle, che appaiono però recalcitranti, mentre i “cespugli” o si sono dissolti o stanno cedendo alle lusinghe di Alberto Cirio il quale assicura gloria e bottino per tutti.

Insomma, il quadro del centrosinistra (con o senza trattino) in Piemonte resta incerto, fatto che consente ai partiti di centrodestra di cominciare a trattare, con largo anticipo, sulla divisione della torta del potere regionale. Il centrodestra è convinto che nessuno sarà in grado di fermare la poderosa macchina da guerra di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, nonostante i precedenti storico-politici sulle macchine da guerra consiglierebbero maggiore prudenza.

Certo è che i numeri già nel 2019 non erano stati confortanti per le forze di centrosinistra guidate da Chiamparino, che risultò battuto dal centrodestra di Cirio con oltre 300 mila voti e 14 punti percentuali di differenza. Il Movimento 5 Stelle, capeggiato da Giorgio Bertola, ora chiamatosi fuori dal partito, aveva ottenuto il 13,60%, una percentuale interessante che, messa sul piano dell’aritmetica, potrebbe apparire importante, ma in politica più ancora che in altri ambiti – come ricorda Totò – “la somma non fa il totale”.

Ammesso e non concesso che i pentastellati siano ancora nelle condizioni di portare in dote quella percentuale, un accordo elettorale Pd-5Stelle apparirebbe agli occhi dell’opinione pubblica come un matrimonio di mero interesse elettorale, senza che nessuno dei due partner ci creda davvero. In più, il Pd a guida Schlein non piace a quelle componenti moderate che in passato avevano concorso - e ancora oggi concorrono in ambito comunale – alle fortune di varie amministrazioni civiche di centrosinistra.    

Per guardare ai dati della provincia di Cuneo, Chiamparino aveva ottenuto nelle ultime consultazioni regionali del maggio 2019 98,840 voti (32%) a fronte dei 178929 (57,92%) ricevuti da Cirio. Sulla base di questi numeri il centrosinistra, sconfitto pesantemente, era riuscito a mandare in Regione dal Cuneese solo l’ex sindaco di Alba Maurizio Marello, eletto con 5813 preferenze personali.

Sarà interessante vedere cosa succederà in autunno, se cioè prevarrà la rassegnazione o se ci sarà da parte del centrosinistra un colpo di reni per affrontare una partita che, indubbiamente, si prospetta difficile. Fino a questo momento – per evocare la celeberrima “Bocca di rosa” di De Andrè – la sensazione è che “le contromisure si stiano limitando all’invettiva”.

Giampaolo Testa

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