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Attualità | 27 dicembre 2022, 19:44

Andato in pensione con "quota 100" ora deve restituire oltre 53mila euro per aver vendemmiato

E' quanto successo al signor Romano Gaiero, di Farigliano, classe 1958: "Non dormo più, ho perso la serenità"

Immagine di repertorio

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Andato in pensione con "quota 100" nel 2020, ha aiutato un amico a vendemmiare, con regolare contratto per tre stagioni, ma ora l'INPS gli chiede indietro più di 53mila euro. 

E' quanto successo al signor Romano Gaiero, pensionato di Farigliano che, dopo aver visto la cifra da restituire vuole far conoscere la sua disavventura per evitare che altri si trovino nella sua situazione. 

"Quando ho ricevuto la richiesta di restituzione dell'Inps è scomparsa la mia serenità - ci racconta - ho iniziato anche a soffrire di insonnia. Ho perso l’entusiasmo e la gioia di vivere. Ho raggiunto la pensione con quota 100 nel giugno del 2020 e negli ultimi tre anni avevo deciso di aiutare a vendemmiare un mio vicino, il tutto con regolare contratto. Non ho lavorato più di una quindicina di giorni, guadagnando 900 euro in tre anni, ma ora ne devo restituire 53 mila e mi hanno già sospeso quattro mensilità di pensione. Non voglio che altri si trovino nella mia stessa situazione. La legge parla chiaro, ma io ho agito in buona fede".

La legge, infatti, prevede che chi va in pensione con "quota 100" debba osservare il principio di non cumulabilità dei redditi derivanti da lavoro dipendente, a prescindere dall'ammontare del compenso fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia; mentre è consentito avere redditi derivanti da lavoro autonomo occasionale entro i 5 mila euro lordi annui.

E così ora il signor Gaiero, classe 1958, dopo anni di lavoro all'ex Ipa di Pianfei, anziché godersi il meritato riposo, si trova a dover restituire una cifra davvero pesante. 

"Speravo in una multa, un'ammenda" - prosegue - "Ho scritto anche all'INPS chiedendo di rimodulare questa decisione, data la natura dell’accaduto e soprattutto la mia buona fede, nella speranza di trovare una soluzione a quanto accaduto, ma non ho ricevuto risposta. Ora attraverso il Caf ho scoperto che il mio non è un caso isolato, diverse altre persone si trovano nella mia situazione, forse servirebbe una maggiore chiarezza. E raccontando questa mia disavventura vorrei proprio prevenire altri dal fare lo stesso errore". 

L'appello è quello di mettersi in contatto con altre persone che stiano affrontando la stessa problematica per presentare un ricorso congiunto per illustrare le ragioni di ogni singolo caso. 

Se qualcuno, leggendo, si riconoscesse in una situazione simile e volesse parlare con il signor Romano può scrivere alla nostra redazione.

 

Arianna Pronestì

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