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Politica | 03 maggio 2023, 18:33

Protezione speciale ai migranti: il ‘no’ di Cuneo alle restrizioni

Lungo e articolato il dibattito occorso in consiglio comunale la scorsa settimana, incentrato sull’ordine del giorno presentato da Beni Comuni e Cuneo Mia. Contrario o astenuto un terzo del consiglio comunale

Il consiglio comunale di Cuneo

Il consiglio comunale di Cuneo

Cuneo dice ‘no’  alle restrizioni della concessione della protezione speciale ai migranti contenute negli emendamenti al ‘decreto Cutro’: la (lunga) discussione occorsa giovedì 27 aprile in consiglio comunale si è conclusa con 20 voti favorevoli, sette contrari e tre astensioni, e ha generato una serie di riflessioni ed esternazioni sentite e approfondite.

Il documento è stato presentato dai gruppi consigliari Cuneo per i Beni Comuni e Cuneo Mia. A illustrarne il contenuto – poi emendato dalle forze di maggioranza – Ugo Sturlese, poi sostenuto da Luciana Toselli e Nello Fierro: “Comprendo le preoccupazioni di alcuni cittadini riguardo l’ampiezza del fenomeno migratorio ma comprendo e accetto meno che su questa preoccupazione alcuni personaggi della politica nostrana facciano ragionamenti ed esternazioni politiche atte ad accaparrarsi voti – ha detto - ; per decenni abbiamo evitato di intervenire per aiutare i paesi sottosviluppati, sfruttandoli e depredandoli, siamo in gran parte responsabili della situazione”.

Il ‘decreto Cutro’ contiene una parziale riduzione della protezione sociale rivolta, a livello nazionale, a circa 11.000 persone l’anno (capace di favorire, in alcuni casi specifici, la presenza di un soggetto immigrato nel nostro paese anche ‘superando’ altre condizioni altrimenti contrarie). “La prima riduzione di questo tipo, frutto del primo decreto Salvini, non aveva affatto rallentato gli sbarchi ma solo aumentato il numero di irregolari – ha aggiunto Sturlese - . Oggettivamente si sta puntando a demolire il sistema dell’accoglienza diffusa, e pare evidente che ammassare centinaia di persone in vere e proprie ‘prigioni’ non porti assolutamente a nulla”.

Questo problema, in qualche modo, dovremmo affrontarlo e farlo con atteggiamento attivo e concreto – ha concluso il decano del consiglio comunale cuneese e i colleghi di gruppo - . Ci diciamo cristiani ma questi poveretti arrivano in minima parte, in molti finiscono nel Mediterraneo: vogliamo davvero essere ricordati come le persone che hanno lasciato morire in mare della gente quando sarebbe bastato un volo d’aereo?

TITOLO DISCUSSIONE
Sull’argomento, come detto, la discussione tra consiglieri comunali si è rivelata lunga e articolata.

La maggior parte degli intervenuti si è dimostrata generalmente critica con il ‘decreto Cutro’, e quindi d’accordo con il soggetto espresso dall’ordine del giorno. Come i consiglieri del PD Erio Ambrosino e Carmelo Noto: “Voterò convintamente a favore perché sono sicuro che gli emendamenti avranno pesanti conseguenze sui migranti ma specialmente sulla società stessa, costretta a dover affrontare nuove occasioni di marginalità sociale e potenziale delinquenza, come dopo l’approvazione del decreto (in)sicurezza” ha sottolineato il primo. “Si punta a potenziare gli hotspot, che diventeranno vere e proprie misure di detenzione, in totale spregio alla dignità umana – ha proseguito Ambrosino - . Lampedusa come è un esempio di questo concetto, lì ci sono 3.000 ‘poveri cristi’ in un luogo dove dovrebbero trovarsene 300. Il fenomeno migratorio è strutturale, non straordinario, lo è da anni e lo sarà in futuro”.

Spesso a livello professionale ho contatti con persone immigrate in situazione di clandestinità – ha detto Antonino Pittari (gruppo misto di maggioranza) - , ed è grande la sofferenza umana che sono costretti a sopportare: al di là di tutte le parole non bisogna dimenticare che sono persone. La situazione è quella di un sovraffollamento inumano, non votare questo ordine del giorno significa non voler affrontare il problema”.

Stefania D’Ulisse (Cuneo Solidale Democratica) ha sottolineato come le cifre relative alla protezione speciale non siano esagerate: “La protezione speciale consente di effettuare attività lavorativa e può poi essere convertita in un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, in qualche caso; questo ha impedito e impedisce che lo straniero venga respinto in un paese in cui la sua vita possa essere in pericolo per qualunque ragione”.

Il tema non vuole pregiudizi e deve essere affrontato con calma, ma mi pare chiaro che la stretta sulla protezione speciale non permetta al testo di proteggere i soggetti come dovrebbe – ha detto Paolo Armellini (Indipendenti) - . Gli sbarchi sicuramente non si fermeranno, ormai è chiaro, e non sono le azioni affrettate che potranno permetterci di affrontarli”.

C’è anche chi, però, si è esposto in modo contrario. “Le maglie relative alla protezione speciale ci paiono un po’ eccessive e crediamo giusto rivederle – ha detto Massimo Garnero (FdI) - , ma il Governo sta anche lavorando in altro modo, per esempio costruendo nuovi centri per risolvere il problema del sovraffollamento. L’Europa ci ha lasciato spesso, soprattutto in passato, da soli su questa tematica; la rimodulazione della protezione speciale va nel senso del rispetto delle persone ma non tutti possono essere accolti, se seguiamo le regole”.

Flavia Barbano e Maria Laura Risso (Centro per Cuneo) si sono espressi rispettivamente con voto contrario e con l’astensione: “Ritengo la protezione speciale un grande fallimento dell’ex ministro Lamorgese, una vera sanatoria concessa a chi non ha diritto di rimanere in Italia. Rivederla è necessario”. “Nessuno, in Italia e in Europa, può dirsi con la coscienza a posto – ha aggiunto Risso - . Il dramma delle migrazioni è una vergogna di cui siamo tutti corresponsabili: nessuno, in Europa e a livello nazionale, è riuscito a gestire il problema in maniera assennato”.

Beppe Lauria ha sottolineato come alcuni consiglieri – al di fuori del consesso amministrativo – avrebbero detto cose diverse da quelle espresse. “Io non so se l’ordine del giorno sia giusto o sbagliato, dargli una patente, ma so che qualcosa andava fatto. Non possiamo non vedere la fine comune che spesso i migranti, regolari o irregolari, finiscono per fare e non possiamo non vedere come una certa politica migratoria abbia permesso, anche in questa città, che chi non è migrante lucrasse sul loro arrivo. Parliamo di regole ma quelle che ci sono fanno acqua da tutte le parti. Da qualche parte si dovrà pur iniziare ma è indubbio che, per chi si è presentato all’Italia con un progetto che passava anche da questa tematica, questa sia una miserevole fine”.

LA SINDACA
La sindaca Patrizia Manassero – nel proprio intervento – ha lodato la discussione sottolineando come su un tema così attuale e complesso sia “giusto tenere aperto un tavolo di confronto che vada oltre lo scontro ‘tra blocchi’”.

"Il nostro territorio ha bisogno dei migranti, serve manodopera anche oltre il solo settore ortofrutticolo – ha aggiunto la prima cittadina - . Il tema, però, è far funzionare i ‘decreti flussi’ in maniera coerente: ogni tre per due, però, questi sistemi cambiano e generano troppa confusione. Strutture confuse, anche ben finanziate, costruiscono contesti di marginalità e impongono una gestione prettamente straordinaria e basata sulla volontarietà amministrativa, del tutto non sostentabili. Insomma, manca un disegno completo ma non si risolve la situazione rendendo più difficoltosi gli ingressi. Meglio concretizzare un lavoro, ben fatto, con le esperienze che già abbiamo”.

Simone Giraudi

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