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Scuole e corsi | 20 febbraio 2021, 12:29

“Le parole dell’emergenza Covid 19: stiamo vivendo una distopia?”

Incontro online per gli studenti dell'Istituto Denina Pellico Rivoira di Saluzzo con Manuela Ceretta, ordinario di Storia del pensiero politico presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino

“Le parole dell’emergenza Covid 19: stiamo vivendo una distopia?”

Nella mattinata del 19 febbraio gli studenti dell'Istituto Denina Pellico Rivoira hanno seguito la videoconferenza “Le parole dell’emergenza Covid 19: stiamo vivendo una
distopia?”. 

L'incontro, organizzato e condotto dal prof. Andrea Farina, ha visto l'intervento della prof.ssa Manuela Ceretta, ordinario di Storia del pensiero politico presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, di cui è vicedirettrice. 

La docente – che da tempo si occupa di tematiche utopiche e distopiche, oltre che di pensiero politico irlandese – annovera, tra i suoi più recenti contributi, il saggio L’emergenza Covid-19. Un laboratorio per le scienze sociali (Carocci 2021), mentre attualmente sta lavorando al libro La distopia e le sue storie.

La lezione, dal taglio divulgativo, ha permesso di riflettere sull'origine e sul significato dei termini “Utopia” e “Distopia”, utilizzati per comprendere meglio l’attuale contesto pandemico dovuto all'emergenza da Covid-19, facendo ricorso a riferimenti bibliografici e cinematografici – sicuramente interessanti per i ragazzi – nella consapevolezza che la letteratura e il cinema ci abbiano spesso preparato a eventi dai tratti catastrofici che, con facilità, si prestano ad essere paragonati alle realtà distopiche già ipotizzate a seguito della rivoluzione tecnologica o dell'emergenza ecologica, a cui ci ha sensibilizzato Greta Thunberg.

La domanda da cui ha preso le mosse l’intervento è dunque se l’emergenza Covid, con i suoi provvedimenti sanitari e le limitazioni alle libertà individuali, ci stia facendo vivere una distopia. La prof.ssa Ceretta ha riflettuto sui concetti di “Utopia” e di “Distopia”. Mentre con il primo termine si indica una realtà idealizzata di prosperità ed armoniosa convivenza civile, frutto della volontà e della consapevolezza dell'agire umano (proprio come quella che caratterizzava l'isola di Utopia nel testo di Thomas More), con la seconda – che deriva dal greco “dys-topos” – si va a rappresentare un luogo immaginario in cui, all’opposto, regnano ingiustizia, sopraffazione e privazioni a danno di popolazioni sostanzialmente sottomesse.

Messa a fuoco la corretta terminologia la prof.ssa Ceretta si pone l’interrogativo se la realtà attuale, dominata dalla problematica Covid, possa rispecchiare gli immaginari distopici tratteggiati da autori quali Orwell in 1984 o Bradbury in Fanhrenheit 451. Con un po' di fantasia, infatti, i droni potrebbero rimandare al “segugio meccanico” di Fanhrenheit, mentre la diffidenza xenofoba nei confronti dei cinesi – visti alla stregua di portatori del virus – alla pratica dei “due minuti d'odio” promossa dal Grande Fratello in 1984. 

Tuttavia, se si perviene ad una lettura meno approssimativa della tematica, si comprende, a dire della prof.ssa Ceretta, come la solitudine, che negli scenari distopici alla 1984 si trasforma in isolamento emotivo e, quindi, in dominio politico e sociale, nel nostro caso abbia fatto sì che ci riscoprissimo più legati uno all'altro: la solitudine patita nei lockdown è stata un isolamento fisico, non emotivo, l’esatto opposto di quanto accade nelle distopie.

Il termine “Distopia”, però, risulta comunque appropriato per descrivere almeno una circostanza che si è verificata durante l’emergenza Covid: ed è l’impatto che il Coronavirus ha avuto sugli anziani. Infatti, nel momento in cui si arriva al punto di dover scegliere chi salvare sulla base delle possibilità di sopravvivenza o di aspettativa di vita, si concretizza una realtà distopica.

La docente si è poi soffermata sul concetto di “infodemia”: sull'utilizzo sovrabbondante, e talvolta a sproposito da parte dei media, di parole riconducibili al tema della guerra con riferimento alla pandemia, sulla disinformazione e sulle fake news, il cui dilagare può essere frenato solo da una ricerca approfondita delle fonti da cui arrivano le informazioni. E la capacità di reperire e analizzare fonti adeguate e, in seguito, di rielaborarle in modo critico –una delle conclusioni a cui è giunta la relazione – è una competenza che solo la scuola può aiutare a costruire.

Lo scopo dell’incontro – anche in termini di “educazione civica” – è stato, quindi, quello di promuovere nei ragazzi la consapevolezza dell’importanza di un uso ragionato, critico e comparativo delle fonti informative al fine di costituirsi un’idea non superficiale di problematiche complesse quale quella del Covid, nonché un analogo uso, ragionato e consapevole, delle parole, perché – come ci ha insegnato Orwell in 1984 – la capacità di scegliere le parole e di ragionare possono essere un ingrediente fondamentale della convivenza civile democratica, oppure diventare un’arma letale per le democrazie illiberali, i totalitarismi e le dittature di ogni tempo.

comunicato stampa

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