Al Direttore - 21 agosto 2012, 17:49

Vietare la caccia sulle montagne per un paio di stagioni non serve a risolvere il problemi dei lupi

Il signor Marco Forno da Revello interviene sull'argomento

Egregio Direttore,

Le chiedo gentilmente di concedermi un esiguo spazio per esprimere un paio di considerazioni circa le ultime dichiarazioni del presidente dell’ENPA cuneese Bravi, inerenti la problematica del lupo e delle sue predazioni su greggi e mandrie.

Anzitutto, mi compiaccio del fatto che, a differenza di quanto ancora vanno sostenendo altri esponenti animalisti, Bravi compia già un passo in avanti quando riconosce, pur non apertamente, che le predazioni siano effettivamente opera dei lupi, questo quando molti suoi sodali continuano a parlare di attacchi ad opera di cani inselvatichiti (vedasi quanto si sostiene, ad esempio, sul blog “Dalla parte del lupo”).

Peccato poi che, una volta effettuata questa piccola ma, probabilmente, per lui epocale svolta, il “nostro” piazzi il colpo di coda proponendo di vietare almeno per un paio d’anni la caccia nei comparti alpini, per permettere la presenza di un congruo numero di prede a favore del quadrupede amico di san Francesco, così da diminuire il suo appetito nei confronti di ovini e bovini.

Ora, non mi risulta che il fatto che si pratichi caccia di selezione agli ungulati sulle nostre montagne porti ad una drastica diminuzione degli stessi: il prelievo avviene su basi scientifiche, sotto l’egida di tecnici faunisitici (checché ne pensino i detrattori, in particolar modo quelli residenti in città, dell’attività venatoria, che spesso e volentieri blaterano di “doppiette selvagge” ed altre castronerie), in modo tale da preservare la consistenza numerica delle popolazioni; anzi, all’opposto non di rado si hanno problemi di sovrannumero, malgrado la caccia di selezione, si pensi al caso lampante del capriolo.

Evidentemente, il lupo nonostante la presenza degli ungulati, spesso e volentieri predilige la predazione degli animali d’allevamento, per cui approfittare di questa vicenda per assestare l’ennesimo colpo basso alla già bistrattata attività venatoria, mi pare del tutto fuori luogo. Infine, è curioso notare come Bravi ometta, se per distrazione o volontariamente non è dato saperlo, di commentare la notizia odierna dell’autorizzazione, da parte del prefetto francese del dipartimento del Var, della caccia al lupo fino al prossimo 19 settembre.

Quando, dalle nostre parti, all’incirca un anno fa l’assessore regionale Sacchetto avanzò, timidamente, analoga proposta fu sommerso da un mare di invettive e critiche, le più gentili delle quali lo etichettavano come “connivente con le doppiette assassine”.

Di conseguenza, i casi sono due: o il prefetto del Var è lo stesso Sacchetto od un suo parente molto prossimo, ma non mi risulta oppure i cugini d’Oltralpe, dove pure esiste un movimento ambientalista forte ma, fortuna loro, infinitamente meno dogmatico nell’approccio alle problematiche concrete, ancora una volta ci hanno impartito una piccola lezione.

Marco Forno, Revello