Su Alba e Bra la Regione andrà avanti da sola. E’ questa la strada che l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi ha scelto per lo sviluppo dei progetti che porteranno al recupero degli ex ospedali di Alba e Bra e alla loro trasformazione in case della salute, o case di comunità, secondo la definizione affermatasi più recentemente anche in forza del lessico utilizzato coi bandi del Pnrr.
Non saranno però i fondi europei a consentire l’importante investimento programmato da Torino, ma parte dei 600 milioni di contributi a fondo perduto previsti per il Piemonte secondo il dettato dell’articolo 20 della legge 67/1988.
Risorse che, secondo il volere della Giunta Cirio, andranno così ad aggiungersi ai 25 milioni di credito che, per iniziativa dello stesso Icardi, la Regione ha già abbuonato all’Asl Cn2 consentendole di non procedere con la prevista alienazione dei due ospedali, che secondo i piani finanziari per la costruzione di Verduno sarebbero dovuti arrivare nel capoluogo regionale a parziale compensazione di quanto Piazza Castello impegnò per ultimare il nuovo ospedale.
Un investimento complessivo pari quindi a circa 70 milioni, quello che si profila, che consentirà di mettere mano ai due storici edifici realizzando sia ad Alba che a Bra altrettanti poli entro i quali concentrare piastre ambulatoriali e servizi diagnostici, uffici e anche "senior living" per anziani, andando a recuperare funzionalmente le rispettive parti storiche dei due contenitori, procedendo intanto alla demolizione e ricostruzione della manica più recente nel caso albese.
Proprio la mancata previsione di un piano riguardante la parte antica (e vincolata) dei due complessi avrebbe condizionato negativamente la valutazione delle altrettante proposte di partenariato pubblico-privato avanzate nei mesi scorsi da gruppi privati, offertisi – così come consentito dalle norme del nuovo Codice degli Appalti – di finanziare e realizzare l’opera per poi concederne l’utilizzo a Regione e Asl a fronte di canoni mensili che remunerassero l’investimento.
Ugualmente, con l’opzione "in house" si è definitivamente esclusa anche la possibilità che, a realizzare le due case della salute, fosse Ream Sgr, società finanziaria partecipata dalle principali fondazioni bancarie piemontesi e tra queste dalla Crc, che con l’allora presidente Giandomenico Genta aveva dato la propria disponibilità a intervenire in questa direzione.
"Dobbiamo rivolgere un grandissimo ringraziamento alle fondazioni e alla Crc in particolare per la disponibilità da loro messa in campo – dice ora l’assessore Icardi –. Quell’opzione presentava però una serie di problematiche di ordine tecnico ora superate dal reperimento di fondi che la Regione è riuscita a svincolare. Abbiamo quindi la forza di realizzare in autonomia questo nuovo importante impegno sul territorio e crediamo giusto andare avanti su una strada che tra i suoi benefici avrà quello di non appesantire l’ente di esborsi pluriennali in termini di canoni".
Nelle previsioni, le future case della salute rimarranno infatti di proprietà dell’Asl Cn2, già autorizzata dalla Regione a procedere con la progettazione delle opere, per arrivare nei tempi più brevi a un "definitivo" cantierabile, mentre Torino si muoverà con Roma per concludere l’iter di assegnazione di fondi già previsti sulla carta a favore del Piemonte.