Sulle colline delle Langhe in alcuni noccioleti ci sono piante che iniziano a svegliarsi dal riposo invernale. Peccato che siamo solo a metà febbraio, ma le temperature elevate di questi ultimi giorni, nonostante il freddo notturno, stanno diventando un fattore determinante per la ripresa vegetativa.
La siccità continua, piove poco o nulla, e anche il nocciolo inizia a patire. Il quadro in corilicoltura è simile a quello in viticoltura: i produttori sono preoccupati per il protrarsi di una situazione anomala che sta diventando purtroppo ordinaria, e che sta condizionando anche l’agricoltura.
La produzione di nocciole nelle Langhe è un settore importante dell’economia locale, capace di dare al mercato un prodotto apprezzato per la sua eccellenza e unicità. I problemi che sta creando il clima influiscono in modo sempre più determinante e, se non ci saranno precipitazioni nei prossimi due mesi, si rischia un ulteriore aggravamento.
«In alcuni appezzamenti - dichiara il produttore Pier Carlo Sacco della Nocciole Sacco -, ci sono piante che stanno mettendo le gemme per la nuova stagione. Questo è preoccupante soprattutto in chiave futura perché, se al momento non ci sono particolari problemi, se non pioverà, ce ne saranno sicuramente, in quanto la siccità prolungata porterà a un ulteriore stress le piante che, già in riserva di acqua, rischiano veramente di patire il caldo, con conseguente accorciamento della loro vita e produzione scarsa.
Le temperature di questa settimana sono pari a quelle della primavera: il terreno e le piante sono assetati e speriamo in un marzo e aprile piovosi, in quantità quanto meno soddisfacenti per rivitalizzare una campagna che, nella situazione attuale, va verso un’estate peggiore di quella del 2022. Ci vorrebbero almeno 150 millimetri d’acqua nel breve periodo e precipitazioni non torrenziali, perché sarebbero inutili e pure dannose, soprattutto in collina.
Sta diventando difficile lavorare in campagna perché il clima è cambiato velocemente e le piante, pur adattandosi, hanno bisogno del loro tempo. E non dimentichiamo: se non piove ci sarà anche poca erba a rendere umido il terreno».
«Siamo preoccupati - affermano i fratelli Mirko e Devis Bianco del Nocciolaio - perché non abbiamo armi a disposizione se non quella di sperare nella pioggia. Gli appezzamenti in collina sono più difficili da bagnare e ripartiamo da una situazione di siccità che, se continuerà così, potrà mettere in seria difficoltà le piante. Per ora in collina non ci sono state grandi perdite di resa e le piante sono ancora belle e i casi di rami secchi sono sporadici. Ma non cantiamo vittoria: un’altra annata siccitosa non sarebbe sopportata, con conseguente aumento dei casi di rami secchi che porterebbero a potature più drastiche, perdita di resa, e problemi per gli anni a venire».
«Il mio pensiero si può annoverare nella categoria del pessimismo - afferma Gian Franco Cavallotto, titolare dell’azienda agricola AltaLanga - per due ragioni. La prima perché il nocciolo è una pianta che si alimenta a non più di 60 centimetri di profondità, fattore che le fa patire di più la siccità. La seconda è relativa a scelte fatte anni fa, quando la nocciola era considerata una coltivazione marginale, soprattutto in Alta Langa, dove diversi appezzamenti sono stati realizzati in zone molto esposte, dove ora diverse piante sono già state estirpate perché seccate a causa del caldo e delle scarse precipitazioni. E, se non arriveranno perturbazioni importanti, quest’anno vedremo diversi noccioleti sparire se esposti a Sud. Quelli presenti a Nord per ora resistono, ma non godono di ottima salute. Ci vorrebbero acqua per irrigare in emergenza, ma il problema è che, non piovendo non possiamo richiedere per ora di attivare una simile operazione. Alziamo gli occhi al cielo e speriamo nella pioggia, non possiamo fare altro».
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