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Attualità | 09 maggio 2023, 12:43

Cuneo e il suo carcere: termineranno a ottobre i cinque anni di dirigenze 'a scavalco'?

All'incontro di ieri sera (8 maggio) con la VI commissione consiliare il garante dei detenuti Valmaggia e il nuovo direttore Domenico Minervini: "In otto mesi instaurato un lavoro di apertura della struttura. Ma servono più personale, più sanitari e maggiore stabilità"

Cuneo e il suo carcere: termineranno a ottobre i cinque anni di dirigenze 'a scavalco'?

La situazione di instabilità relativa alla direzione del carcere cuneese del Cerialdo – che negli ultimi cinque anni ha inevitabilmente ingenerato tensioni più e meno gravi, e comunque acuite dal periodo pandemico - potrebbe vedersi risolta nel prossimo ottobre, quando entreranno ufficialmente ‘di ruolo’ i nuovi direttori nominati con l’ultimo concorso.

A darne notizia l’attuale direttore, Domenico Minervini, nel corso dell’incontro con la VI commissione consiliare di ieri sera (lunedì 8 maggio). Presenti anche la sindaca Patrizia Manassero, l’assessore Paola Olivero e il garante per i diritti dei detenuti del Cerialdo – ed ex sindaco - Alberto Valmaggia. Tra il pubblico, i rappresentanti delle associazioni di volontari che operano all’interno della struttura.

Un incontro ritenuto fondamentale per evitare di alienare più di quanto sia inevitabile i ‘residenti’ della casa circondariale cuneese: “Serve mantenere connessione tra quest’anima della città e il resto di essa, per poter operare attività di esecuzione esterna della pena e realizzare percorsi di reinserimento dei detenuti” hanno sottolineato Manassero e Olivero.

Valmaggia e Romeo: "Ripresa lenta dopo la pandemia. Serve direzione stabile"

Il primo – e l’ultimo – a prendere la parola durante la commissione è stato Valmaggia, al suo primo incontro con l’amministrazione comunale dopo l’elezione a garante dei detenuti. Che ha chiarito subito come, a livello di attività e iniziative, si stia ripartendo soltanto ora dopo l’inevitabile pausa dettata dal periodo pandemico: “Il lavoro fatto in quegli anni è stato difficile e il tempo di ripresa lungo, ma stiamo cercando di tornare alla normalità – ha detto – senza dimenticare le ‘buone pratiche’ introdotte, come i colloqui telefonici via Whatsapp particolarmente apprezzati dai detenuti”.

Cerialdo è 'casa circondariale', e non è solo per modo di dire: tante le tipologie di detenuti presenti e tante le occasioni di instabilità che rendono complessa l'organizzazione di attività – ha proseguito Valmaggia - . Ci stiamo lavorando, abbiamo per esempio resa operativa una palestrina. È dal punto di vista delle proposte di lavoro all’esterno che siamo ancora insufficienti, sia per mancanza di proposte dall’esterno che per i principali problemi della struttura. Il vuoto rispetto al turnover del personale e l’instabilità a livello dirigenziale; soprattutto nel secondo caso serve avere una direzione stabile, operativa e presente per far funzionare le cose in una struttura complessa come la nostra”.

Ottime parole sono state spese da Paolo Romeo, tra i volontari delle associazioni presenti all’incontro, nei confronti della nuova dirigenza definita “attenta, comunicativa e ‘di principi’”: “In questi ultimi otto mesi abbiamo vissuto delle mutazioni, delle novità, che hanno trasformato il carcere in qualcosa di totalmente impensabile – ha detto - . Le sezioni aperte, quattro su sette, funzionano e anche i passi avanti rispetto ai detenuti di fede islamica sono stati ben recepiti dai detenuti, ma soprattutto il personale sente di avere le spalle coperte”.

Il nuovo direttore: "In otto mesi avviato lavoro di apertura. Ora continuiamo"

La struttura del Cerialdo, come comunicato durante l’incontro dal direttore, arriverà a ospitare alla fine dell’estate 400 detenuti; inoltre, quelli in regime di ‘41 bis’ raddoppieranno sino ad arrivare a circa 95 unità. Tutto questo a fronte di un bilancio agenti-detenuti che richiederebbe 20 ulteriori innesti a livello di personale, e diverse aggiunte per quanto riguarda le figure degli ispettori e dei sovrintendenti (rispettivamente quattro su 24 e quattro su 37).

Ampio spazio è stato dato agli interventi di Minervini – anche per l’eccezionalità della sua presenza in commissione - , subentrato negli ultimi anni dopo la turbolenta fine della sua attività torinese. Il direttore non ha nascosto le criticità serie della struttura, riconducendole in toto o quasi alle varie dirigenze ‘a scavalco’: “In cinque anni la struttura del Cerialdo ha visto passare quattro diversi direttori – ha detto - , una situazione che ha castrato o quantomeno rallentato parecchio la programmazione sulla struttura e sull’organizzazione di attività, generando anche forti tensioni culminate con l’evasione di agosto. La casa circondariale di Cuneo ha sempre avuto (anche impropriamente) una fama di ‘istituto di massima sicurezza’, di realtà di estremo rigore, e la sfida per quanto mi riguarda sta proprio, invece, nell’aprirsi”.

Proprio in questo senso, secondo Minervini – che ha specificato di aver accettato in prima persona la proposta di direzione del carcere cuneese – vanno alcuni interventi strutturali come l’apertura del terzo padiglione, l’inaugurazione del nuovo vivaio del carcere (in programma per il prossimo giugno) e l’avvio del progetto di panetteria interna all’istituto.

Se ai detenuti si da una speranza di cambiamento il clima all’interno dell’istituto migliora e il reintegro nella società è davvero possibile – ha aggiunto il direttore - . Serve pensare costantemente a nuove modalità di gestione, modi nuovi di risolvere criticità vecchie e per portare alla luce quel qualcosa di importante e prezioso che conserva ogni detenuto”.

Minervini ha poi sottolineato come sussistano comunque altri punti di criticità, sia locali - come la necessità di un’ulteriore presenza ‘in carcere’ di specialisti sanitari - , che frutto di elementi nazionali, come la quantità di tossicodipendenti presenti nella struttura: “Impensabile che in 21 anni la ‘Bossi-Fini’ non sia mai stata nemmeno modificata, rivista, aggiustata – ha detto - . Com’è un assurdo spreco di potenzialità e denaro pubblico il generare attività e percorsi di reintegro per detenuti stranieri destinati all’espulsione”.

Simone Giraudi

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