Attualità - 23 marzo 2023, 17:20

Il ricordo di Luca Bergia, batterista geniale che trovò l’equilibrio nel "rumore" dei Marlene

Uno stile unico che si muoveva tra noise, sperimentazione, ma anche estrema dolcezza. Come lo ricorda Guido Guglielminetti, bassista di De Gregori, peveragnese: “Sapeva essere utile al brano senza mai anteporne il proprio virtuosismo"

Foto di Danilo Giungato

Un drumming riconoscibile a un miglio di distanza. Ma mai autoreferenziale. Sempre al servizio del suono di insieme, come nella migliore tradizione rumorista del rock di quel periodo.  

Questo era soprattutto il Bergia batterista. "Il Bergia musicista”, come precisa Guido Guglielminetti, peveragnese, storico bassista di Francesco De Gregori.   

Per dominare il “rumore” bisogna in primis trovarne l’equilibrio. Altrimenti è solo rumore. E solo i migliori gruppi di quell’epoca a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta lo hanno trasformato in musica. E a tratti anche in poesia.

I Marlene Kuntz sono l’esempio fulgido di quell'equilibrio che li ha resi celebri ben oltre i confini della provincia di Cuneo. 

Con Godano a rappresentarne la parte narrativa più teatrale e struggente dove le pennate di Tesio ne costituivano il tappeto sonoro adeguato e mai scomposto e con il tocco di Bergia a segnare, con forza, ma allo stesso tempo con garbo, la struttura solida e portante del “Marlene-pensiero”.

Bergia ne rappresentava tutte le anime: si destreggiava nel punk-core, così come sapeva vestire l’anima più dolce nelle più famose ballad della band cuneese, come quella più cruda e sperimentale, quando batteva su oggetti e catene per esasperare quel noise, senza mai farlo strabordare. 

Affrontava la batteria come un jazzista: talvolta con quell’impugnatura - così la chiamano gli addetti ai lavori - “traditional”, tradizionale. L'esatto contrario di “alternativa”. Ma forse per questo così innovativa. Così riconoscibile.

“Sapeva essere utile al brano - lo ricorda Guido Guglielminetti - senza mai anteporne il proprio ego. Il suo talento al servizio dell’arrangiamento, senza mai mettere prima il virtuosismo. Così come facevano i suoi compagni di band. Hanno costruito insieme un suono. In ogni pezzo salta all’orecchio questa loro caratteristica che credo abbia contribuito a renderli così celebri ”.

Proprio nella sala prove gestita da Guglielminetti nel centro di Cuneo in Contrada Mondovì nei primi anni ’90 i Marlene Kuntz iniziavano a mettere le basi della loro carriera. In quella sala che fu crocevia di artisti importanti. Di qui passò anche Gianmaria Testa, quando ancora si muoveva tra l’attività di ferroviere e lo chansonnier.

Pur avendo lasciato i Marlene Kuntz da qualche tempo, Luca Bergia sarà ricordato per essere il simbolo di quell’equilibrio nel rumore. Almeno musicale.

E lo testimoniano i tanti messaggi che lo ricordano con grandissimo affetto. 

I RICORDI DAL MONDO DELLA MUSICA

Come quello di Alex Astegiano, primo cantante dei Marlene: “Ciao Bisciu. Resteranno le grandi risate fatte in 35 anni, fai buon viaggio”.  

"Un musicista istintivo, vero, bravissimo, una gran bella persona.”, lo ricorda il gruppo Yo Yo Mundi. 

"Oggi, Il mio, il nostro pensiero va a Luca Bergia e alla sua infinita capacità di donare emozioni dietro a dei tamburi.”, scrive Umberto Maria Giardini, il cantautore ai tempi noto con il nome di Moltheni.

"Quanti milioni di volte ho ascoltato, dai dischi e dal vivo, il tuo batterismo geniale”, è lo stralcio di un post di Matteo De Simone, fratello di Andrea Laszlo De Simone e cantante dei Nadar Solo. “Faccio fatica, tanta fatica, ad inghiottire questo amaro, amarissimo boccone di dolore... addio Luca, ci mancherai”, scrive Pierpaolo Capovilla (Il Teatro Degli Orrori/ One Dimensional Man). "Luca, che dispiacere grande” ancora Luca De Gennaro di Radio Capital. 

"Anima fragile e sensibile - commenta attonito Alberto Castoldi dalla pagina del Nuvolari Libera Tribù - ha dato suoni e parole duri di una terra chiusa dalle montagne , aspri come il carattere nostro ed interprete dei nostri anni migliori. Se n’è andato dopo aver abbandonato il suo grande amore la musica e questo è stato, anche se ben camuffato, un dolore troppo grande. Destino di chi crede in questo paese nell’arte ma che viene scambiato per saltimbanco o un fuori dal coro . Ma la sua musica e quella dei Marlene risuonerà Lieve almeno nei cuori di quelli che l’hanno vissuta ed amata. Non ti dimenticherò mai".

"Una notizia terribile - scrive Max Casacci dei Subsonica - per la quale non ho parole, vorrei solo abbracciare Cristiano e Riccardo il più forte possibile."

E infine, tra i molti altri, il ricordo dei suoi studenti.

“Bergia, best Prof ever”, così hanno scritto sulla lavagna gli studenti della 3^C dell’Istituto Comprensivo di Busca, dove insegnava scienze da qualche anno.