Tsunami in Tecnogranda: in pochi giorni hanno rassegnato le loro dimissioni il presidente Maurizio Grosso e tutto il collegio sindacale. E mentre quest'ultimo è gia stato "rimpiazzato" con i vice, il presidente dovrà essere eletto nei prossimi mesi ed ora viene sostituito nelle funzioni dal vicepresidente.
Ad agitare le acque è l’operazione – non ancora andata in porto – che prevede la cessione di un ramo d’azienda – quello agroalimentare – al Miac. Il piano di vendita è stato studiato già tempo fa, anche attraverso incontri che qualcuno ha definito “carbonari”, per l’assenza di alcuni soci. A quanto pare, però, le difficoltà incontrate sono tali che non si è ancora riusciti a trovare una quadra. Riassumere quanto è accaduto da dicembre ad oggi non è facile: pare di trovarsi di fronte ad una telenovela dove i colpi di scena non mancano.
In questo momento, comunque, la cessione dell’area agroalimentare è stata sospesa, per permettere ai soci di valutare al meglio l’operazione, anche perché per ottimizzare la cessione sono necessari documenti e perizie che in questo momento non sono ancora stati presentati. E se la fretta – che comunque non è mai una buona consigliera – era giustificata dalla scadenza di un bando europeo, fissata per lunedì 15 febbraio, per evitare di perdere questa importante opportunità, si è trovata una formula giuridica poco usata ma efficace.
Tecnicamente è stato realizzato di dare “mandato con rappresentanza di Tecnogranda al Miac”, di modo che quest’ultimo ha potuto aderire al bando, evitando che i finanziamenti non venissero dirottati sul territorio della Granda. Nello stesso momento viene dato più tempo ai soci, per valutare se tale operazione di cessione del ramo d’azienda è la cosa giusta da fare e soprattutto se deve essere fatta, nonché qual è il modo migliore per definirla.
A richiedere al management di Tecnogranda una documentazione più approfondita, era stato, durante un’assemblea infuocata, il presidente di Finpiemonte Fabrizio Gatti che aveva richiesto intanto un bilancio preconsuntivo – ossia un “bilancino” intermedio - per capire la situazione finanziaria de Tecnogranda e poter valutare non solo il costo finanziario dell’operazione ma anche se l'operazione di vendita al Miac può bastare per salvare il parco scientifico e tecnologico che, nell’ultimo bilancio aveva presentato un passivodi circa un milione di euro.
Tra i documenti richiesti, anche una perizia, le lettere di intenti di Tecnogranda – che chiede di cedere – e del Miac, che deve essere intenzionato ad acquistare. Inoltre è stata richiesta anche la valutazione finanziaria dell’immobile. L’operazione di cessione del ramo d’azienda, che sembrava dovesse essere facile ed indolore, si sta trasformando in una questione più complicata del previsto e che forse non salverà Tecnogranda. Ed ora sono molti i soci che si chiedono quali siano i vantaggi di una simile cessione, senza dimenticare che si parla di soldi pubblici.