Sono numerose le aziende del comparto vitivinicolo, della provincia Cuneese ed Astigiana, pronte a portare in tribunale i bilanci della Sisi srl, società pubblica di servizi idrici delle Langhe.
Una diatriba che arriva da lontano e dura da tempo, fino allo strappo finale dell’estate scorsa, quando il Comune di Santo Stefano Belbo, secondo socio dopo Alba in termini di quote, durante l’assemblea degli azionisti ha votato contro l’approvazione del bilancio consuntivo 2016.
Il fulcro del disaccordo rientra tutto nelle parole che il primo cittadino di Santo Stefano Belbo, Luigi Genesio Icardi, ha pronunciato dopo il voto sfavorevole alla Sisi che aveva appena approvato un bilancio con oltre 1 milione 700 mila euro di utile di esercizio su cui ha pagato oltre 500 mila euro di imposte, rimanendo con un netto di 1 milione 170 mila euro da destinare a investimenti.
“Nell’interesse della collettività, data la natura pubblica della società, sarebbe stato molto più corretto tendere al pareggio di bilancio e ridurre le tariffe a cittadini e imprese, tenendo presente che queste, in particolare per la depurazione, risultano sproporzionate rispetto ai valori di mercato”.
Ora a scendere in campo sono direttamente le aziende del vino, che hanno affidato allo studio legale dell’avvocato Vittorio Merlo di Canelli, il compito non facile e sicuramente non breve, di ricalcolare le tariffe che le aziende devono dare alla Sisi per i servizi offerti.
Tariffe che secondo loro sono spropositate per il servizio dato e soprattutto applicate su una base minima che a volte è di molto superiore alla reale quantità di rifiuti da depurare.
Dopo aver ripetutamente segnalato una “situazione grave data dalle tariffe elevate, che può minare il lavoro di tutti gli attori coinvolti: il gestore dell’impianto di depurazione, le grandi cantine e l’intero territorio cui fa capo l’impianto”, e dopo aver “manifestato l’intenzione da parte di più aziende vinicole di interrompere i rapporti con il gestore del depuratore, di organizzarsi singolarmente e alcune addirittura di spostare la produzione su altre aree”, ora questi stessi imprenditori vitivinicoli, hanno deciso di agire per via legale.
“Mi è stato conferito mandato di verificate se le tariffe applicate in questi anni siano state adeguate oppure no - spiega l’avvocato Merlo -. Secondo le aziende che si sono rivolte al mio studio, le tariffe di Sisi sono più alte rispetto a quelle applicate, su rifiuti che hanno gli stessi valori inquinanti, da altre società di servizio smaltimento.
Ma soprattutto i miei clienti lamentano di dover pagare una quantità di metri cubi di acqua da depurare che è vero vengono dichiarate, per essere sicuri di rientrare nei parametri di legge, ma poi non vengono confluite nel depuratore perché l’azienda ha prodotto meno reflui.
Le aziende chiedono alla Sisi di non pagare a tariffa piena l’acqua dichiarata ma non smaltita attraverso il loro servizio di depurazione e quindi la restituzione di quanto pagato fino ad ora. Una cifra altissima - conclude il legale di Canelli - che stiamo calcolando e che si aggira su centinaia di migliaia di euro”.
Le aziende vitivinicole chiedo anche che il tribunale nomini un perito per verificare se il pagamento effettuato alla Sisi sia in linea con quello stabilito dal decreto regionale che ha realizzato un algoritmo al quale le società che offrono il servizio devono attenersi.