Volendo (e riuscendo) a convincerci che siamo in estate, se non badiamo troppo ad un clima che ci riporta più a fine agosto che ad inizio luglio, dobbiamo porci, come ogni anno, il fondamentale quesito: quale sarà la canzone dell'estate 2013?
Dei cosiddetti “tormentoni” delle ultime estati, francamente, non me ne importa nulla. Sono anni, ormai, che, per quanto mi riguarda, non riesco a considerare memorabile alcun brano musicale, italiano o straniero che sia. Che fine hanno fatto canzoni quali Vamos a la playa o L'estate sta finendo dei torinesi Righeira? Che erano dei veri geni, a raffronto dei musicisti contemporanei. O forse è solo nostalgia, la mia, che non trova sollievo in NESSUNA delle canzoni che si sentono alla radio in questi giorni. I Righeira, li vorrei sentire ancora adesso, in questo momento, preferibilmente solo sotto forma di voce (i due artisti si sono notevolmente imbolsiti, è necessario riconoscerlo). I brani riflettevano l'allegria e la malinconia dell'estate, perché l'una non può prescindere dall'altra. Nei primi giorni è tutto un “faccio cose, vedo gente, mi diverto”, negli ultimi, invece, è un rincorrere e aggrapparsi disperatamente all'attimo, con i crepuscoli sempre più precoci, i flirt destinati a morire insieme all'avvento dei primi giorni di settembre.
Andando ancora indietro negli anni, sono canzoni come Sapore di sale di Gino Paoli, o I Watussi di Edoardo Vianello che resteranno per sempre, e non Get lucky dei Daft Punk, che dopo averla ascoltata due o tre volte diventa di una noia, ma di una noia...
Colpa del consumismo più sfrenato cui è arrivata l'industria discografica negli ultimi vent'anni. Un brano, un disco, ha vita breve, brevissima, e la concorrenza è tanta. Una volta c'erano i juke box, adesso c'è Itunes, che non è proprio la stessa cosa. Tutto virtuale, il disco di vinile che veniva pescato dal braccetto meccanico quando si pigiavano i tasti con la sigla corrispondente al brano desiderato, è obsoleto, vintage, oggetto raro. Ora le canzoncine le sentiamo in privato, con le cuffiette ben incastrate nelle orecchie. Nelle radio si ascolta il tentativo (che ormai non riesce più, da molti anni) di creare la hit dell'estate, ma sono canzoni talmente deboli, senza quel ritornello accattivante, quello che ti si incolla nel cervello che non puoi fare a meno di canticchiarlo con un certo compiacimento.
No, non ce la faccio proprio ad affezionarmi a questi quattro o cinque canzoni, che sanno di poco. E poi la hit dell'estate deve essere cantata in italiano, c'è poco da fare. Se poi le parole sono poesia pura, che giacciono su un letto musicale di struggente bellezza, allora stiamo ascoltando E la chiamano estate di Bruno Martino e Franco Califano, uno dei capolavori del nostro panorama musicale, con il quale interpreti prestigiosi di tutto il mondo hanno voluto cimentarsi. Uno per tutti l’indimenticabile Michel Petrucciani (che è possibile anche rivedere e riascoltare su You tube) :
E la chiamano estate
questa estate senza te
ma non sanno che vivo
ricordando sempre te.
Il profumo del mare
non lo sento, non c'è più
perché non torni qui, vicino a me.
E le chiamano notti
queste notti senza te
ma non sanno che esiste
chi di notte piange te.
Ma gli altri vivono, parlano, amano.
E la chiamano estate
questa estate senza te.
E le chiamano notti
queste notti senza te
ma non sanno che esiste
chi di notte piange te.
Ma gli altri vivono, parlano, amano.
E la chiamano estate
questa estate senza te.