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Attualità | 31 ottobre 2017, 16:36

Abbandono di minori: parte dalla provincia di Cuneo la petizione per l’autonomia dei ragazzi delle scuole medie

Massimo Infunti: “Non solo autonomia nel percorso casa – scuola, ma nel quotidiano per una mobilità sostenibile”. Renzi su Facebook: "Siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità. Senza scaricarle sui professori, ma senza costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola"

Abbandono di minori: parte dalla provincia di Cuneo la petizione per l’autonomia dei ragazzi delle scuole medie

Si fa sempre più acceso il dibattito in Italia nato in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato una dirigente e un insegnante per abbandono di minori in seguito alla morte di uno studente investito dallo scuolabus di ritorno da scuola.

Da un lato c’è la normativa: “Chiunque abbandona una persona minore degli anni quattordici, [...] della quale abbia la custodia o debba avere la cura, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni”, ma dall’altro esiste la necessità educativa di rendere i ragazzi autonomi e responsabili nei propri spostamenti.

Intanto è proprio dalla provincia di Cuneo che è partita una petizione per chiedere al Governo di rivedere il concetto di abbandono di minori, tutelando i ragazzi da un reale abbandono, ma garantendo loro un percorso verso l’autonomia. Così come è stata interpretata la normativa, in svariati casi, i minori di 14 anni passano dal non poter giocare nel cortile del condominio senza essere guardati a vista alla possibilità a 14 anni e un giorno di guidare un motociclo. Un salto brusco tra la totale assenza di responsabilità e autonomia e l’età adulta senza che siano previsti passaggi graduali.

La petizione, che è possibile consultare all’indirizzo https://goo.gl/EJnxwk, è stata lanciata da Massimo Infunti, mobility manager di Novello, e ha già raggiunto le 65 mila firme attirando l’attenzione sia dei media che di molte associazioni di genitori: “Chiediamo che la legge specifichi che non si considera mai abbandono di minore la normale attività autonoma dei bambini e dei ragazzi (come l'andare e tornare a scuola da soli, il giocare nei parchi pubblici o nei cortili senza sorveglianti, lo spostarsi in quartiere o in paese in autonomia), e che nessun genitore, insegnante, educatore o preside possa essere considerato responsabile di abbandono in queste condizioni. Non vogliamo crescere una generazione di bamboccioni! E una città fatta di auto, scorte e paure. In tanti paesi del mondo i bambini si spostano in autonomia e non ci sono evidenze di maggiori rischi”.

Gli esempi ai quali fa riferimento Infunti non sono solo legati al tragitto casa-scuola: “Non voglio solo che i nostri figli possano tornare da soli a casa da scuola, ma che possano andare a fare una passeggiata in bicicletta, a giocare ai giardinetti, a fare sport”. Il concetto, infatti, è esteso a tutte le attività del quotidiano del ragazzi e Infunti, che si occupa di mobilità sostenibile, ha ben chiaro sia il quadro normativo, sia le ripercussioni che questa limitazione dell’autonomia ha sui minori.

“C’è una sentenza che condanna i genitori di un bambino sbranato da un cane in cortile per abbandono di minori. Se il bambino viene investito da un’automobile, il responsabile dev’essere l’investitore, non il genitore che ha mandato il ragazzo a comprare il pane” - spiega Infunti.

Intanto il dibattito nazionale si fa sempre più acceso. Dopo le dichiarazioni della Ministra Valeria Fedeli che ha dichiarato ai microfoni di Tagadà su La7: “L’autonomia è importante, ma si può sperimentare anche di pomeriggio. E se i genitori non possono, vadano i nonni fuori scuola, è così piacevole per noi nonni farlo” si è scatenata una polemica. In pochi infatti hanno nonni disponibili o la possibilità di recarsi personalmente a scuola, in una società varia in cui ciascuna classe è composta di molti immigrati di prima generazione, interni, comunitari o extra-UE, di un numero elevato di nipoti di nonni che ancora lavorano o che sono a loro volte figli di anziani non autosufficienti, sono pochi quelli che nella società attuale possono contare sulla presenza di nonni disponibili.

Limitare al tragitto scuola – casa il dibattito, inoltre, non risolve il punto fondamentale della situazione: ai minori non solo non è concesso tornare a casa da scuola, ma, stando alla normativa, nemmeno recarvisi o andare a fare brevi commissioni o spostarsi per fare sport.

Sorvegliati continuativamente fino al compimento del 14° anno, come sottolinea anche Massimo Infunti, che inizia però a vedere uno spiraglio dopo la dichiarazione dell’ex premier Matteo Renzi che ha affidato a Facebook la sua posizione in merito: “Il mondo politico parla di legge elettorale, Banca d'Italia, polemiche. Ma basta entrare in una chat di genitori di ragazzi delle medie per capire che stamani l'Italia discute di altro – ha scritto lo scorso 27 ottobre -. Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola sono rimasto allibito. Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La buona scuola non c'entra niente a dispetto delle bufale fatte girare ad arte. Il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l'autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo. Ho chiesto a Simona Malpezzi, responsabile del dipartimento scuola del Pd, di cambiare la legge e di presentare già la settimana prossima un emendamento per modificare le regole: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità. Senza scaricarle sui professori, ma senza costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola”.

Consiglio dei Ministri all’opera, dunque, ma al momento il disegno di legge parla solo di tragitto scuola – casa parlando di una specifica autorizzazione alle istituzioni del sistema nazionale di istruzione: “I genitori esercenti la responsabilità genitoriale e i tutori dei minori di 14 anni, in considerazione dell’età, del grado di autonomia e dello specifico contesto, nell’ambito del gradi di processo di autoresponsabilizzazione, possono autorizzare le istituzioni del sistema nazionale di istruzione a consentire l’uscita autonoma dei minori dai locali scolastici al termine dell’orario delle lezioni – si legge al primo comma già riportato da “La tecnica della scuola”, ente accreditato dal Miur per la formazione degli insegnanti -. L’autorizzazione di cui al comma 1 esonera il personale scolastico dalla responsabilità connessa all’adempimento dell’obbligo di vigilanza”.

Simona Malpezzi ha richiesto che il disegno di legge venga calendarizzato nei prossimi giorni, ma non si fa parola, per ora, delle responsabilità in capo agli altri adulti che con i genitori condividono un patto educativo all’oratorio, nello sport come a catechismo, né si sollevano i genitori dalla responsabilità nelle diverse fasi della giornata.

Agata Pagani

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