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Attualità | 08 febbraio 2023, 19:54

Roccabruna si prepara per il Carnevale

La storia di Re Rocca e Regina Bruna, mescolata fra ricordi, storie, leggenda e fantasia

Roccabruna si prepara per il Carnevale

Una storia ed una festa che continuano ancora oggi, ogni anno a febbraio, da mille anni.

Prima del giorno dell’investitura ufficiale ed aspettando l’arrivo del Carnevale, domenica 5 febbraio, Re Rocca, Regina Bruna e le damigelle si sono ritrovati per alcune suggestive foto di rito.

Re Rocca impersonato da Angelo Bianco e la giovane Vittoria Bianco nelle vesti della Regina Bruna, mentre a vestire i panni delle due damigelle Cristina e Michela Arneodo. Come luogo scelto per l’occasione la borgata Comba superiore, in Alta Valle Maira, estremamente caratteristica e ricca di fascino. I vestiti meravigliosi sono stati realizzati con cura dalle abili mani della signora Irene Aimar ed a scattare le bellissime fotografie, invece, è stato Demetrio Zema. Quest’ultimo, arrivato in Valle Maira 30 anni fa, è un profondo conoscitore della storia e della cultura dei nostri luoghi.

Demetrio ci racconta la storia di Roccabruna e del suo Castello: una storia caduta nel rio, caduta in una pozza, mescolata fra ricordi, storie, leggenda e fantasia:

“Questo luogo di prati, case, ville, campanili, boschi, rocce e montagne si chiama Roccabruna. Molti secoli fa però il suo nome era un altro. Quale? Non si sa. Si sa invece che sulla roccia che oggi dà il nome al paese sorgeva un castello. Oggi, 2023, chi si avventura fra dirupi e rovi, penne di rapaci e tracce di lupi e altri selvatici ne trova i ruderi. Poveri sassi di antiche mura a secco, ben poco di quelle che dovevano essere imponenti severi segni di potere e prevaricazione.”

Improvvisamente, è come se il Castello si erigesse in tutta la sua maestosità ed ora, nel racconto scritto da Demetrio, ci addentriamo dentro le sue mura: “Si racconta che lassù imperava un Duca malvagio, dedito a lussuriosi e irraccontabili piaceri, succhiando l’anima e i corpi delle sue suddite e prosciugando i beni del popolo. A nulla pareva servissero le preghiere, i rosari e le processioni che i prevosti delle tre parrocchie conducevano insieme ai fedeli per le vie delle roate, le cappelle e il camposanto. L’indole malvagia del Duca nulla ascoltava, ma faceva sua ogni fanciulla del borgo che colpisse il suo sguardo. Se l’uomo della malcapitata si ribellava al triste destino eccolo terminare i suoi giorni in fondo a scure caverne. Ancora oggi uno di questi antri è ben celato nei pressi del colle di Valmala, qualche centinaia di metri dalla sterrata che scende in Valle Varaita, per la strada dei cannoni.

Emilio Salgari si sarà ispirato a quel Duca de Roquebrune, di cui accennano le pagine delle sue fantasiose e immaginarie avventure? Chissà. Comunque qui si narra che un giorno un cavaliere dal cavallo bianco e dal rosso mantello nel suo peregrinare abbeverasse il suo destriero in una fonte chiara, limpida e fresca. Nei suoi pressi un molino. Al mugnaio lui chiese quali fosse il nome di quel bel ruscello. “Rio del Duc”, la risposta. Non si contenne, il disperato mugnaio. A quel cavaliere dallo sguardo limpido come l’acqua del rio decise di svelare la pena a cui erano sottoposti tutti gli abitanti di questa valle amena, non fosse per… Passò la mattina, il sole salì a mezzogiorno e tramontò dietro i boschi di San Bartolomeo prima che il mugnaio finisse di raccontare al cavaliere stragi, soprusi, ruberie, violenze e ancor di più subiti da tutte e da tutti, grandi e piccini.

Il cavaliere ascoltò in silenzio tutto il giorno. Quando il sole era ormai calato dietro il monte il mugnaio non lo vide più. Così come il suo cavallo. Solo il galoppare si udì, verso la rocca e il suo castello.

Il giorno dopo chi lo sguardo sollevò al cielo, asciugando il sudore delle sue fatiche, del castello non vide più nulla. La voce si sparse veloce. Anche il mugnaio fu informato e narrò di quel solitario cavaliere. Di bianco vestito, come il destriero. E dal rosso mantello. Lo stupore corse veloce fra gli occhi e i cuori dei popolani. Si avvicina il cavaliere bianco, si sente il passo tranquillo del suo cavallo. Eccolo, sereno, come nulla fosse accaduto, passa fra i tanti radunati, laggiù dove il Rio del Duc si unisce agli altri rivi.

Fu un attimo. Senza parole tutti capirono. Il duca era stato annientato, di lui non restavano nemmeno le ceneri. Solo qualche sasso del suo castello rimase, a segno del suo cattivo passaggio su questa terra. Poco a valle la borgata Castello testimonia quei tempi e quel maniero di cui conserva il nome.

Ma… il cavaliere bianco dove è finito? Fermatelo! Resti con noi! Amico non andare via. La folla fermò il suo cavallo. La festa iniziò. Il cavaliere divenne il nuovo re. Eccolo il re Roccia, una Roccia come lo scoglio oggi selvaggio nella foresta. Là dove verde, grigio e azzurro si confondono. Fra le mille fanciulle che di lui si invaghirono la più innamorata divenne la sua sposa. La regina Bruna”.

L’investitura ufficiale delle maschere avverrà in Comune sabato 18 febbraio, alle ore 12. A partire già da questo sabato, 11 febbraio, le maschere faranno visita in vari luoghi, ad esempio all’oratorio, alla scuola dell’infanzia ed alla primaria di Roccabruna ed alle case di riposo di Dronero. La sfilata ufficiale sarà domenica 26 febbraio a Dronero.

 

Ad accompagnare le maschere di Roccabruna quest’anno sarà la “Courenta dla Rocha”, ballo tradizionale occitano. L’appuntamento è quindi con la festa, con una tradizione che continua e con la sua voglia di rallegrare le persone.

Beatrice Condorelli

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