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| 28 giugno 2017, 06:45

Click sull psicologa: Psicologia e foto

Le foto possono essere usate come ponti naturali per accedere, esplorare e comunicare sentimenti e ricordi

Click sull psicologa: Psicologia e foto

Il termine Phototherapy Techniques, introdotto da Judy Weiser, indica l’insieme di tecniche che possono essere utilizzate come strumento all’interno di un processo psicologico.

Le tecniche di fototerapia utilizzano gli scatti personali e le foto di famiglia dei pazienti, con i sentimenti, i ricordi, i pensieri e le informazioni che queste foto evocano come catalizzatori nella comunicazione terapeutica.

Ogni foto che una persona scatta o conserva è anche uno “specchio con memoria” che riflette momenti e persone che sono state così speciali da essere fissate per sempre nel tempo.

Le foto rendono visibile il flusso narrativo della vita e servono come impronte visive che segnano dove loro sono state fisicamente ed emotivamente.

Il vero significato di una foto si trova meno nei suoi aspetti visivi che nell'evocazione che i dettagli suscitano nella mente e “nella pancia” di ogni osservatore. Il significato e il linguaggio emotivo di una foto dipendono da chi le osserva, ma anche da chi le ha scattate e da cosa voleva trasmettere.

Le foto possono essere usate come ponti naturali per accedere, esplorare e comunicare sentimenti e ricordi, utilizzando costruzioni simboliche e oggetti metafora che portano a insight molto intensi.

Nelle sessioni di fototerapia le foto non vengono soltanto utilizzate per essere contemplate in una riflessione silenziosa, ma al contrario vengono create attivamente e utilizzate per illustrare nuove narrative, nuovi ruoli, per visualizzare di nuovo nella memoria o nell' immaginazione.

All'interno quindi di un setting strutturato, sono utilizzate delle vere e proprie tecniche come il  fotocollage, l'utilizzo di foto scattate o create dal paziente, foto scattate al paziente da altre persone, autoritratti, album di famiglia o foto biografiche.

Le “foto-proiezioni” sono una tecnica che utilizza il meccanismo secondo cui il significato di qualsiasi foto è in primo luogo creato dall'osservatore durante il processo di percezione dell'immagine.

L'atto di guardare qualsiasi immagine fotografica produce delle percezioni e reazioni che vengono proiettate dal mondo interiore della persona alla realtà e che determina così il senso che viene dato a ciò che si vede.

Perciò questa tecnica non si basa su un tipo specifico di foto, ma sul collegamento tra una foto e il suo osservatore e  lo “spazio” in cui ogni persona dà le proprie originali risposte a ciò che vede.

Questa tecnica può essere utilizzata da qualsiasi psicologo indipendentemente dall'orientamento di riferimento o approccio privilegiato.

La fotografia, grazie alla sua forte valenza simbolica e metaforica, rappresenta un catalizzatore non verbale per esteriorizzare un’emozione. Descrivendo e reagendo alle emozioni scaturite dalla foto si entra in contatto con forti emozioni e ricordi che sono solitamente celati da difese cognitive.

Le differenti tecniche che utilizzano la fotografia in consulenza psicologica, infatti permettono ai pazienti di baipassare i sistemi di controllo verbale conscio e allo stesso tempo permettono al loro linguaggio inconscio metaforico e simbolico di emergere.

Guardare una qualsiasi fotografia dà inizio in ogni osservatore a un processo associativo ed emozionale: è così che è possibile vedere una realtà tra le tante che sono contenute dentro i confini di quella fotografia. Questo avviene perché ogni immagine può contenere simultaneamente numerosi significati, è carica e/o caricabile emozionalmente.

Di fronte ad una fotografia creiamo ciò che vediamo attraverso il meccanismo della proiezione e dell’immaginazione.

Utilizzare la fotografia in consulenza psicologica significa utilizzare la proiezione visiva: il paziente, nel momento in cui è aiutato dallo psicologo a esplorare la costruzione e l’associazione dei significati e dei sentimenti che percepisce nell’immagine fotografica, proietta e decodifica i contenuti emozionali che derivano dall'immagine stimolo.

Scrisse K.Gibran : “L'aspetto delle cose varia a seconda delle emozioni; e così noi vediamo magia e bellezza in loro, ma in realtà, magia e bellezza sono in noi".

Penso che l'uso delle fotografie in un percorso psicologico può aiutare i pazienti a entrare maggiormente in collegamento con il proprio vero Se.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e curiosità, potete seguire la mia pagina Facebook mettendo " mi piace" alla pagina Dottoressa Ernestina Fiore Psicologa o visitando il sito www.ernestinafiorepsicologocuneo.it, dove potete trovare anche i precedenti articoli della rubrica.

Ernestina Fiore

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