E' durante le elucubrazioni estive in spiaggia, che quel tipo di pensate, che per il resto dell'anno restano a vegetare in qualche recondito nascondiglio del cervello, improvvisamente, plòf, emergono. Il ritorno alla routine di tutti i giorni, casa, lavoro, figli, è troppo traumatico per non cercare di esorcizzarlo, in parte, con qualcosa di nuovo. Ecco che allora parte la ricerca novità che, almeno nelle intenzioni, consenta di riappassionarsi, un'emozione fresca fresca da incastrare in quell'ora risicata rimasta libera nella giornata. Perché il primo scoglio da affrontare, se si vuole iniziare un corso, è trovare il tempo. Tenendo anche conto che, per chi ha dei figli, ebbene quelli già frequentano pianoforte, spagnolo, scherma, danza, tennis, pallavolo ecc., e dunque si tratta di accompagnarli, andarli a prendere, seguirne le partite e le gare, aiutarli nel preparare le lezioni. A meno che non si trovi il modo di frequentare con loro scherma, danza, tennis, pallavolo ecc.
Vanno molto i corsi di cucina. Peculiarità dell'attuale periodo storico: infatti nessuna delle nostre mamme o nonne è mai andata ad un corso di cucina. E di solito chi ci va, è perché vuole “migliorarsi”, sebbene sia già una discreta – a volte quasi ottima - cuoca. Cucinare piace, piace, piace, e alla fine anche in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo (o forse proprio per tale motivo), una delle poche cose che ancora tirano l'economia è proprio il cibo. Devo essere sincera, anche a me piacerebbe iscrivermi ad uno di quei corsi, ma dovrei in prima istanza trovare il tempo per frequentarlo, e poi trovare il tempo per mettere in pratica ciò che ho imparato, e poi trovare il tempo per invitare gli amici per dimostrare quanto sono diventata brava, e poi sono loro che dovrebbero trovare il tempo per farmi da cavie .
Ci sono i corsi astrusi, a cui si iscrivono, di norma, persone che evidentemente non hanno un tubo da fare, e che non servono assolutamente a nulla. Tipo i corsi di ikebana, di cerimonia del tè, di cristalloterapia, di decorazione con i fiori secchi. Che solo le signore con colf possono permettersi. Noi povere tapine già dobbiamo darci alle pulizie, al ferro da stiro, alle mille incombenze di casa, altro che il decoupage. Già l'ho detto: caso mai vado ad un corso di cucina.
Ci sono poi i negati per qualunque forma artistica che si ostinano a voler prendere lezioni di disegno, di chitarra, di canto. Salvo mollare quasi subito, alla terza o quarta volta, con giustificazioni come “il maestro non era tanto bravo”, “ma poi mi sono accorto che non faceva per me”. E acquisire improvvisamente coscienza che forse è meglio lasciar perdere per sempre, non prima di aver buttato via i soldi in kit completi di pennelli, cavalletti, tele e colori. L'arte, in tutte le sue forme, non la si può imparare. O ci nasci, col dono, perché di un dono si tratta (vedasi uno che ad esempio disegna bene: quello disegna bene da sempre, e non può fare a meno di disegnare, non ci sta neppure cinque minuti senza una matita in mano) ma di sicuro non ci diventi. Il corso può servire per migliorarsi, per apprendere tecniche, sicuramente non per reinventarsi artista.
Alla fine, fra la miriade di corsi offerti, la scelta veramente raffinata finisce per essere quella di non seguirne nessuno e, nell'unico quarto d'ora libero della giornata, concedersi la lettura di un bel libro. Anche se, volendo, ci sarebbero corsi anche per quello.