Non me lo immagino per niente così, il Paradiso, con le nuvolette, gli angioletti, le anime che si aggirano in apparenza piuttosto annoiate, dicono banalità e bevono tanto caffè, come alcune famose pubblicità (che in quanto tali, devono essere elementari e immediate) ci vorrebbero far credere.
Sarà che ormai il numero dei parenti nell'aldiquà è in netta minoranza rispetto a quelli che si sono trasferiti nell'aldilà, per non parlare di amici coetanei che prematuramente se ne sono andati, sta di fatto che il pensiero, dopo i primi 50 anni di vita, scivola facilmente verso una prospettiva di ciò a cui potremmo andare incontro quando arriverà il nostro momento.
Ognuno se lo costruisce un po' come gli piace, il proprio paradiso, ammesso che si creda che “dopo” ci sarà qualcos'altro. Un concetto che si evolve con il passare degli anni. Da bambina non è che ci pensassi tanto, ovviamente. Capitava che qualche parente morisse ma essendo (o sembrandomi) decrepito, l'aldilà me lo vedevo popolato di vecchietti noiosi, tipo una casa di riposo enorme con le suore per accudirli. E se invece (pensiero altrettanto saltuario), mi trovavo a riflettere che io stessa potevo anche finire sotto a una macchina o schiacciata da un albero sradicato durante una bufera o a seguito di qualche altro accidente straordinario, allora il paradiso (essendo buonissima non potevo che capitare lì) doveva trattarsi invece di un posto molto allegro, colorato, una specie di cartone animato. E pieno di giocattoli e di bambini simpatici.
Ora mi auguro che “dopo” si finisca in un posto perlomeno interessante. Intanto si pone il problema dell'aspetto che, mi auguro, non sarà quello degli ultimi giorni. Va bene che saremo pure anime, quindi dall'apparenza totalmente diversa, ma come ci verranno incontro parenti e amici? Li riconosceremo? E' difficile rappresentarsi visivamente esseri incorporei, una qualche fisionomia è necessaria per interfacciarci con qualcuno. Una fisionomia che, secondo me, dovrebbe ispirarsi per essere l'ideale, all'età dei 35 anni. Né troppo giovani, né troppo anziani. Quel tipo di aspetto che abbiamo di noi stessi e che ci illudiamo di avere finché non passiamo davanti ad uno specchio che ci riflette la cruda realtà.
Mi intrigherebbe molto, inoltre, aver la possibilità di conoscere personaggi famosi, cantanti, scrittori, attori, musicisti, sportivi, insomma la gente per la quale abbiamo in vita coltivato un certo interesse. E fargli tante domande: andare dal signor Mozart e chiedergli i segreti delle sue musiche, o dalla signora Monroe e capire come fu che morì in quella maniera misteriosa. E conoscere finalmente quello che realmente è accaduto nelle misteriose stragi degli anni di piombo italiani, e in generale tutto ciò che si è celato dietro tanti misteri.
Tutto questo oltre, ovviamente, a ciò che è la cosa principale: riabbracciare (ammesso che si sia dotati di braccia) chi si è amato e che ci ha preceduto, che sarebbe il regalo più grande. E, ovviamente, ritrovare i cani, gatti, criceti, pesci rossi che ci hanno allietato la vita terrena. E pure i vecchi giocattoli che ci piacevano tanto, e la prima bicicletta con le rotelle o la macchinina a pedali. E quel paio di scarpe che abbiamo messo fino a sfondarle...
Ecco a cosa sembra il mio Paradiso: casa mia da bambina.