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Sanità | 04 gennaio 2023, 12:55

Nel 2022 nascite in calo a Cuneo e Savigliano: in Granda solo Mondovì ribalta il trend nazionale

La fotografia dei reparti di ostetricia dell'Asl Cn1, con i direttori che plaudono agli sforzi del personale medico e ostetrico. La struttura monregalese giova dei 'subbugli' del reparto nascite dell'ospedale di Savona

L'entrata dell'ospedale di Mondovì

L'entrata dell'ospedale di Mondovì

I numeri del 2022 danno in calo le nascite in due reparti di ostetricia su tre dell’Asl Cn1, ma la soddisfazione delle pazienti restituisce ai direttori responsabili di Cuneo, Mondovì e Savigliano la fotografia di una struttura – in tutti e tre i casi – gestita e organizzata da personale medico e ostetrico qualificato e sempre più attento, mosso da vera vocazione.

All’indomani dell’avvio del nuovo anno abbiamo contattato Andrea Puppo, Alice Peroglio Carus e Luciano Chiarolini – rispettivamente direttori dei reparti di Cuneo, Mondovì e Savigliano - , per un’analisi dell’andamento di questi ultimi anni di attività. Indubbiamente, e inevitabilmente, toccati dallo scatenarsi della pandemia di Covid-19.

Cuneo e Savigliano seguono il trend nazionale
Al Santa Croce e Carle di Cuneo le nascite dell’anno appena trascorso si attestano sulla cifra di 1.704 (di cui 813 femmine e 873 maschi), quando nel 2021 erano stati 1.744. Un calo fisiologico secondo Puppo, e ben poco significativo a livello statistico: “Seppur il trend nazionale sia di preoccupante diminuzione non sono particolarmente preoccupato per la nostra struttura: siamo già ripartiti di gran carriera in questi primi giorni del 2023” ha detto.

La situazione è chiara per tutti: le famiglie, con l’incertezza di prospettive ed economica, faticano ad arrivare alla decisione di voler fare dei figli – ha aggiunto Puppo - . Per ora noi riusciamo a rimanere stabili e per il futuro ci affidiamo alla auspicata ripresa demografica: ci attendiamo di confermare i nostri dati, anzi aumentarli un po’, di trasferire e rinnovare il reparto nell’ottica della gestione separate delle gravidanze a basso e alto rischio, e rinnovare l’assistenza e l’attenzione verso la paziente”.

Ma molto offre, già ora, la struttura cuneese: Puppo ha ricordato come negli anni sia stata stabilizzata e potenziata la partoanalgesia e iniziato un progetto innovativo per il rivolgimento dei feti in presentazione podalica per scongiurare l’eventualità di un parto cesareo. Sempre rispetto al cesareo, il reparto di Cuneo lavora molto anche sulla possibilità, per la madre, di partorire un secondo figlio in maniera naturale: “Da noi chi ha già fatto un cesareo non è per forza destinato a ripeterlo”.

In calo – seppur più sostenuto – anche il bilancio 2022 del Ss. Annunziata di Savigliano: 652 le nascite, mentre nel 2021 erano 791.

Diverse le concause – ci ha spiegato Chiarolini, direttore dallo scorso 1° settembre - . La prima è il trend regionale, anzi nazionale, che si rispecchia anche in moltissime situazioni locali, e la seconda il fatto che in periodo pandemico il nostro ospedale sia stato identificato come struttura ‘Covid-free’: tutte le pazienti con sintomi o addirittura tamponi positivi andavano dirottate su Mondovì e Cuneo, una situazione comprensibile ma che ovviamente ha anche inciso dal punto di vista del passaparola”.

Un crollo importante, quindi, ma dovuto all’organizzazione territoriale e non a cause strutturali, quindi non confrontabile con gli anni precedenti: saranno dirimenti il 2023 e il 2024 per testare la ripresa della fiducia – prosegue Chiarolini - . Sono fiducioso, però, perché possiamo vantare storicamente una grande tradizione di assistenza da parte delle ostetriche, che presentano un gruppo di lavoro coeso e una dedizione encomiabile nei confronti delle pazienti. Le possibilità, le risorse, le strutture e le intenzioni ci sono, assolutamente”.

Mondovì fuori dal coro: prosegue la crescita
Particolare perché in netta crescita il caso del Regina Montis Regalis di Mondovì: nel 2022 le nascite sono 602, di cui 307 femmine e 292 maschi.

Non possiamo che essere contenti, i parti in costante aumento confermano il buon lavoro fatto nel tempo – ha detto Peroglio Carus - : il reparto dedicato alle pazienti Covid può aver instillato sicurezza, e noi stessi siamo diventati più snelli nella gestione delle positive. Il vero punto di forza della struttura, però, è il grosso lavoro messo in atto durante la pandemia per la gestione delle gravidanze dal punto di vista ostetrico, con un accompagnamento non comune durante e dopo la gravidanza”.

Alla base dell’ottimo risultato c’è senza dubbio il grosso sforzo realizzato da medici e ostetriche per conferire all’utenza spazi di accoglienza nuovi e diversi durante la pandemia, con un occhio rivolto alla fisiologia di gravidanza e parto e in un periodo che già in generale non è stato facile” ha concluso la direttrice.

L'esodo delle pazienti al confine tra Liguria e Piemonte

A influire sui tre dati dei reparti anche la situazione che si trovano a vivere alcune zone di confine tra la nostra provincia e il territorio ligure: aree come la val Bormida, per esempio, che con la paventata chiusura del punto nascite dell’ospedale San Paolo di Savona – indicata negli scorsi mesi dalla Regione – si è ritrovata a rivolgersi in molti casi ai nosocomi cuneesi.

A beneficiarne di più le strutture di Cuneo e Mondovì, rispetto a quella di Savigliano. Ma Puppo e Peroglio Carus leggono la situazione non come una scelta ‘di comodo’ quanto piuttosto come una sottolineatura dell’attrattiva dei due ospedali: “E’ un merito che va oltre la mera posizione geografica, in molti casi non eravamo noi l’ospedale più vicino” ha ricordato il primo.

Storicamente l’ospedale di Ceva è stato riferimento per moltissime pazienti residenti in questi territori di confine – ha aggiunto Peroglio Carus - , in particolare provenienti dalla val Bormida. La situazione che coinvolge l’ospedale di Savona, che non voglio commentare, è soltanto un fattore; la verità è che si tratta semplicemente del consolidamento di un processo in attività da diversi anni. Uno spostamento fisiologico, che comunque ci fa onore”.

Simone Giraudi

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