A me piacciono gli animali. Piacciono veramente molto. Sono partita dai classici pesci rossi, che erano solo belli da vedere, ma non mi davano tante altre soddisfazioni. Alcuni li abbiamo comprati in negozio, altri li si vinceva al luna park. Non sopravvivevano mai un granché. Pochi giorni, pochi mesi. Uno di essi si è anche suicidato. Lo trovammo, secco, un mattino, sul pavimento della cucina. Aveva fatto un grande balzo, per lanciarsi oltre l'orlo della vaschetta, chissà perché.
Poi eravamo passati alle tartarughine d'acqua. Erano carine, le si poteva toccare, ed erano più longeve. Però anche loro erano piuttosto limitate nel dare soddisfazioni. Non riconoscevano il loro nome, non riportavano gli oggetti che gli lanciavi.
Una grande felicità l'hanno poi saputa regalare i vari gatti che sono stati accolti in casa. Animali “veri”, da toccare, da accarezzare, con cui giocarci. Li ho amati tutti, ognuno con il proprio carattere, ognuno con la propria personalità. E per ciascuno tengo un ricordo personale, speciale, nel mio cuore.
Insomma, nessuno può accusarmi di non voler bene agli animali. Non sono una senza cuore. Ma provo un profondo senso di fastidio ogni volta che se ne parla in contesti inadatti, come nei telegiornali. Io non ricordo che ai tempi dei tg in bianconero, anzi nell'unico tg, fosse inserita la (o le) notiziola annedottica quotidiana dedicata. Ora, invece, non c'è notiziario televisivo che non contenga almeno un servizio sul tema. Con varianti.
Il cucciolo tenero, di qualunque specie: lo squalino, l'ippopotamino, il granchietto, la giraffina, il ragnetto. Di solito sono esemplari nati in qualche zoo, i quali o sono stati rifiutati dalla madre, oppure sono stati in pericolo di vita, e per i quali, sempre, si cerca di dare un nome.
Le balene o i delfini spiaggiati. Una categoria che va molto: l'ultimo che ho visto è stato un delfino sperso in un canale mefitico di New York. Che poi è morto. Ma in tanti altri casi, gli animali, grazie ai tanti “volontari”, si salvano. Evviva.
Il cane (o il gatto) che tornano a casa dopo 5-10 anni. Di soliti sono stati persi durante un trasloco, e percorrono migliaia e migliaia di chilometri fino a riuscire a trovare i padroni. Nel servizio viene mostrata una cartina geografica ad hoc per mostrare il tragitto dell'animale, che percorre distanze spaventose, e riesce ad arrivare, macilento ma sano e salvo, fino ai vecchi padroni, che fingono una gioia proporzionata.
Il cane (molto difficilmente il gatto, in questi casi), che salvano da incendi o calamità i loro padroni. Il cane “eroe” che ha tutti i diritti di godere della doverosa gratitudine dell'umano, ma la vedo di più come una questione strettamente riservata ai diretti protagonisti.
E poi, ancora. Animali che cantano, che ballano, che vanno sullo skateboard, che usano l'ipad. Tutte cose carine, per carità, ma che esulano completamente dai servizi giornalistici “seri” di un tg “serio”. Esistono già programmi tv interamente dedicati agli “amici pelosi”, per tacere delle migliaia di filmati che girano sul web. Ma si sa, tutto quello che “audience” viene sempre sfruttato al massimo.
Ritengo giusto ed inappuntabile che siano denunciati maltrattamenti o episodi di violenza sugli animali. Ma che l'unico servizio settimanale proveniente dal corrispondente di un tg nazionale da Mosca (quindi una località alla quale non mancano di sicuro notizie importanti e di respiro internazionale) sia riservato ad un cane “clochard” che viene definito: “POVERO QUADRUPEDE”, mi sembra veramente troppo.