Paesana esce rassicurata e rasserenata dal Consiglio Comunale di ieri sera, dopo che lo stesso ha dedicato – in coda – un’ampia pagina di approfondimento all’imminente realizzazione di una centrale a biomasse in via Belloni. Il mattatore della serata è stato il presidente dell’Uncem Lido Riba che per quasi due ore e mezza, insieme con Claudio Vit della Birdys di Cuneo (l'azienda che realizzerà l’impianto), ha retto un a tratti frenetico contraddittorio con il (poco) pubblico presente in sala e con noi della stampa. I concetti sui quali il sempreverde Riba ha puntato più di ogni altro per essere credibile sono stati fondamentalmente due.
Il primo è stato quello secondo il quale la centrale a biomasse di Paesana sarà in grado di creare almeno 10 posti di lavoro, tutti da Paesana in su, dal momento che dai calcoli dell’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente la sola Alta Valle Po sarebbe in grado di sostenere una produzione di 1.000 kilowatt/ora. Assai più di quanto riuscirà a sfornare l’impianto paesanese, che ha richiesto un’autorizzazione che le permetta di arrivare sino a 800 kwh, ma che all’inizio non supererà i 400.
Il secondo è stato invece il porre l’accento – e Riba lo ha fatto almeno mezza dozzina di volte – su quanta differenza intercorra fra la costruenda centrale di Paesana e quella appena entrata in funzione ad Envie. “Stiamo bene attenti tutti – ha detto il presidente Uncem dopo aver salutato i giornalisti presenti in sala - l’impianto di Paesana è profondamente diverso da quello di Envie. Laggiù, dove certo non si è usata la tecnologia migliore, si parla di combustione di biomasse, qui da noi di pirogassificazione di biomasse: e la pirogassificazione non inquina, perlomeno non più di quanto faccia il metano. In Piamonte vi sono altri 17 progetti di centrali come quella di Envie: sono tutti in stand by, mentre 5 centrali come quella di Paesana stanno invece sorgendo in provincia di Cuneo: a Brossasco, Chiusa Pesio, Demonte, Dronero e nel Monregalese. Saranno impianti che non faranno venire il legno a se, ma andranno loro dal legname: sarà legname locale, raccolto nel raggio di 70 chilometri dall’impianto, che daranno lavoro e faranno respirare l’economia montana”. A patto che i boscaioli daranno la loro disponibilità a fornire per 15 anni gli impianti, cosa che a Paesana sinora non è avvenuta.
Riba aveva esordito rivendicando la paternità del progetto: “In Piemonte vi sono più foreste che in ogni altra regione d’Italia: l’Uncem ha cercato il modo di far fruttare al meglio questa ricchezza. La produzione di energia elettrica e termica tramite le biomasse è il risultato dei nostri studi e dei nostri tanti viaggi all’estero per capire come funzionano questi impianti a casa d’altri”.
Poi il pallino del gioco è passato a Claudio Vit, presente con l’amministratore delegato della F&R (gli investitori) Francesco Romagnollo e con Romano Fontana, anch’egli della Birdys, l’aziends che ha già al suo attivo a Cuneo un impianto analogo a quello di Paesana, pur se più piccolino.
“L’obiettivo – ha detto a grandi linee – è quello di aprire i battenti entro il 31 dicembre 2012 per poter vendere l’energia elettrica agli attuali 29 centesimi di euro al kilowatt. La pirogassificazione, a differenza della combustione, non ha emissioni. Qui si userà solo legno cippato in pezzi di dimensioni comprese fra i 2 ed i 6 centimetri. L’uso di ogni altro materiale diverso provocherebbe l’immediato arresto dell’impianto. Noi punteremo tantissimo anche sull’energia termica, perché sarà il teleriscaldamento (al momento ne usufruirebbero la Casa di riposo, il Municipio, le Scuole, lo stabilimento “Fonti Alta Valle Po” e l’azienda montana “Achillea”: ndr) a garantire una vita futura, ben oltre i 15 anni iniziali, al nostro impianto. Un impianto che inizialmente consumerà 4 quintali di legno l’ora e darà lavoro ad una sola persona. Il giorno in cui arriveremo a produrre 800 kwh, il consumo raddoppierà e gli addetti potrebbero diventare tre”.
Tutto chiaro. Tranne quanto sostenuto dal WWF che scrive che tramite il meccanismo della gestione provvisoria associativa prevista dalla Legge Regionale 4/2009 “in Piemonte il taglio del bosco oggi può venire eseguito senza darne comunicazione diretta al proprietario”. Una sorta di esproprio di cui, nella frenesia del contraddittorio, nessuno ha chiesto spiegazioni. Ma ci saranno, crediamo, altre occasioni future: per intanto un primo passo è stato fatto. Un passo importante, capace di mandare a casa tutti con le idee un po’ più chiare e la mente un po’ più serena. Peccato non averlo fatto prima.