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Politica | 22 luglio 2023, 12:16

Province, ancora in alto mare l’annunciato ritorno all’elezione diretta

Discussione in corso in Commissione al Senato. Tanti i nodi da sciogliere: oltre alle modalità di voto, gli aspetti più rilevanti riguardano le attribuzioni delle funzioni, il personale e lo stanziamento delle risorse per farle funzionare. Da mercoledì 26 luglio forse se ne saprà di più. Probabile una proroga per Robaldo

Province, ancora in alto mare l’annunciato ritorno all’elezione diretta

Sembrava una passeggiata o poco più la “riforma delle riforma” delle Province e invece la materia si sta rivelando più ostica del previsto.

La Commissione che ha in esame la questione a Palazzo Madama non è approdata finora ad alcuna concreta decisione e i nodi da sciogliere restano molteplici.  

L’ipotesi è sì il ripristino del sistema di elezione diretta, ma con il rinvio a una delega esercitabile entro diciotto mesi per la definizione delle funzioni delle Province e il relativo trasferimento di risorse.

Un’ipotesi che sarebbe però percepita come un qualcosa di monco, utile solo ai fini delle “poltrone” ma che non consentirebbe agli organi di governo provinciali di operare con adeguate dotazioni economiche e di personale.

Salvo il Movimento 5 Stelle, tutti i gruppi politici – pur con vari distinguo – convengono che sia assolutamente necessario mettere mano alla governance di Province e Città Metropolitane.

Dai verbali della Commissione, riunitasi giovedì 20 luglio in Senato, si registrano diversi interventi critici sul fatto che l’elezione di secondo grado si è rivelata inefficace nella pratica, poiché i sindaci e i consiglieri comunali eletti negli organi provinciali non riescono a svolgere contemporaneamente entrambe le funzioni facendo così venir meno quello che era stato lo spirito della riforma Del Rio.

In parecchi hanno evidenziato la necessità, per il futuro, di consentire ai presidenti delle Province di costituire proprie giunte, anche numerose (a seconda della popolazione), composte da amministratori esclusivamente dedicati al compito di governo del territorio provinciale.

Ma il nodo cruciale è un altro.

Per giustificare l'elezione diretta occorre attribuire ulteriori funzioni alle Province, con relativa dotazione economica, umana e strumentale.

In caso contrario la toppa sarebbe peggio del buco.
Un eventuale fallimento e la dispersione di ingenti risorse finanziarie si ritorcerebbero politicamente contro chi l’ha voluta, cioè i partiti di centrodestra.   

Dal punto di vista economico, non è ancora chiara la quantificazione complessiva degli oneri, su cui incide in maniera particolare il costo per il personale.

Per quanto riguarda il sistema elettorale, qualcuno ha fatto notare che un unico collegio elettorale coincidente con il territorio provinciale (questo sarebbe il caso di Cuneo), sarebbe in contraddizione con la funzione della Provincia di riequilibrare il peso elettorale dei capoluoghi e quello delle aree interne.

Per ovviare a questo inconveniente c’è chi auspica un sistema proporzionale con premio di maggioranza e più collegi provinciali.

È appena il caso di rilevare che – secondo una nota del Ministero dell'Interno - i costi per l'elezione diretta di presidenti e consiglieri provinciali, nonché di sindaci e consigli metropolitani, sono pari complessivamente a circa 223 milioni di euro.

Vari senatori hanno già arrotondato per eccesso, sin da subito, a 300 milioni di euro.

Se accanto a questi si considerano le risorse economiche e la dotazione di personale necessari per garantire la funzionalità delle Province, si capisce come la cifra sia destinata a lievitare in maniera rilevante.

Tra martedì 25 e mercoledì 26 dovrebbero concludersi i lavori della Commissione al Senato e forse se ne capirà di più.

Al momento l’ipotesi più plausibile è che l’elezione diretta difficilmente sarà in calendario insieme alle elezioni europee, regionali e comunali nel 2024 ma slitterà al 2025, sempre che nel frattempo non insorgano altre complicazioni.

È dunque assai probabile che Luca Robaldo, sindaco di Mondovì e attuale presidente dell’Amministrazione provinciale di Cuneo, resti in sella almeno fino alla tarda primavera del 2025.

Resta invece da capire che ne sarà dell’attuale Consiglio provinciale, in scadenza fra meno di cinque mesi (dicembre 2023).

Probabile una leggina “balneare” che dica a lui e ai suoi colleghi presidenti come si devono comportare.  

In assenza di questa, Robaldo dovrà convocare, nella seconda metà di settembre i “comizi elettorali” (come resta arcaico il lessico della burocrazia amministrativa) per procedere all’elezione del nuovo Consiglio provinciale prima di Natale.
 

Giampaolo Testa

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