Mi sono posto questa domanda in più di un’occasione e non solo, da quando sono diventato un cinofilo a tutti gli effetti. In fin dei conti basta guardarsi attorno o leggere qualche notizia sul web per renderci conto che il problema - perché di tale si tratta - è ben radicato all’interno della nostra società.
Ma di che cosa si tratta?
“Umanizzare” un animale significa renderlo simile, per natura e aspetto, all’essere umano.
Ma facciamo un esempio: sono sicuro che se parlo di Topolinea e Paperopoli i più giovani faticheranno a comprendermi, ma se mi riferisco direttamente a Topolino, Minnie e Paperino sono sicuro di riuscire nel mio intento. Questi (e altri) personaggi dei fumetti e dei cartoni animati rappresentano in toto l’idea di umanizzazione: attribuire a degli animali sembianze e tratti fisici o un linguaggio propri della specie umana e collocarli all’interno di una città.
Per carità, lungi da me sminuire il mito di Walt Disney! Sono io il primo ad essere cresciuto a suon di fumetti e cartoni animati… poi non dimentichiamoci che (effettivamente) Pluto era un cane, e da tale si comportava…
Finché si rimane nella finzione o nel mondo dell’immaginario va tutto bene, i problemi nascono quando cerchiamo di fare lo stesso con i nostri amici a quattro zampe in carne e ossa.
Con il passare delle epoche storiche i nostri cani sono passati dall’essere dei preziosi ausiliari in alcuni compiti - guardiani, conduttori delle greggi, caccia, fino al soccorso - ad essere completamente inseriti all’interno delle nostre famiglie, come parte integrante di esse. Si parla di cane da compagnia e anche i vecchi preconcetti di una volta sono perlopiù superati: diventa difficile pensare alle vacanze senza di loro, o assicurandogli la migliore pensione possibile, cerchiamo abitazioni idonee al numero o alla mole dei nostri cani, e la lista potrebbe davvero essere molto lunga.
Ma dove sbagliamo allora?
Il cane è in primis un essere vivente pensante, con caratteristiche fisiche ed esigenze psichiche proprie.
Abbiamo già parlato di come cane e uomo si siano co-evoluti insieme nella storia ed è anche vero che sono loro i primi a salutarci al nostro rientro a casa, che possono alleviare la solitudine delle persone anziane (o di chi è rimasto solo) e che sono un’ottima valvola di sfogo per i bambini.
Ma esistono dei bisogni primari che devono venire naturalmente soddisfatti perché (di fatto) compromettono la sua sopravvivenza: mangiare, bere, dormire, poter sporcare lontano dalla cuccia, possibilità di movimento, possibilità di socializzare e temperatura ottimale di vita. Ma anche dei bisogni secondari molto importanti: divertirsi, sentirsi vitale e realizzato, ecc.
L’errore da non commettere e che purtroppo fanno in molti, è quello di considerarli inferiori rispetto alla nostra specie. Il cane è semplicemente un essere vivente diverso da noi.
Capire che il nostro cane è parte integrante della nostra famiglia, ma con bisogni diversi dai nostri - proprio perché non è un essere umano - può aiutarci a capirlo meglio, a rispettarlo per quello che è, e a convivere meglio insieme a lui.
Nessun essere umano è solito fermarsi in giro ad annusare l’aria per capire se è passato un suo simile prima di lui e tantomeno non marchiamo il territorio, non ci divertiamo a riportare la pallina a chi ce l’ha lanciata con la speranza che il gioco ricominci, e non andiamo in giro con un guinzaglio attaccato al collo o imbragati con qualche pettorina… eppure non ci sarebbe amico migliore per un essere umano!
Capire i nostri cani non solo ci aiuta a vivere meglio, ma anche a rendere le loro vite insieme a noi più piacevoli.
Quindi, se abbiamo intenzione di adottare un cane perché siamo rimasti da soli, non abbiamo più affetti, o cerchiamo un compagno di giochi per i nostri figli, ricordiamoci che avremo a che fare con un essere che ragiona esattamente come noi, con un suo carattere e con bisogni da soddisfare.
Per qualsiasi curiosità, informazione e suggerimento non esitate a contattare la redazione.
Un bau a tutti e a mercoledì prossimo con qualche esempio concreto!