Attualità - 06 agosto 2023, 17:07

Chiude la mensa della Caritas tra il dissenso di qualche volontario e le accuse della politica al Comune di Cuneo

Due volontari della mensa con una lettera agli organi di informazione esprimono la loro perplessità sulla scelta: “Sbagliato colpire tutti per le “colpe” di qualcuno”. Mentre il consigliere Boselli se la prende con l’amministrazione: “Il progetto BOA della sindaca non ha contribuito a migliorare la situazione"

La scelta di chiudere per due giorni la mensa della Caritas di Cuneo per protesta “contro chi non sa tenere un atteggiamento dignitoso e si presenta in mensa ubriaco o sotto effetto di sostanze” ha portato, come era prevedibile, a suscitare delle reazioni. Sia del personale che quotidianamente opera nella mensa, sia nella politica locale del capoluogo.     

Un decisione che arriva dopo una rissa verificatasi venerdì 4 agosto all’ingresso dei locali in via Massimo D’Azeglio, luogo che quotidianamente offre gratuitamente pasti caldi a decine di persone in difficoltà. Attualmente circa cinquanta a pranzo e ottanta a cena. 

La protesta, decisa dai vertici della Caritas del capoluogo, è valutata dal direttore Enrico Manassero, come “non punitiva”, ma di “tutela per i volontari” e un modo per sollecitare le “istituzioni ad aiutarci per una gestione più adeguata.”

La mensa riaprirà già a partire da domani, ma le reazioni per questa scelta drastica, seppur motivata, ha generato qualche dissenso anche all’interno degli stessi volontari che questa decisione, secondo quanto riferito dal direttore, intendeva tutelare. 


IL DISSENSO ESPRESSO DA UNA LETTERA DI DUE VOLONTARI


Dissenso comunicato attraverso una missiva inviata agli organi di informazione e firmata da due operatori: Norma Moszkowski e Franco Giordano.

“Ci corre l’obbligo - scrivono in una nota - di esprimere la nostra contrarietà, anche per testimoniare che tra i volontari questa decisione ha creato perplessità."

"Il ragionamento è semplice - spiegano Moszkowski  e Giordano - È vero che è successo un fatto grave: una rissa all’esterno della sala mensa. Ed è vero che non è la prima volta che succedono cose simili. È anche vero che, l’altra sera, all’interno il servizio si è svolto senza alcun problema. Ma soprattutto è vero che la mensa offre un servizio quotidiano indispensabile: dare la possibilità a molte persone di alimentarsi. Come si può decidere di non dare da mangiare perché alcune persone, con evidenti problemi, si sono comportate male? Come si può scaricare sugli utenti il compito di gestire queste situazioni? È profondamente sbagliato e ingiusto colpire tutti per le “colpe” di qualcuno. Il discorso è complesso ma crediamo non sia necessario dilungarci oltre."

"L’unica spiegazione razionale - prosegue ancora la missiva - è che con questa decisione si voglia mandare un messaggio chiaro alle istituzioni amministrative, politiche, dei servizi sociali ecc.. Un messaggio che dice che la situazione deve essere gestita molto meglio e affinché questo sia possibile è indispensabile che tutte queste istituzioni si muovano diversamente. Ma se così è bisogna essere chiari ed espliciti. Bisogna rivolgersi direttamente a questi soggetti e non agli utenti che in quanto singoli ognuno può e deve rispondere per se stesso."

"I volontari - sostengono i due firmatari della lettera - che devono distribuire i pasti spesso si trovano a gestire situazioni complicate in quanto il menù non sempre è all’altezza delle necessità e sovente solo grazie al loro encomiabile impegno si riesce a somministrare i pasti.

 

“Ribadiamo - concludono - che con rammarico facciamo queste precisazioni e ci auguriamo che il grido di allarme che penalizza moltissimi incolpevoli arrivi alle orecchie di chi invece deve operare per migliorare la situazione e si possa arrivare presto alla soluzione dei problemi aperti.”

BOSELLI (INDIPENDENTI): “IL COMUNE FACCIA LA SUA PARTE"

Non solo. La scelta della chiusura per due giorni è stata commentata in queste ore anche dal capogruppo degli Indipendenti, Giancarlo Boselli, consigliere di minoranza del comune di Cuneo, il quale, punta il dito contro le scelte operate dall’attuale amministrazione su sicurezza e migranti. 

“La decisione della Caritas […] - scrive Boselli - ripropone, questa volta in modo ancora più forte, una serie di questioni legate, anche se non solo, alla presenza sempre più numerosa dei migranti. Non sono tutti migranti coloro che vanno alla Caritas perché la povertà grave è in forte aumento. Ma la questione esiste e va affrontata anche se dà fastidio ed è scomoda. Certamente molti preferiscono evitarla, perche fa scattare facili accuse di intolleranza o al contrario di ideologica e leggera accettazione di fenomeni negativi.”

"I migranti - spiega il consigliere - che hanno trovato un lavoro sicuro, che hanno aperto attività commerciali  sane e produttive sono già a pieno titolo parte attiva e trainante della nostra comunità. A riprova che la questione è prima di tutto economica e legata al benessere minimo. Quelli che lavorano come stagionali in agricoltura e contribuiscono in modo determinante al successo di quel settore, vivono condizioni problematiche che devono trovare subito soluzioni degne di un paese civile.”

"La situazione più critica - prosegue Boselli -  è quella delle persone, soprattutto uomini, che vivono anche per scelta, nella marginalità, anche rifiutando il lavoro. Inutile dire che diventano facile preda dell’abuso di alcool e droghe assumendo spesso comportamenti inaccettabili. I bivacchi molesti purtroppo avvengono ormai in molte parti della città. Altre persone accettano di collaborare o entrare a far parte di una criminalità sempre più attiva nello spaccio e in attività illecite che promettono facili guadagni. Tutto ciò avviene in una città di 56.000 abitanti, con dimensioni che dovrebbero consentire in tempi ragionevoli il controllo e la soluzione del problema. Che non è ovviamente solo di ordine pubblico e sicurezza ma anche.”

"Senza la repressione - sostiene il capogruppo degli Indipendenti - e il controllo della criminalità, anche organizzata, che in questa  situazione trova terreno fertile, le azioni sociali sono più deboli e difficili. Polizia di Stato e Carabinieri stanno lavorando bene. Ma per il controllo del territorio serve, sul campo, il supporto della Polizia Locale che oggi è limitato e carente pur contando ormai oltre 55 unità. Presto presenteremo un progetto di riorganizzazione del corpo. Serve più azione investigativa. La sindaca ha speso 400.000 euro in un progetto elettoralistico denominato BOA che ha assunto 17 persone non specializzate per un anno e che non ha contribuito minimamente a migliorare la situazione.”

"Bisogna investire - conclude - in operatori di strada specializzati. In progetti per imparare la lingua, per una maggiore scolarizzazione, per abitazioni degne dei cittadini, di lavoro utile per  la pulizia la manutenzione e il verde, che mettano in condizione di lavorare e tolgano qualsiasi alibi per mancanza di lavoro a chi trascorre le giornate sui marciapiedi. Solo una forte ed efficace azione sociale e di solidarietà accompagnata da una forte azione di sicurezza e ordine pubblico cambierà questa situazione sempre più difficile. Il Comune faccia la sua parte."