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Al Direttore | 16 marzo 2018, 09:15

"Speriamo che la stazione di Mondovì non sia trasformata in un centro commerciale come avvenuto a Torino Porta Nuova" (lettera)

Riceviamo e pubblichiamo

"Speriamo che la stazione di Mondovì non sia trasformata in un centro commerciale come avvenuto a Torino Porta Nuova" (lettera)

In seguito alla pubblicazione del nostro articolo "Nuovo look per la stazione e recupero della galleria di Breo: pioggia di milioni su Mondovì" ci scrive un nostro lettore esternandoci alcune sue considerazioni, che riportiamo integralmente.

"Purtroppo, il 1986 ha stabilito, per il Piemonte, l'incipit di un processo di degrado, culminato, nel 2012 con la sospensione del servizio su quasi un terzo della rete ferroviaria interessante la Regione, con lungimiranza rara ai giorni nostri, dotata, insieme alla Lombardia occidentale, della rete più capillare d'Italia e, forse, del mondo.

L'asservimento al mondo della gomma da parte di molte persone ha fatto sì che il trasporto pubblico, in ispecie ferroviario, almeno in Italia, cadesse sotto i tagli di una scure impugnata da persone sulla cui identità si possono fare ipotesi molto plausibili, tagli giustificati con farisaiche motivazioni economiche.

In un clima – non solo meteorologico – mutato, sarebbe saggio sfruttare quest'occasione per adoperare le gallerie esistenti quali fori pilota e creare, con i mezzi offerti dalla tecnica moderna, lo spazio per la posa del doppio binario e creare un primo nucleo di linea a valenza metropolitana, servendo Mondovì Altipiano, Breo e Carassone, nonché il centro commerciale Mondovicino, che potrebbe beneficiare di un utile raccordo per le merci.

Va da sé che, a Bastia Mondovì dovrà essere previsto l'ingresso nel ricostruendo scalo tanto da Nord – Ovest, quanto da Sud – Est, in maniera tale da evitare l'inversione di marcia. Nello stesso anno 1986 sopra citato, è stata altresì dismessa la ferrovia Saluzzo – Airasca, che collegava la Provincia Granda a quella di Torino: nasce quanto meno la curiosità di sapere il motivo per il quale la ferrovia sia stata ridotta ad un moncherino esercito in regime di raccordo tra Saluzzo e Moretta, mentre, da qualche tempo, si medita di costruire addirittura un'autostrada. Parimenti, ci sarebbe da domandarsi dove siano finiti quei fondi stanziati per la restitutio ad integrum della Bra – Ceva, gravemente danneggiata dalla tristemente nota alluvione del 1994, che, a quasi un quarto di secolo, grida vendetta.

Nel progetto di ristrutturazione della stazione posta all’Altipiano, sperando che non sia trasformata in un centro commerciale, come, scelleratamente, avvenuto a Torino Porta Nuova, Milano Centrale ed in altri scali, dove le biglietterie sono state drasticamente ridotte e confinate in posti da cercare con il lanternino, per tacere dello stravolgimento dell’impianto architettonico originale, è quanto mai approvabile l’installazione degli ascensori e l’elevazione della distanza tra banchine e piano del ferro a 55 cm; nondimeno, sarebbe più opportuno abbassare il piano viabile, onde evitare problemi a quei binari in diretta prossimità del fabbricato viaggiatori".

Firmato: Roberto Borri.

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