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Attualità | 16 gennaio 2019, 11:20

Il pendolino resta: nella fusione Alstom-Siemens il gioiello di Savigliano non minerebbe la concorrenza europea

La cessione del “pendolino” coinvolgerebbe 400 dipendenti europei di cui 200 solo a Savigliano, ma come specificato nell’incontro di Assolombarda la separazione del sito di via Ottavio Moreno potrebbe essere molto complicata

Il pendolino resta: nella fusione Alstom-Siemens il gioiello di Savigliano non minerebbe la concorrenza europea

Il pendolino non sarebbe nel mirino dell’antitrust che entro il 18 febbraio dovrà esprimersi sul maxi merging tra i due colossi del trasporto rotabile Alstom e Siemens. Questo è quanto emerso alla luce dell’incontro di ieri, martedì 15 gennaio, in Assolombarda a Milano tra il coordinamento Fiom, Fim e Uilm e la dirigenza italiana dell’Alstom.

La commissione europea aveva bocciato lo scorso 12 dicembre le proposte avanzate dall’azienda francese e tedesca. Durante il Cae di Parigi (Comitato Aziendale Europeo) riunitosi giovedì 10 gennaio sono state fatte le ultime integrazioni per poter inoltrare una nuova richiesta e poter raggiungere l’accordo di quella che potrebbe diventare la seconda società mondiale del settore dopo la cinese Crrc.

Il prodotto pendolino – fiore all’occhiello dello stabilimento di Savigliano – non sarebbe a “rischio”: i rimedi per poter ottenere l’ok della commissione composta da 27 paesi riguarderebbero i treni ad altissima velocità e il segnalamento. Il pendolino essendo un prodotto inferiore ai 300Km/h non è considerato a rischio nell’ottica di concorrenzialità europea. In questo senso, potrebbe esserlo il Velaro della Siemens. Ma tutto – come specificato ieri su Targatocn – è ancora in forma di proposte e probabilità.

L’Italia, in questa operazione, potrebbe avere ripercussioni per quello che riguarda il segnalamento con 600 dipendenti coinvolti da una eventuale cessione in Europa, tra i 20 e i 30 dipendenti nello stabilimento di Bologna.

L’operazione “pendolino” – di cui si è parlato nei giorni scorsi - coinvolgerebbe invece 400 dipendenti europei di cui 200 solo a Savigliano, ma come specificato nell’incontro tra le parti in Assolombarda la separazione del sito di via Ottavio Moreno potrebbe essere molto complicata.

Ora si aprono diverse vie. L’antitrust potrebbe accettare i “remedies” pensati (che riguardano Velaro e segnalamento) e dare il via libera alla fusione. Potrebbe bocciare nuovamente queste proposte affondando il merging delle due multinazionali. Infine potrebbe richiedere nuovi ritocchi prima del 18 febbraio (data ultima). Proposta che l’Ad di Alstom Henry Poupart-Lafarge non sembra vagliare tra le eventualità: “Non siamo disponibili a fare la fusione a tutti i costi”, avrebbe detto.

A questo punto Savigliano può considerarsi salva? La questione è aperta e i prossimi giorni saranno decisivi per valutare tutte le prospettive. Dopo l’incontro in Assolombarda il prodotto di punta dello stabilimento di via Ottavio Moreno sembra non essere a rischio. Ma l’attenzione del coordinamento  di Fiom, Fim e Uilm rimane alto. Questi ultimi hanno richiesto un incontro al Mise per valutare gli aspetti di questa operazione e salvaguardare l’occupazione italiana. La richiesta di incontro al ministero sarà avanzata anche ai committenti italiani Fs e Italo.

Intanto domani, giovedì 17 gennaio, si terranno presso lo stabilimento di Savigliano le assemblee con i lavoratori per spiegare gli esiti dell’incontro di Milano e del Cae di Parigi in vista della possibile fusione Alstom-Siemens. Sulla questione questa mattina, mercoledì 16 gennaio, il sindaco Giulio Ambroggio incontrerà la dirigenza aziendale per avere aggiornamenti sull’operazione che adesso entra nel vivo.

Daniele Caponnetto

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