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| 02 maggio 2012, 07:20

Facebook e Twitter: la realtà virtuale o la virtù reale?

Facebook e Twitter: la realtà virtuale o la virtù reale?

Molto diversi fra loro, Facebook e Twitter, eppure spesso vengono accomunati. Diversi in tutto, direi.

Facebook è stato partorito da un ragazzetto americano “nerd”, che probabilmente è stato più furbo che veramente geniale. Si veda, a proposito, il film “The social network”, pellicola del 2010 di David Fincher, che narra la genesi del fenomeno internettiano, nato nel 2004. David Zuckerberg, al termine di una complicata battaglia legale, fu costretto a pagare 65 milioni di dollari ai gemelli Winklevoss che lo accusavano di essersi impossessato di un “loro” progetto.

Comunque sia, il social network ha veramente rivoluzionato il web. Nato nei ristretti confini universitari di Harvard, si è ben presto esteso fino a diventare un fenomeno mondiale. Una gigantesca bacheca dove tutti possono esprimersi, fissare una loro riflessione, condividere esperienze, conoscenze e anche vere stupidaggini. Un mezzo utilissimo per ripescare persone che si erano perse di vista da tanto tempo o anche solo per mandare un messaggio ad un amico che sta a pochi metri di distanza. Personalmente mi sono ritrovata con compagni di scuola che avevo perso di vista da decenni, e ho ripreso contatti con parenti che vivono all'estero.

Tuttavia, non sono una grande utilizzatrice di Facebook. Il motivo probabilmente è che gestendo un blog personale (monicabruna.blogspot.com), gran parte di quello che voglio condividere con chi ne è interessato lo rendo pubblico in tal modo, sebbene sia decisamente più impegnativo. Ma il “faccialibro” rivela moltissimo della personalità dei suoi accoliti. Se uno è fissato con i cavalli, “posterà” foto di equini e notizie sull'argomento, chi invece è una cuoca “in pectore” divulgherà le sue ricette - cosa che alla sottoscritta desterà molta invidia. Insomma, un mezzo fantastico per divulgare e condividere qualsivoglia notizia, immagine, pensiero che fino a una decina di anni fa restava vincolata nel piccolo spazio ristretto delle proprie amicizie. Che comunque costava anche una certa fatica: prendi il telefono, fissa un giorno, incontra gli amici, fai vedere le foto che magari hai fatto due anni prima...

Ora, invece, grazie a Facebook, tàc. Basta un clic e anche tua cugina a Sidney può apprezzare con te lo splendido mare del tuo ultimo weekend.

Tutt'altra cosa, come dicevo è Twitter. Creato nel 2006 in una società californiana di comunicazione, è una rete di microblogging che tramite messaggi di testo con massimo di 140 caratteri, permette a tutti di essere aggiornati e in contatto con un potenziale infinito di utenti. Utilissimo soprattutto per le notizie di attualità da ogni parte del globo, è forse un po' meno “frivolo” rispetto a Facebook. Banalizzando, è un sistema di comunicazione del tipo degli sms che però possono raggiungere chiunque, anche il Presidente Obama. Che poi lui legga effettivamente il mio tweet, è un'altra storia, ma l'illusione è carina. Perché se io sono una sua seguace (following, in gergo) non è automatico che anche lui lo sia (cioè sia un mio follower).

Sia per Facebook che per Twitter, come per tutte le cose, c'è anche l'altro aspetto, quello negativo. I recentissimi casi di Fiorello e Michelle Hunzicker che si sono cancellati dal social network per motivi di un impegno difficile da gestire, ne è un esempio. La privacy può anche essere violata e basta un nulla per far girare menzogne e immagini detestabili.

Ma, parafrasando Humphrey Bogart nel film “L'ultima minaccia” (Deadline) con la nota frase sulla forza della stampa: “ E' il web, bellezza, e tu non ci puoi fare niente. Niente!”

Monica Bruna

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