Attualità - 12 maggio 2023, 17:11

Due dottoresse aggredite durante il servizio di Guardia medica a Ceva

La lettera della FIMMG, che chiede misure per tutelare il personale sanitario: "Chi aggredisce un medico nell'esercizio delle sue funzioni è come se aggredisse un carabiniere, con tutte le conseguenze del caso"

Immagine di repertorio

Quella che giunge da FIMMG Continuità Assistenziale (l'ex Guardia medica) - Cuneo - è una ferma condanna per l’aggressione subita da due dottoresse della postazione di guardia di Ceva, aggredite da un paziente che, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e nell’attesa di essere visitato, ha dato in escandescenze mettendo a soqquadro la sala di attesa della postazione.

"Non è accettabile nel 2023 assistere a episodi di violenza nei confronti dei colleghi di guardia medica; è necessario pensare a soluzioni reali e condivise da parte di tutti gli addetti ai lavori altrimenti a breve non ci sarà più nessun medico che vorrà continuare a garantire l’assistenza". "Quanto avvenuto alle due colleghe di Ceva, cui va il nostro totale appoggio e sostegno, è di una gravità inaudita e per altro rappresenta solo l’ultimo di una seria di episodi analoghi occorsi negli anni. Non possiamo più accettare di essere esposti a questi rischi mentre esercitiamo la nostra professione, spesso nell’assoluto silenzio di chi ha la responsabilità ed il dovere di tutelarci". 

La FIMMG da tempo si batte affinché siano previste misure di sicurezza standard in tutti i presidi territoriali e, nonostante siano stati definiti, in entrambe le ASL cuneesi, protocolli per la tutela dei medici di guardia medica, tuttavia vi sono ancora moltissimi passi avanti da fare.

“Chiederemo con forza l’immediato intervento delle ASL, insieme alle Prefetture e alle associazioni di categoria e dei cittadini, affinchè si creino dei percorsi diretti e repentini di attivazione delle Forze dell’Ordine in caso di pericolo e soprattutto che venga applicata correttamente la procedibilità d’ufficio in caso di aggressione nei confronti di un medico; questo vorrebbe dire che chiunque aggredisce un medico nell’esercizio delle sue funzioni è come se aggredisse un carabiniere, con tutte le conseguenze del caso: i colpevoli non possono restare impuniti, anzi la certezza della pena deve fungere da deterrente.”

Come evidenzia l'ufficio stampa dell'Asl CN1, le aggressioni ai danni dei sanitari sono frequenti, per fortuna di rado sono fisiche ma verbali sono praticamente all'ordine del giorno, in particolare durante i servizi di Guardia medica, nei Pronto soccorsi e nei reparti di Psichiatria.

Nei giorni scorsi il direttore generale dottor Giuseppe Guerra ha inviato una lettera a tutti i dipendenti, spiegando le iniziative messe in campo dall'azienda proprio per cercare di mettere un freno alla situazione e dando indicazioni sui comportamenti da tenere in caso di aggressione, a partire dalla chiamata al 112.

"Se si proseguirà con questa inerzia, bisognerà fare i conti con sempre più medici pronti ad abbandonare la professione, determinando quindi un ulteriore aggravio delle già cospicue carenze di risorse umane che coinvolgono tutte le aree della medicina“, conclude la nota della Federazione dei Medici di medicina generale della provincia di Cuneo.

Nel frattempo, sulla vicenda è intervenuto Silvio Magliano, presidente Gruppo Consiliare Moderati, nel Consiglio Regionale del Piemonte. "A loro va tutta la mia solidarietà. L'ennesimo, grave caso ci addolora e preoccupa, ma di certo non ci stupisce. Ribadiamo, come Moderati, la nostra richiesta: la Regione porti il tema ai Tavoli Prefettizi del Piemonte, affinché si arrivi a garantire la costante presenza di Forze dell'Ordine presso tutti i servizi di emergenza e urgenza del territorio regionale. Ci auguriamo di non dovere attendere episodi ancora più drammatici per vedere finalmente garantita l'incolumità dei nostri professionisti della Sanità".