Gentile Direttore,
sono Manuela Dalbesio, mamma, insegnante e soprattutto antifascista. Credo fortemente nei valori della Resistenza e ritengo opportuno difenderli e trasmetterli sempre. Ho partecipato alla fiaccolata del 25 aprile a Verzuolo, la sera del 24.
Come tutti gli anni ho atteso con ansia questo momento di ricordo e rivendicazione, in cui credo particolarmente. Dopo la fiaccolata c’è stata l’orazione civile, tenuta quest’anno dal sindaco di Verzuolo. Quello che ho sentito durante l’orazione civile mi ha profondamente disgustata. Chiedo scusa per il termine, ma non ne conosco uno che possa esprimere meglio i miei sentimenti. Durante il suo discorso, il sindaco di Verzuolo non ha mai pronunciato le parole “fascista”, “dittatura”, “nazista”, anche se il 25 aprile è il giorno della Liberazione dalla dittatura nazifascista (e sarebbe ora di esprimerla per intero questa dicitura).
Ha invece parlato di “guerra civile”, commettendo un grossolano errore storico ed uno svilimento di ciò che è stata la lotta di Resistenza. Sono stata profondamente delusa e ferita da queste parole perché ritengo sia necessario difendere la memoria, soprattutto in contesti storici come quelli in cui viviamo. Molti partigiani, per questioni anagrafiche, stanno morendo: come possiamo pretendere di mantenere intatta la Memoria della Resistenza, se durante un’orazione civile, un momento ufficiale, essa viene raccontata in modo distorto e semplicistico? Quale valore può essere raccolto e tramandato dai giovani se tutto si riduce ad una semplice “guerra civile”, anziché una lotta di liberazione da una dittatura e da un alleato sanguinario? Come è possibile parlare del 25 aprile senza mai citare il fascismo? Fa paura forse chiamare le cose col loro nome? La storia che non si insegna in modo preciso è destinata a ripetersi nei suoi errori più atroci, questo lo sa il sindaco?
È fondamentale mantenere vivo il ricordo di chi ha combattuto ed ha dato la propria vita per garantirci la libertà. È fondamentale difendere questo valore, senza svenderlo, semplificarlo o darlo per scontato. Chi ha fatto la scelta di imbracciare le armi e combattere la dittatura fascista merita, ora e sempre, il nostro rispetto. E non solo!
Merita anche il nostro impegno, per fare in modo che tali errori non vengano ripetuti. Stiamo assistendo ad un ritorno della mentalità fascista: quella del branco, delle persecuzioni, sopraffazioni e discriminazioni verso chi viene considerato un diverso (per razza, fede, colore della pelle, orientamento sessuale,ecc).
Questa mentalità ha terreno fertile dove mancano cultura, solidarietà, fratellanza e rispetto delle dignità e libertà altrui. Questa mentalità prevale dove esiste la paura alimentata dall’odio, destinata a generare violenza. Questa mentalità fa presto a trasformarsi in un mostro incontenibile se la si affronta mollemente e superficialmente. Un palco importante come la fiaccolata del 25 aprile a Verzuolo deve essere portavoce dei valori che hanno spinto più di 70 anni fa le persone a combattere per un futuro migliore per tutti. Altrimenti andranno persi. Di nuovo. Per sempre. Invece da quel palco ho sentito cantare “Fischia il vento”, ma senza la strofa del “fascista vile e traditor”.
Credo che certe scelte, in determinati periodi storici, pesino più di altre e credo che questa volta si sia sbagliato molto nell’organizzazione di questa serata importante: non lo dico con arroganza, ma con molta sofferenza. Confido nel fatto che il prossimo anno possa essere organizzato in modo migliore, perché un evento come quello di Verzuolo merita attenzione e dignità: non si può e non si deve perdere. Io sarò presente, come tutti gli anni.
ORA E SEMPRE RESISTENZA
Manuela Dalbesio