Economia - 28 febbraio 2023, 11:10

A Cuneo sempre meno negozi al dettaglio. In dieci anni persi più di settanta esercizi [L'ANALISI]

In controtendenza il settore alberghiero e ricettivo dove invece aumentano i numeri. In generale l'ultimo anno ha segnato una flessione sul numero totale di realtà commerciali. Il rincaro dei costi pesa sulle chiusure. Chiapella: "Necessario uno scatto in avanti"

Il cartello di un negozio di Cuneo chiuso a dicembre 2022 dopo 55 anni di attività

Continua la difficile fase del commercio. A Cuneo, come altrove, sono sempre di più gli esercizi che chiudono e non riaprono. L’economia degli ultimi dieci anni è di difficile interpretazione. Si è passati dagli strascichi del crac di Lehman Brothers, poi alle chiusure e riaperture a singhiozzo per il Covid e infine a alla prima vera e significativa inflazione dall’introduzione dell’Euro. Mettiamoci dentro l’influenza dell’e-commerce che in molti casi ha sostituito quello che è stato il classico negozio (fisico) di vicinato. 

I numeri sono stati presentati nell'ottava edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane e nei centri storici, condotta dal Centro Studi delle camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.

ANCORA UN CALO DELLA VENDITA AL DETTAGLIO

Il nostro capoluogo, seppure in maniera meno incisiva rispetto ad altri territori, già nell’analisi dello scorso anno aveva segnalato una perdita di molti esercizi. Ma il dato a giugno 2022 fa registrare un ulteriore calo. Se nel 2012 si contavano 625 negozi al dettaglio tra centro storico e zone più periferiche a giugno 2022 il totale di esercizi nel capoluogo è di 551. In dieci anni si sono persi 74 negozi

Ma, senza andare al decennio scorso, il dato è già significativo se si rapporta all’anno precedente. Sul totale degli esercizi adibiti al commercio, infatti, sembra aver impattato meno la pandemia rispetto alle ‘bollette’. O forse è proprio il mix dei due fattori, in un periodo ravvicinato, ad aver dato un significativo colpo alla vendita al dettaglio. 

La differenza tra il 2019, ultimo anno prima della pandemia, e il 2021 era stata di 22 negozi in meno. Mentre tra giugno 2021 e giugno 2022 si segna un saldo in negativo di 25 esercizi in un solo anno. 

Gli aumenti dei costi, soprattutto energetici, nei fatti, fanno segnalare una difficoltà diffusa nella gestione di un locale ad uso commerciale. 

E la tendenza, rispetto allo scorso anno, sembra invertirsi anche sulle zone del capoluogo più penalizzate. 

Nell’analisi del 2021, infatti, erano i negozi periferici dove si contavano più chiusure. 

Mentre stando all’ultima analisi, sono molti gli esercizi centrali della Città a pagare lo scotto dell'ultima crisi. Nel 2012 i negozi al dettaglio del centro erano 346, a giugno 2022 si riducono a 307, con un saldo negativo di 38. Fuori dal centro erano 279 gli esercizi calcolati dall’indagine al decennio scorso: a giugno 2022 sono 244, 36 in meno. A giugno 2021 erano 246 nelle aree periferiche (quindi appena due in più), 330 in Cuneo centro (ventitré in più). 

HO.RE.CA. PERDE TERRENO, MA È PIU’ VIVACE

In controtendenza, invece, il settore Ho.Re.Ca. dove il numero totale di alberghi, ristoranti e bar supera oggi quello di dieci anni fa: erano 266 nel 2012, 311 a giugno 2021, 45 in più. In questo caso il saldo è positivo sia nel centro che fuori.

In periferia erano 128 il decennio scorso, se ne registrano 157 da ultima analisi. Nel centro 138 nel 2012 mentre oggi sono 153.

Ma anche qui se si guarda all’ultimo anno si nota una leggera frenata. 

L’anno precedente, a giugno 2021, erano 332 le strutture ricettive e alberghiere di Cuneo, 21 in meno in un anno. 

IN DIECI ANNI AUMENTANO I TABACCAI, MA SPARISCE LA CULTURA

Scendendo nello specifico in dieci anni si nota come, la vendita al dettaglio segni valori in negativo in quasi tutti i settori. 

L’uniche ad essere aumentate sono le rivendite di tabacchi (da 32 a 35) e il commercio al di fuori di negozi, banchi e mercati (da 5 a 19). Rispetto al 2012 stesso numero di esercizi nel settore informatico (13 erano e 13 sono rimasti). 

Tutti in negativo gli altri ambiti commerciali. Come le farmacie (da 19 a 18), commercio ambulante (da 52 a 51), alimentari e bevande (da 86 a 80), carburante per autotrazione (da 29 a 19), domestica (da 73 a 59). 

Il decremento più significativo si attesta nei negozi non specializzati (da 214 a 181), altri prodotti (da 214 a 181) e cultura (da 59 a 45).

PERSI DICIOTTO BAR E RISTORANTI IN UN ANNO 

Aumentano i servizi di alloggio che passano da 15 a 26 in dieci anni. Così come, nello stesso periodo, aumentano significativamente bar e ristoranti che passano da 251 a 285.

 In questo ultimo settore, però si segnala una flessione rispetto al 2021 quando si contavano 303 locali (18 in meno in un anno). Un dato che era incrementato persino rispetto ai valori pre pandemia quando si contavano 289 esercizi di somministrazione e ristorazione. Su questo settore il 2022 segna, nei numeri, un ritorno al 2019.

"SERVE UNO SCATTO IN AVANTI"

“Il quadro che ci consegna l’analisi confederale – interviene Giorgio Chiesa, presidente dell’Associazione Albergatori Esercenti ed Operatori Turistici della provincia di Cuneo –descrive una vivacità tra le attività della ristorazione, ospitalità e ricettività che promuovono il territorio, ma che non possono sopperire alla contrazione del commercio di vicinato”.

“Il rischio di desertificazione commerciale – precisa Luca Chiapella, presidente Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo – si combatte solamente con l’espansione ed il consolidamento dei distretti del commercio, in quanto non riguarda solo le imprese, perché vuol dire meno servizi, vivibilità e sicurezza”.

“È necessario uno scatto in avanti con la riqualificazione urbana e l’utilizzo dei fondi del PNRR ed il coinvolgimento delle parti sociali”.