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Al Direttore | 07 marzo 2011, 13:44

"Cara collega, prima di esternare le sue convinzioni ci pensi: formerà studenti più liberi"

Ci scrive il professor Francesco Aimale che interviene in merito alla lettera dell'insegnante Monica Fontanelli

Un corteo di protesta degli studenti cuneesi

Un corteo di protesta degli studenti cuneesi

Gentile Direttore,

da ex allievo di un tempo non troppo lontano e professore di ruolo di oggi desidero esprimere il distacco sentito, da parte mia e di tanti altri docenti, dalle posizioni della collega Fontanelli. Capisco che la collega sia arrabbiata e che sia stata convinta che qualcuno voglia smantellare lo stato sociale, ma secondo me non è così. Penso che ci sia un tentativo di strumentalizzare studenti e professori nell’interesse politico spiccio dell’opposizione. Noi professori dobbiamo guardare al raccolto della nostra semina e questo non deve essere un raccolto elettorale, ma un raccolto ben superiore, frutto della didattica libera. 

Il motivo per cui intervengo è per ricordare alla collega che comportandosi così Monica Fontanelli sbaglia sia come impiegata della pubblica amministrazione (cosa che mi interessa poco) ma sbaglia soprattutto come professoressa, come collega. E' nostro dovere astenerci dalla politica, specie a Scuola; così come un vigile non può multare a seconda del colore politico, il medico deve curare tutti e il giudice essere imparziale; per Legge, per quella tanto calpestata Costituzione in cui tutti ci riconosciamo. Altrimenti senza volerlo proprio la collega darà ragione a Berlusconi, che, come milioni di italiani e come me, non vuole che i giovani siano indottrinati alla fede politica dei professori, che magari la pensano diversamente dai genitori (come nel nostro caso, collega).

Ricordo che quando ero un allievo di Ragioneria a Bra i miei professori, più o meno consciamente, forse anche senza volerlo troppo, mi indottrinarono al credo comunista. I miei coetanei al liceo ricevettero un trattamento analogo, chi più chi meno. Mi diplomai come ragioniere convinto che Mussolini odiasse il suo Paese, mentre Stalin, che stava dalla parte giusta (anche secondo il libro) invece amava tanto il suo popolo. Uscii con certezze politiche (rabbrividisco a pensarci) tanto che litigai anche con i miei nonni, io ero certo che i partigiani fossero tutti eroi, loro, che avevano vissuto la guerra, non tanto.

Dovetti cambiare libro di storia e continuare a studiare, cercando di formarmi dopo, per smettere di credere a questa lezione che avevo dovuto imparare. Ma non tutti continuano a studiare come noi, non tutti riescono ad andare avanti. C'è chi ha altri interessi e si ferma prima, chi è meno dotato o meno fortunato. E' anche per questo che esiste la Scuola Pubblica, per tutti, ricordiamocelo a vicenda. Ed è per questo che noi professori dovremmo essere imparziali e tenere duro per astenerci da questi comportamenti, anche per riprenderci quel prestigio sociale che meritiamo.  

Ci pensi, prima di esternare così le sue convinzioni, formerà degli studenti ancora più liberi. Io provo a farlo, non sempre ci riesco (e infatti le rispondo), ma non scendo in piazza. E cerco di formare dei piccoli pensatori liberi sul serio di pensarla come pare loro, non dei militanti di partito, mi auguro tanto che alla fine sia lo stesso per la collega. Osserviamo con attenzione anche quello che succede negli altri Stati vicino a noi: anche se è bello pensare di essere i migliori, risultiamo ancora, nel complesso, più scarsi dei nostri vicini di casa europei.  

Non sempre cambiare fa male. Il nostro “dovere” è lavorare bene, non ribellarci in questo modo aderendo alla propaganda di sinistra.  

Professor Francesco Aimale

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