Agricoltura - 28 febbraio 2023, 12:45

Le Langhe dei grandi vini in vendita? Claudio Rosso: "Ecco quello che il Consorzio può fare per preservare la nostra unicità"

Già alla guida dell’ente di tutela, il presidente della Fondazione Radici risponde al presidente Matteo Ascheri sul tema delle incursioni "straniere" nei capitali delle nostre storiche cantine

Claudio Rosso, produttore vinicolo, editore di Radio Alba e presidente della Fondazione Radici

Si arricchisce di un nuovo prestigioso contributo il dibattito col quale, da queste pagine, abbiamo affrontato il tema dei passaggi di proprietà in alcune storiche cantine di Langhe e Roero. Nella scorsa settimana la notizia della partecipazione dell’industriale della moda Renzo Rosso al capitale della "Josetta Saffirio" di Monforte d’Alba era stata così commentata dal presidente del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Matteo Ascheri. Ad Ascheri replica ora Claudio Rosso, che fu presidente dello stesso ente di tutela dal 2007 al 2010 e che da alcuni anni guida la Fondazione Radici, realtà che opera "per la salvaguardia e la valorizzazione delle memorie di Langhe, Roero e Monferrato". Ecco il suo intervento.

***

L’intervista del Presidente del Consorzio del Barolo Matteo Ascheri su "La Voce di Alba" è di estremo interesse per il mondo vitivinicolo locale. Dal mio punto di vista il fatto che una casa di moda come quella di Renzo Rosso ritenga di investire nei vigneti non ha niente di strano, mentre è importante che questo avvenga qui. È un segno del definitivo successo del Barolo, che parte dal tempo dei Savoia e arriva fino a noi.

Fortunatamente tutti si rendono conto di questo prestigio e del suo valore e molti agricoltori si tengono ben stretta la loro fortuna, anzi la loro “zona colpita da improvviso benessere”, come ha detto qualcuno per intendere che non se la sono meritata poi così tanto vedendola arrivare anche per meriti altrui.

Sono convinto che, nonostante questa brillante situazione, i fondi di investimento non stiano penetrando perché la loro logica è davvero un’altra da quella che ancora vive il mondo del Barolo, dove le aziende con grandi utili non sono in vendita e quelle da rilanciare avrebbero bisogno di un percorso imprenditoriale e non solo finanziario.

È invece vero che si fanno investimenti che stabilizzano nel tempo il capitale, ma non credo che si possa arrivare al 20% come paventato dal presidente del Consorzio a meno che non si conteggino le coraggiose sfide di famiglie come i Farinetti, i Miroglio, i Dogliani, gli Scarzello e così via. Realtà locali che si sono sovrapposte alle aziende agricole storiche e a quelle rilanciate negli anni ‘90 da Slow Food. In sostanza è proprio la complessità e unicità della zona e dei suoi suoli marnosi su cui brilla il vitigno Nebbiolo a farne una perla apprezzata in tutto il mondo.

Il Consorzio ha affermato a inizio mandato di impegnarsi per la tutela paesaggistica, per quella ambientale, per quella della giustizia sociale e mi trovo davvero d’accordo. La frase più condivisibile del presidente del Consorzio è “la nostra unicità si basa su persone, tradizioni, anima contadina, famiglie”. Aggiungo io: anche quando le famiglie si evolvono, cercano strade nuove, nuovi partner, si aprono al mondo contemporaneo.

Il presidente Ascheri aggiunge di non poter fare nulla, ma il Consorzio potrebbe davvero fare molto se si facesse custode dei ricordi, delle radici, della storia con la "s" minuscola e maiuscola, se si liberasse dalla sua natura tecnico burocratica e divenisse comunità viva e partecipata collaborando con chi in questi anni ha saputo surrogare il suo ruolo fin dal famoso “Atlante delle vigne e dei vini di Langa” o, con tutta l’umiltà del caso, con il progetto della Fondazione Radici di cui al momento mi occupo.

Claudio Rosso,
presidente Fondazione Radici