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| 06 maggio 2020, 13:14

A Saluzzo il primo accampamento al Foro Boario. Tuona Calderoni: “Il tempo è scaduto! Serve un piano in caso di arrivi disordinati”

Il sindaco scrive a Regione, Unità di crisi ed Asl Cn1. “Serve che la Regione prenda in mano la questione senza ulteriori indugi e convochi un ‘Tavolo territoriale per la salute e la sicurezza’ per definire tempi, modalità e regole per la stagione di raccolta alle porte”. Il primo cittadino critico anche sulla piattaforma regionale per incrociare domanda e offerta di lavoro e sui fondi destinati all’allestimento di alloggi presso le aziende

La situazione al Foro Boario al 19 giugno 2019, poco più di un anno fa

La situazione al Foro Boario al 19 giugno 2019, poco più di un anno fa

Da Saluzzo torna ad alzarsi, con frequenza sempre maggiore, il grido d’allarme sulla questione dei braccianti agricoli impiegati nella raccolta della frutta nel distretto dell’ex Marchesato.

Lo fa attraverso il sindaco della Città, Mauro Calderoni.

Questa notte la prima persona si è accampata sotto il viale del Foro Boario” esordisce. Lo stesso Foro che da anni è diventato il simbolo di una problematica legata all’accoglienza di migliaia di persone, giunte a Saluzzo perché attratte dal richiamo dell’occupazione nei frutteti che, però, non riguarda solo la città, ma un distretto ben più ampio.

L’eventuale accampamento incontrollato lungo il viale alberato del Foro, spiega Calderoni, rappresenta “un grave pericolo igienico e sanitario in questa fase pandemica”. E, per evitare l’insorgere di problemi che potrebbero avere risvolti gravissimi, il sindaco chiede che “Regione e Unità di crisi, “coordinandosi con la Prefettura, impostino un piano operativo in caso di arrivi disordinati ed accampamenti spontanei”.

Il tempo è scaduto!” tuona il primo cittadino, che ha di nuovo preso in mano carta e penna per scrivere a Regione, Unità di crisi ed Asl Cn1.

Serve che la Regione prenda in mano la questione senza ulteriori indugi e convochi un ‘Tavolo territoriale per la salute e la sicurezza’ con le parti sociali, le associazioni datoriali, le autorità sanitarie e le altre istituzioni coinvolte nel contrasto al Covid-19 per definire tempi, modalità e regole per la stagione di raccolta alle porte. – rimarca Calderoni – La Legge 27/2020 inoltre prevede, all’articolo 78, comma 3-septies, che ‘Ai fini del contenimento del virus Covid-19, sono disposti, d'intesa con le Regioni, i Comuni interessati e le autorità sanitarie, appositi strumenti di controllo e di intervento sanitario sugli alloggi e sulle condizioni dei lavoratori agricoli e dei braccianti”.

Non solo.

Perché il sindaco di Saluzzo ha voluto porre la questione anche sulla questione dei fabbisogni di manodopera nel distretto della frutta del Monviso.

Come concordato al Tavolo di lavoro sull’emergenza frutta nel Saluzzese, la Regione ha attivato il sistema (una piattaforma online) per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro in agricoltura. Un’azione particolarmente importante perché, a causa della pandemia Coronavirus e delle conseguenti restrizioni alla mobilità, potrebbe mancare almeno il 50% della manodopera straniera impiegata negli anni passati soprattutto durante il periodo di raccolta della frutta.

Per Calderoni si tratta di “un portale per l’incrocio domanda e offerta di lavoro esclusivamente in lingua italiana, con l’effetto di ridurre, anziché ampliare la platea dei possibili lavoratori agricoli, come se non ci fosse già abbastanza preoccupazione per la copertura dei fabbisogni”.

La Regione ha elaborato indicazioni per agriturismi, catering, ristorazione da asporto, centri estetici, barbieri e parrucchieri, centri benessere, sale da ballo, discoteche, taxi e noleggio con conducente. Addirittura norme di dettaglio per l’allenamento o l’addestramento dei cavalli nei maneggi e la toelettatura degli animali di compagnia.

Non una parola sull’agricoltura, se si escludono una piattaforma per l’incrocio domanda e offerta di lavoro e qualche euro per contribuire all’allestimento di alloggi presso le aziende.

E dire che la frutta del Monviso genera un giro d’affari di 700milioni di euro l’anno, che le proposte innovative e collaborative sono arrivate da aziende, Associazioni di categoria ed Enti che si confrontano incessantemente da settimane per suggerire soluzioni e che ben 30 Comuni hanno chiesto chiarimenti su modalità di spostamento e alloggiamento in sicurezza della manodopera”.

La Regione Piemonte batta un colpo!

Nicolò Bertola

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