Le tombe dei Savoia all'interno del Santuario di Vicoforte: la questione è ancora d'attualità all'ombra della cupola ellittica più grande del mondo, rinvigorita dalle dichiarazioni rilasciate da Emanuele Filiberto lo scorso 16 novembre ("Questa è una tappa di passaggio, i miei nonni devono riposare nel Pantheon di Roma").
Sono trascorsi esattamente 24 mesi dalla traslazione all'interno della basilica vicese delle salme della regina Elena e di Vittorio Emanuele III, arrivate nel Monregalese rispettivamente venerdì 15 e domenica 17 dicembre 2017 fra lo stupore generale.
L'annuncio, infatti, fu dato a sorpresa dalla Diocesi di Mondovì: "È giunta al Santuario di Vicoforte la salma della regina Elena di Savoia, partita dal cimitero di Montpellier dove era sepolta dalla morte, avvenuta nella città francese il 28 novembre 1952. Le spoglie sono state collocate nella cappella di San Bernardo, conosciuta anche come 'mausoleo del duca', in quanto lì è sepolto il duca Carlo Emanuele I, che sostenne in misura determinante l'inizio della costruzione del Santuario dal 1596 ai primi anni del Seicento".
Quarantotto ore più tardi, analoga sorte toccò al feretro del penultimo sovrano d'Italia. A raccontare tutti i retroscena di quelle giornate è il professor Aldo Alessandro Mola, che sulle colonne de "Il Giornale" (edizione del Piemonte e della Liguria), ha pubblicato un proprio editoriale, del quale riportiamo alcuni estratti di seguito
L'ARRIVO DELLA REGINA - "Per primo - scrive il professor Mola - arrivò il sarcofago della Regina, quasi il consorte le avesse dato la precedenza. Era ormai buio fitto quando il furgone funerario giunse da Montpellier il 15 dicembre 2017. La sua estumulazione era iniziata alle 7.30 nel cimitero Saint-Lazare alla presenza di Luca Fucini, componente della Consulta dei senatori del Regno appositamente delegato, e del 'maire' Philippe Saurel, che sul feretro racchiudente la cassa di zinco appose la coccarda francese e la targa 'Reine Elena di Savoia, 1873-1952'. Quasi otto ore più tardi, la salma fu accolta a Vicoforte dal conte Federico Radicati di Primeglio, nell'agosto precedente delegato dalla Famiglia Savoia 'per tutti gli atti necessari a estumulazione, traslazione e ritumulazione' delle salme di Vittorio Emanuele III e della regina 'in Italia'. Presenti il sindaco di Vicoforte, Valter Roattino, l'architetto Claudio Bertano (al quale si deve il disegno delle arche funerarie, approvato dalla Sovrintendenza competente) e l'allora rettore del Santuario, monsignor Meo Bessone, che impartì la benedizione".
IL RIENTRO DEL RE - Nel suo intervento su "Il Giornale", il professor Mola parla poi delle spoglie di Vittorio Emanuele III: "E il re? Era ancora tumulato nel retro dell'altare della chiesa di Santa Caterina ad Alessandria d'Egitto o era già alla volta della patria? I media dettero per scontato che la traslazione della sua salma fosse ormai in corso. Così avveniva, in effetti. La mattina del 17 dicembre, sul sagrato del Santuario di Vicoforte si affollarono giornalisti e operatori di reti radio-televisive nazionali e locali. Non trapelò alcuna informazione precisa, sino a quando, verso le 12, giunse dall'aeroporto di Levaldigi il furgone con il feretro di Vittorio Emanuele III, subito avvolto nella bandiera sabauda, recata da Maurizio Bettoja, membro della Consulta dei senatori del regno".
VICOFORTE: UNA SCELTA DATATA 2011 - Perché la scelta ricadde proprio sulla basilica vicese? "Il 19 marzo 2011, 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, il Santuario di Vicoforte venne individuato quale sede idonea ad accogliere le spoglie dei sovrani nel corso di una seduta della Consulta nel palazzo della Provincia di Roma, presente e annuente la principessa Maria Gabriella di Savoia, sua componente - riferisce Mola -. Il 22 aprile 2013, sentiti il consiglio di amministrazione del Santuario e il rettore, monsignor Bessone, l'allora vescovo di Mondovì, Luciano Pacomio, rispose alla proposta di accogliere le salme presentatagli il 10 gennaio precedente dalla principessa e dal presidente della Consulta". Inoltre, "nell'aprile 2017, anche a nome delle sorelle, Vittorio Emanuele di Savoia, principe di Napoli, e la principessa Maria Gabriella espressero al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il desiderio che le salme dei nonni fossero congiunte 'in Italia'. I fati vollero che la disponibilità della cappella coincidesse con la decisione del capo dello Stato di propiziare la traslazione, nei modi a suo tempo indicati dal vescovo Luciano Pacomio".
IL RISERBO - In tanti si domandarono e si domandano ancor oggi le ragioni del riserbo che circondò non soltanto quelle giornate, ma l'intero iter di traslazione. "Quanti si adoperarono per il buon esito dell'iniziativa - chiarisce il professor Mola - erano consapevoli che il re era (e rimane) al centro di valutazioni disparate, anche polemiche e persino di invettive. Di lì l'assoluto riserbo mantenuto nei preparativi e nell'attuazione. Nulla di 'occulto', nessuna 'cospirazione': solamente il rispetto che si deve ai defunti".
LE POLEMICHE - Un ultimo riferimento, nell'editoriale di Aldo Mola sull'edizione piemontese e ligure de "Il Giornale", è indirizzato alle polemiche che hanno caratterizzato quelle ore e che, a due anni di distanza, paiono non essersi ancora placate: "Alcuni istituti di storia e taluni portavoce di comunità religiose ribadirono la 'damnatio memoriae' del sovrano e deplorarono che le salme fossero state revocate dall''esilio' al quale il re e la regina erano stati condannati. In verità, Vittorio Emanuele III morì tre giorni prima che entrasse in vigore la Costituzione (1° gennaio 1948) e, quindi, da cittadino di pieno diritto, inclusi gli onori dovuti a tutti i militari, ovunque morti. Più acri furono le animadversioni dichiarate da monarchici, secondo i quali Vicoforte sarebbe una locazione 'provvisoria' e le salme dovrebbero essere tumulate al Pantheon di Roma. Incomprensibili, poi, risultarono le riserve di chi, con concezione curiosa della devozione, dichiarò che non si sarebbe mai più recato a pregare a Vicoforte e di taluni che lamentarono di non essere stati preventivamente informati della traslazione, invero avvenuta in assenza di chi, come la principessa Maria Gabriella di Savoia, aveva dedicato anni alla sua realizzazione. I naviganti andarono nella direzione giusta guardando la stella incisa sulle arche dei sovrani. Come la Polare, a volte appena si intravvede. Ma è sempre là, per chi ha a cuore la continuità dell'Italia, la sua solennità e le sue tante traversie dalla recente costituzione".