Il principio dell’intelligence israeliana è annullare se stessi e il proprio corpo per diventare soldati, cinici, spietati. Ma in questo ingranaggio perverso per creare macchine da guerra non si è tenuto conto del cuore, dei sentimenti, e l’amore, così come la sua assenza, diventa un pericolo, un lusso che non ci si può permettere. Non amare è un prezzo che nessuno può pagare, lo sanno bene Peter e Rose, protagonisti di Se l’amore fosse come la rosa di Gerico, terzo romanzo della scrittrice Cristina Cardone (Rei Edizioni, euro 10).
Agente del Mossad lui, scrittrice di origine spagnola lei, i due personaggi di questa suggestiva spy-story intrecciano le loro esistenze nella trama spinosa del controspionaggio internazionale e del traffico d’armi. Un rocambolesco e iperbolico girovagare per il mondo tra fughe e ritorni, scivolando tra scenari di guerra e piccole oasi di quiete dove l’amore suggerisce l’idea del rifugio, del nascondiglio, forse della rinascita.
La vicenda si svolge nell’arco di pochi mesi, dall’ottobre del 2010 all’aprile del 2011, ma nelle evocative pagine di Cristina Cardone si respira l’aria di una vita intera, forse due. E all’improvviso l’amore, lo stesso sentimento che certe logiche spietate vorrebbero azzerare, diventa l’unica cosa che conta, il principio che ci tiene al mondo, nonostante tutto.
Peter, che ha già condotto sotto copertura incarichi delicati per l’intelligence israeliana, è anche uno stimato filosofo-economista, e si occupa di imbastire accordi tra paesi arabi legati al petrolio e i grandi investitori in oro ebrei. I due capisaldi di un’economia in ginocchio, sullo sfondo di una crisi globale fatta di spread e recessione. Rose è una scrittrice di fama con una serie di titoli di successo che gli consentono di guardare al futuro con serenità, almeno fino all’incontro fortuito e travolgente con Peter.
I due protagonisti del libro si innamorano, quasi per caso, e quasi per caso si ritrovano coinvolti in una vicenda oscura e pericolosa, frutto delle conseguenze di un’operazione ad alto rischio che costringe Peter a lasciare l’Italia. Il giorno in cui decide di sparire, Peter va a prendere Rose, che si ritrova con lui in auto, scalza, in camicia da notte e ancora ignara di tutto. In una manciata di minuti le passa davanti la vita, i ricordi, un amore nato da poco e la proposta di un uomo che le chiede di seguirlo in un viaggio di sola andata. Un imprevisto che vale un’esistenza intera, un treno da prendere al volo, perché, come suggerisce l’autrice “la felicità ci coglie quasi sempre impreparati. Arriva improvvisa come una pioggia estiva su un campo arido per la siccità e sfuma altrettanto velocemente. Va afferrata nell’attimo presente senza fare ipoteche su futuro. Garantendosi una carezza sul cuore”.
Questo lo scenario del terzo romanzo della scrittrice Cristina Cardone, una storia d’amore e di guerra, che dalle strade di una Bari fracassona ci porta su una piccola isola della Grecia, e poi a Gerusalemme, e in un campo profughi di Jenin, dove l’eterno conflitto israelo-palestinese è qualcosa di più tangibile e concreto di quanto appaia sulle pagine dei giornali.
Peter farà di Rose la sua memoria storica, raccontandole verità e segreti del suo lavoro, il doppio gioco, i rapporti di lavoro con ricchi arabi del Qatar, le industrie belliche, le missioni diplomatiche, lo spionaggio, ma sarà una pallottola e scrivere la pagina più importante della loro storia. Da leggere fino alla fine.
A pochi mesi di distanza dal romanzo “Parigi-Dakar, fermo posta Hotel de Ville” (Rei Edizioni, euro 10) Cristina Cardone torna a raccontare l’amore e la passione con l’occhio della viaggiatrice curiosa. L’autrice impasta con abilità le trame del cuore con quelle terribili della guerra e dell’odio, per dare vita a una spy-story mozzafiato che insegna il principio e la forza dell’attesa, proprio come fa la rosa di Gerico, che resta quiescente per anni, quasi morta, e si schiude all’improvviso alle prime gocce d’acqua.
“La rosa di Gerico insegna il tempo dell’attesa, la bellezza dell’attimo, il presente come unico verbo in cui impostare la nostra vita”.