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In Breve

| 08 settembre 2018, 18:26

Il dolore degli altri, a 80 anni dalle leggi razziali - Maus

Insomma, non ho intenzione di raccontarvi nulla sull'opera in sé. Se l'avete letta non c'è niente che io possa dire, ancora, per convincervi della sua grandezza; se non l'avete fatto, c'è urgenza di rimediare, ma anche tempo per farlo

Foto generica

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"Maus: A Survivor's Tale" di Art Spiegelman è un romanzo a fumetti edito nel 1986 (1989, Rizzoli, in Italia), finora unica opera di questo tipo ad aver ricevuto il celeberrimo e ambitissimo Premio Pulitzer.

Narra la storia di Vladek Spiegelman - padre dell'autore, ebreo polacco sopravvissuto a ben due campi di prigionia (Majdanek e Auschwitz) - e della sua famiglia, intervallata da scene di vita quotidiana in cui l'uomo e l'autore illustrano il loro tormentato rapporto personale, aggravato tra le altre cose dal suicidio della donna che li univa: Anja, prima moglie di Vladek e madre di Art.

Sì, ok, argomento forse un po' troppo scontato quello di questa settimana con "Ad occhi aperti". Me ne rendo conto, ma mi rendo anche conto del fatto che gli 80 anni della firma della prima legge razziale italiana ad opera del Partito Nazionalfascista sia un appuntamento da celebrare in un certo qual modo.

Sul fumetto "Maus" spero proprio ci sia poco da dire. E' unanimamente riconosciuto come uno dei più grandi capolavori mai partoriti all'interno di questa specifica forma d'arte, e non tanto (o non solo) per la tematica trattata ma per come Spiegelman l'ha trattata, con una soluzione grafica tanto semplice e immediata quanto profonda, pungente, realistica e straziante: ritrarre tutti i personaggi in scena come animali antropomorfi. Inutile dirlo, gli ebrei come topi e i nazisti come gatti.

Insomma, non ho intenzione di raccontarvi nulla sull'opera in sé. Se l'avete letta non c'è niente che io possa dire, ancora, per convincervi della sua grandezza; se non l'avete fatto, c'è urgenza di rimediare, ma anche tempo per farlo.

E sì, so anche cosa alcuni di voi stanno pensado sulla mia scelta di trattare questo argomento in questo preciso periodo della nostra storia come italiani: "Ecco un altro radical chic che paragona figure politiche odierne ai Mussolini e Hitler del passato!"

No, non voglio farlo. Sto cercando di non farlo, nonostante debba sforzarmi un bel po'.

E quindi perché consigliarvi "Maus", e perché proprio in relazione all'anniversario delle leggi razziali in Italia?

Perché gente ben più preparata e credibile del sottoscritto ha detto che non esiste un pericolo di ritorno dell'ideologia fascista, nel nostro paese. E io dico: ok, meglio così. Ma credo che ricordare una volta in più quanto dolore l'essere umano può causare a un altro essere umano - al di là di ogni colore o convinzione politica - sia necessario, non oggi più di ieri, ma oggi come ieri. Come sempre.

Perché forse avete comunque ragione, un po' radical chic lo sono (qualunque cavolo di significato abbia la parola questa settimana). Ma sono soprattutto un inguaribile romantico e credo non tanto nella simpatia - che pare essere diventata la caratteristica fondante di ogni personaggio pubblico, da un po' di tempo a questa parte - ma nell'empatia tra gli esseri umani.

Vi sfido a farmi ricredere: state già facendo del vostro peggio, d'altronde.

s.g.

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