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| 03 dicembre 2013, 08:30

Cosa vuoi fare da grande? la classica domanda che, al giorno d'oggi, diventa imbarazzante rivolgere ai giovani

Cosa vuoi fare da grande? la classica domanda che, al giorno d'oggi, diventa imbarazzante rivolgere ai giovani

Quell'odiosa domandina che ti facevano i parenti, durante le riunioni di famiglia: “Ma cosa vuoi fare da grande?”, quando tu, a quattro o cinque anni, non avevi ancora capito neppure chi fossi, e il tuo modello, al massimo, poteva essere Susanna-tutta-panna. Ma fu in seconda elementare che fui illuminata: volevo diventare "professoressa di matematica". Negli anni futuri, ho sempre odiato la matematica.

Poi, mi prese la mania della paleontologia. Non sapevo neppure che si dicesse così, però mi piacevano i dinosauri. A quei tempi, c'erano pochissimi libri e giochi per bambini che trattassero l'argomento, per non dire nessuno. Mini dinosauri li trovavi in vendita solo da un fornitissimo negozio di modellismo nel centro di Torino. Costavano anche non poco, ma erano molto curati nei dettagli e verosimili. Se ne trovavano anche di più economici, ma i materiali erano scadenti ed erano colorati malissimo. Solo che i modellini erano molto piccoli, giusto qualche centimetro e i miei genitori (come si usava una volta, solo doni alle feste comandate) me li regalavano col contagocce. C'erano poi i libri, rarissimi anch'essi, e non erano propriamente solo per bambini, perché allora la paleontologia non era cosa per piccoli.

Da dove mi fosse venuta questa passione non ricordo. Alla tv dei ragazzi non c'erano cartoni con dinosauri e tanto meno c'era George (il fratellino di Peppa Pig) col suo pupazzetto verde ("dinosauuo grrrrr"). Non c'era niente di niente. Per tale motivo quando era uscita nei cinema la riedizione del film della Disney “Fantasia” non me l'ero proprio voluta perdere, sebbene lo avessi visto con grave disappunto da esperta paleontologa, qual mi ritenevo. Il brano della "Sagra della primavera" di Igor Stravinsky era tutto dedicato ai dinosauri, seppur con grossolani errori. La lotta fra lo stegosauro e il tirannosauro, il momento clou, nella realtà non sarebbe mai potuta avvenire poiché i due animali vissero in ere completamente diverse. Va da se che quando uscì nelle sale il film di Steven Spielberg "Jurassic Park" con la conseguente nascita della moda, che dura tutt'oggi, della paleontologia non me ne importava giù più niente.

In quarta/quinta elementare la passione per le materie scientifiche era già scemata. Mi piacevano italiano e storia. Fu così che fondai un giornalino: Il Merlo. Nome insulso, lo so. Non ha nessuna spiegazione. Sarà per questo che io e le mie due collaboratrici-compagne di classe, alla fine, riuscimmo ad editarne un solo numero. Tutto fatto a mano, quindici pagine di fogli protocollo a quadretti, delle quali le ultime pagine rimaste nelle intenzioni.

Il sommario: pagina 1 ANNUNCI – abbonamento al giornalino era gratuito, ma si doveva “prendere dieci e lode tutte le settimane” e, comunque, riportare indietro ogni numero; pagina 2 RICETTE DI NONNA MERLO – già sentivo che la cucina avrebbe sarebbe andata per la maggiore; pagina 3 ABBIGLIAMENTO DEL MERLO (vestito da Babbo Natale); pagina 4 CONDIZIONI DI GIANNIRO (?); pagina 5 ZIRLANDO DI BANCO IN BANCO; pagina 6 un laconico MESSAGGIO; pagine 7 e 8 STRABIGLIANTE e GULP; pagina 9 L'ANGOLO DEI PITTORI – c'era un mio disegno, che poi rimandava a pagina 13 per la rubrica SAI DISEGNARE?- ovvio, la risposta era neppure io che vi voglio insegnare; pagina 10 PER VOI RAGAZZE - si era una classe di sole femmine; pagina 12 LAVORETTI UTILI- una delle pagine vuote; pagina 15 CIAO prima della 14 FILIPPO (terza puntata- chissà le prime due che fine avevano fatto).

Poi, dalle scuole medie in poi, l'incertezza sulla professione futura più totale, e pensai solo a completare il percorso degli studi che mi ero prefissata, a prescindere dagli sbocchi lavorativi che potevano comportare. Ché poi, alla fine, quello che farò da grande è anche abbandonarsi all'imprevisto, lasciando per strada quelle che fino ad un momento prima erano certezze granitiche. Cogliere l'occasione mentre meno te le aspetti, e non pensarci troppo. Prendere o lasciare quell'occasione, quell'opportunità lì, e a questo punto devi proprio decidere senza tanti rimpianti, soprattutto dopo. Non è facile, ma alla fine a me e successo così.

Così non sono diventata né insegnante di matematica,, né paleontologa, né avvocato, nonostante gli studi. Ma i primi goffi, maldestri, bambineschi approcci al mondo della scrittura e del giornalismo, avrebbero rivelato, molti anni più tardi, quello che veramente volevo fare da grande .

Monica Bruna

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