Politica - 07 giugno 2023, 06:59

Settant’anni fa le rocambolesche elezioni che fecero della Granda il fortino della Democrazia Cristiana nel Nord Ovest

Un'affluenza che superò il 90% nonostante le cospicue piogge. A Borgo San Dalmazzo l’industriale Borgogno morì nel seggio con le schede in mano. A Savigliano la polemica dei “rossi" sul crocefisso che avrebbe condizionato il voto. Solo a Pradleves la spuntarono i comunisti

Una cartolina elettorale dell'epoca recita: "Forza DC, para il colpo dei totalitari. Il popolo italiano è con te "

Pioveva a dirotto in quei giorni di settanta anni fa. Precipitazioni che arrivarono ad alzare di diversi metri il livello del Po che a Torino sommerse i Murazzi. 

Era il 7 giugno del 1953 e gli italiani erano chiamati alle urne per scegliere i rappresentanti del Parlamento della Repubblica dopo le prime, storiche, elezioni del 1948 che aprirono la stagione democristiana nel nostro paese. Una prima legislatura, ancora oggi la più duratura, sviluppatasi tra tre governi, due crisi politiche e un leader: Alcide De Gasperi.  

LA DISPUTA SULLA "LEGGE TRUFFA"

L’appuntamento elettorale fu preceduto da una fervida contesa tra maggioranza e opposizioni sulla legge elettorale approvata pochi mesi prima. La legge 148 (che qualcuno definì truffa) e che introdusse il premio di maggioranza, con l’ottenimento del 65% dei seggi alla Camera dei Deputati, alla lista - o gruppo di liste - che avrebbe superato il 50% delle preferenze. 

Obiettivo per la grosse koalition dei Centristi - che raggruppava liberali, repubblicani e i social democratici oltre ai favoriti democristiani - ampiamente alla portata. 

E se da una parte la politica si coalizzava al centro, sul fronte sinistro l’esperienza socialcomunista del Fonte Democratico Popolare era già tramontata, poco dopo la sua nascita, nel 1948. E così, cinque anni dopo, Il Psi di Pietro Nenni e il Pci di Palmiro Togliatti, scelsero di presentarsi divisi, rafforzando la convinzione centrista di poter ottenere quel premio.

LA DC VINCE, MA PERDE CONSENSO

Ma la somma non fa il totale, come spesso accade, e la storia di quelle elezioni restituì un esito diverso dai pronostici. 

La Democrazia Cristiana, con il 40% di preferenze, fu la forza maggioritaria, ma con un calo significativo rispetto al 1948, soprattutto nel centro sud. Così come persero consenso tutte le forze della coalizione centrista che, per pochi decimi, non ottenne quel premio di maggioranza su cui tanto si era discusso.

A CUNEO AFFLUENZA STRAORDINARIA

A differenza di altri territori Cuneo si confermò roccaforte dello scudo crociato in elezioni che videro un'affluenza straordinaria. Su 405.103 votanti si recò alle urne oltre il 92%

La pioggia non impedì l’espressione della democrazia. Anzi, per gli analisti dell’epoca, fu proprio il maltempo a incentivare il voto nelle persone che rimasero a casa, anziché andare a lavorare nelle campagne. 

LA GRANDA ROCCAFORTE DEMOCRISTIANA NEL NORD OVEST

In Granda, al Senato, solo la DC ottenne il 51%, il miglior risultato territoriale per il partito di De Gasperi nel Nord Ovest. Un successo confermato in quasi tutti i comuni della provincia di Cuneo, dove fu forza maggioritaria, con pochissime eccezioni.

DC OVUNQUE, CON QUALCHE ECCEZIONE

A Briga Alta,  Canosio, Casteldelfino, Martiniana Po e Envie fu primo partito il Partito Liberale di Bruno Villabruna. A Melle, Bagnolo Piemonte e Perlo la spuntarono i Socialdemocratici di Giuseppe Saragat. A Borgomale e Roachia il Partito Monarchico di Alfredo Covelli riuscì a spodestare la Democrazia Cristiana. Mentre nella sola Cossano Belbo vinse il Partito Repubblicano di Oronzo Reale

COMUNISTI DAVANTI SOLO A PRADLEVES

Pradleves fu l’unico comune dove la prima forza fu il PCI che a livello provinciale si fermò sotto il 10% (contro il 23% ottenuto in tutta Italia). 

A VOTARE DUE ULTRACENTENARIE

Le cronache cuneesi dell'epoca raccontano storie di grande partecipazione: due ultracentenarie, una delle quali cieca, accompagnate alle urne da persone di fiducia per poter votare. 

LA POLEMICA SUL CROCEFISSO A SAVIGLIANO

Ma anche di aspre contese, con toni rocamboleschi, verificatisi in fase di voto nella pur mite (e democristiana) provincia di Cuneo.

A Savigliano, infatti, nella prima e nona sezione si ebbe una vivace discussione per la presenza del crocefisso nelle aule elettorali. I rappresentanti locali del Partito comunista fecero notare come potesse essere considerato simbolo di partito e quindi condizionare la scelta di chi si recasse alle urne in favore della DC. I presidenti del seggio, per evitare polemiche, dapprima lo fecero togliere, ma poi, per intervento delle autorità giudiziarie, i simboli religiosi furono rimessi a loro posto. 

L'INDUSTRIALE BORGOGNO CHE PERI' NEL SEGGIO

E da Savigliano si passa a Borgo San Dalmazzo dove il rocambolesco diventa tragico. 

 Nella mattinata di 70 anni fa, alle 9,30, si recò alle urne Marco Borgogno, 69 anni, industriale. Dopo aver ritirato dal presidente di seggio le due schede si recò in cabina, ma venne colto da improvviso malore e morì nel seggio elettorale borgarino.

Borgogno era molto conosciuto perché nelle elezioni amministrative avvenute qualche mese prima si candidò a sindaco della città, uscendo sconfitto, nonostante fosse dato per favorito. 

A diventare sindaco di Borgo San Dalmazzo, però, ci riuscì il nipote, suo omonimo, molti anni dopo. Che in quel 7 giugno del 1953 aveva dieci anni e stava preparando gli esami della scuola elementare mentre il nonno moriva nell’atto di esprimere una preferenza politica. 

Atto che nella Borgo San Dalmazzo di appena un decennio prima, dove sorgeva una campo di concentramento, era difficile persino immaginare.