Roberto Maroni è convinto che in autunno si tornerà alle urne.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, dice che ci sono il 51% di possibilità di fare governo tra centrodestra e M5S.
Luigi Di Maio, dal canto suo, auspica che Salvini si stacchi da Silvio Berlusconi e nel frattempo strizza l’occhio al Pd.
Matteo Renzi oppone resistenza, ma metà partito è tentato dalle sirene pentastellate.
Mentre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sta per avviare un secondo giro di consultazione, persiste una situazione di stallo nella politica italiana e per intravedere la nascita di un governo occorre un supplemento di fantasia.
Abbiamo interpellato Enrico Costa, parlamentare monregalese rieletto nelle fila del centrodestra con alle spalle varie esperienze di governo.
On. Costa, secondo lei si riuscirà a varare un esecutivo oppure il ritorno alle urne è inevitabile?
“Non credo che si ritornerà alle urne tanto velocemente anche perché ci sono scadenze internazionali da assolvere. Ma prima di entrare nel merito vorrei fare qualche altra considerazione”.
Prego.
“C’è un vizio di fondo che va superato. Si sta affrontando questa fase con la vecchia visione maggioritaria, ma non è più così. In realtà, siamo in presenza di un sistema proporzionale seppur con un correttivo maggioritario”.
Detto in altri termini, che cosa significa?
“Tutti possono affermare di essere arrivati primi, tranne ovviamente il Pd, ma nessuno può dire di aver vinto”.
Ciò detto, esiste, a suo avviso, una formula di governo possibile?
“Penso che l’unica via d’uscita sia soltanto un governo “di contratto” che parta dal centrodestra, basato su alcuni punti che, a mio giudizio, dovrebbero andare oltre la pur necessaria revisione della legge elettorale. Pensare, in questa fase, ad un governo di omogeneità politica è una perdita di tempo. Quello che sta approcciando meglio questa fase mi pare essere Matteo Salvini”.
Quindi, a partire dalle amministrative del prossimo anno, ci troveremo a dover fare i conti con le cosiddette “geometrie variabili”…
“E’ così. Il piano nazionale non potrà e non dovrà essere confuso con il livello locale. Il Rosatellum ha determinato un disallineamento tra governo nazionale e amministrazioni locali perché il sistema elettorale è diverso: proporzionale nel primo caso, maggioritario nel secondo”.
Quale potrebbe essere il Presidente del Consiglio di un possibile governo?
“Non ho in mente il nome di un premier. Mi piacerebbe però che a far parte dell’esecutivo, con ruolo rilevante, ci fosse un economista del calibro di Carlo Cottarelli”.