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Attualità | 30 luglio 2023, 16:51

Roburent vuole intitolare la Caserma dei Carabinieri al partigiano e Carabiniere Gregorio Pietraperzia

Venne trucidato il 17 marzo 1944 in località "Miassola". Con una delibera il Giunta il comune ha chiesto al Comando Generale dei Carabinieri di concedere l'intitolazione

Roburent vuole intitolare la Caserma dei Carabinieri al partigiano e Carabiniere Gregorio Pietraperzia

Su proposta dell’Assessore Piercarlo Negro, la Giunta Comunale ha deliberato di richiedere al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri la intitolazione della Caserma, di proprietà del Comune, ospitante la Stazione  locale dei Carabinieri, al Partigiano e Carabiniere Gregorio Pietraperzia.

Un giovane della classe 1925, che nel gennaio 1944 si era  aggregato ai Ribelli della Valle Casotto, comandati dal magg. Martini Enrico Mauri, provenendo dalla nativa Maccagno in provincia di Varese, che prestava servizio alla Stazione dei Carabinieri di Milano Porta Genova. Incaricato da Mauri di seguire l’attività civica in Roburent, si era distinto per impegno sociale, ottenendo per vie traverse medicine e alimenti per la popolazione, collegando con sanitari della vicina Mondovì e generosi sostenitori della Resistenza. In pratica fungeva da coordinatore della Amministrazione Civile, in ottemperanza alle disposizioni del CLN regionale, che intendeva riorganizzare in forme democratiche le amministrazioni Locali.

 

Egli redigeva i "Lasciapassare ", nuovi documenti di identità in sostituzione di quelli fascisti, parimenti le Tessere annonarie, curava la tenuta dello Stato civile, si impegnava dei problemi di approvvigionamento, per quanto possibile, delle derrate alimentari, curando l'assegnazione di viveri, vestiario, calzature almeno per la sussistenza delle famiglie più povere; diffondeva le Ordinanze del Comando Partigiano, svolgeva attività di informativa e vagliava le richieste di arruolamento nelle formazioni Partigiane. Alloggiava all'Albergo Roatis, posto a lato del Municipio. Nella notte tra il 12 ed il 13 marzo 1944, saputo dell'attacco nazista, con ingenti reparti, provenienti da Torre Mondovì, bonificò i locali da ogni arma, munizione e documento, che potessero sollecitare la reazione degli occupanti. Prima di risalire in alta valle ed unirsi ai reparti combattenti, assicurò ai famigliari di riportare a casa i giovani Partigiani roburentesi, che erano a lui affidati.

 

Pietraperzia evitò l'incendio del palazzo Roatis, fatto che non risparmiò l'altro Albergo del paese, "Italia", ove i Partigiani, che lo occupavano per un posto di blocco, ritirandosi lasciarono materiale bellico. Di qui lo spunto ai nazifascisti per darlo alle fiamme. Nella serata del 16 marzo 1944, Pietraperzia, radunati i Partigiani di Roburent: Desiderio Galleano di 16 anni, Armando Briatore, Giuseppe Salvatico, Andrea Sasso, Carlo Sasso, tutti di anni 20, Egidio Robaldo di anni 22, Costantino Vallepiano, di anni 19; stremati dai giorni di durissima battaglia, (affrontata con mezzi inadeguati e scarsamente preparati sotto il profilo militare, mentre i nazifascisti avevano ogni sorta di armamento necessario ed un addestramento eccellente), si portava in località Miassola, zona boschiva particolarmente isolata, tra la frazione San Giacomo ed il Capoluogo di Roburent, ove esisteva un seccatoio della famiglia di Sasso Andrea.

 

Pensava di sottrarre ai nazisti, che braccavano i Partigiani, i suoi ragazzi, convinto che l'isolamento assoluto (Miassola era priva di ogni collegamento stradale), avrebbe consentito per alcuni giorni, un sicuro rifugio. Alle prime ore del 17 marzo 1944, certamente per una vergognosa delazione, una numerosa colonna nazifascista, attraverso i boschi innevati, salì dalla borgata La Montà a Miassola, e fa una strage.

 

Chi fu allora incaricato di inumare le salme, il cav. Vincenzo Secondino Giusta, alpino reduce di Russia (che in decenni successivi fu Vice Sindaco di Roburent), descrisse la scena dell 'eccidio. Il corpo di Pietraperzia giaceva, falciato da armi automatiche, assai distante dal seccatoio. Certamente avendo compreso che i nazifascisti si avvicinavano, si era portato loro incontro, per trattenerli o discutere, e consentire lo sganciamento dei col leghi. Se Pietraperzia avesse voluto sfuggire ai nazifascisti, certamente si sarebbe allontanato attraverso il vallone, posto a iato del seccatoio, quello che servì a tre Partigiani, colleghi del Carabiniere, per sottrarsi alla rappresaglia. Purtroppo quattro (Galleano, Briatore, Sabatico, Vallepiano) furono trucidati nel sonno all'interno del seccatoio. Tre (Carlo Sasso, Egidio Rob aldo, Andrea Sasso) riuscirono ad allontanarsi, attraverso un vallone a fianco della costruzione campestre. Purtroppo, con falsa promessa di aver salva la vita ed evitare rappresaglie minacciate alle famiglie ed al paese, si presentarono poi al comando germanico a Pamparato, e furono fucilati, il 21 dello stesso mese, presso il Municipio di quel Comune. Nel suo Diario il Parroco di Roburent, don Domenico Ferrero, ricorda Gregorio Pietraperzia con lusinghieri pensieri, lodandone l’indole e la generosità.

Con una Deliberazione di Giunta, la 26 del 2012 si sollecitò un adeguato riconoscimento onorifico per Pietraperzia, neppur ancora diciannovenne, ed il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in data 5 giugno 2017 concesse la medaglia d’oro al merito civile. Ora si attende la decisione del Comando Generale dell’Arma.

c.s.

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