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| 11 maggio 2011, 07:00

La raccolta differenziata dei rifiuti: una modesta proposta che non si può "rifiutare"

La raccolta differenziata dei rifiuti: una modesta proposta che non si può "rifiutare"

Non avendo in  casa uno spazio che possiamo adibire agli appositi contenitori per differenziare la spazzatura, ogni giorno usciamo di casa carichi di barattolini, bottiglie, plastiche tenuti in precario equilibrio fra le mani. E senza contare l'immancabile sacchetto di indifferenziato che di solito penzola attaccato ad un mignolo. Fortunatamente la strada che dobbiamo fare per i raggiungere i cassonetti è brevissima, ma quante volte mi è capitato di far cadere per le scale il vasetto dello yogurt, con ancora dentro un po' di liquido avanzato. Sia ben chiaro, sono convinta che la raccolta differenziata della spazzatura sia un enorme segno di civiltà, oltre che un imprescindibile aiuto per l'ecologia, ma a volte – soprattutto quando scapicollo per le scale con i vasetti che perdono – rimpiango i bei tempi andati quando si buttava tutta, dico tutta, la spazzatura direttamente da casa da quella specie di gattaiola che era o sul balcone di casa o sul pianerottolo. Fare la raccolta differenziata, poi, comporta anche altri crucci.

E' vero che c'è un'apposita tabella applicata su ogni singolo cassonetto che illustra al cittadino, con scrupolosa meticolosità, gli oggetti che devono essere inseriti e quelli che non sono idonei a questa selezione. Però: a chi non è mai capitato quell'involucro speciale, magari anche voluminoso, che assomiglia ad un materiale plastico ma di cui non ne siamo perfettamente certi, oppure quel vasetto che pare essere d'alluminio (e quindi da inserire nel contenitore del vetro alla stregua delle lattine) ma che non ci convince del tutto e che poi ci spiace non riciclare come il buon senso richiede? Sebbene alcune aziende abbiano già provveduto ad indicare con precisione sulla confezione in quale cassonetto si debba gettare l'involucro, restano comunque una minoranza.

Un'idea potrebbe essere allora quella di  siglare con una lettera dell'alfabeto, magari inserita dentro un quadratino colorato tanto da essere individuata al primo sguardo, ogni singola confezione che si verrà a creare affinché in seguito possa essere identificata senza possibilità d'errore al momento di gettarla nel cassonetto. Ad esempio: la vaschetta che s'ipotizzava essere d'alluminio marchiarla una "V" di colore blu per indicare il cassonetto apposito del vetro (oppure con una "G" grigia se invece è da inserire nel generico), ed una "C" gialla per il cartone che di primo impatto ci appare dubbio e così via. L'etichettatura, da parte delle aziende produttrici, sarebbe praticamente a costo zero, ed avrebbero tutto il tempo necessario per adeguarsi così da poterla inserire sulle loro etichette.

E' ovvio che questo marchio si dovrebbe concordare ed unificare nelle apposite sedi di modo che tutte le ditte costruttrici possano avere lo stesso codice di riferimento. Potrebbe essere di dimensioni anche esigue e sugli articoli che non potranno essere stampati ad inchiostro si può sempre apporre sulla confezione un marchio a "freddo" come si realizza attualmente per le date di scadenza dei prodotti. A questo punto, nessuno di noi avrà un solo secondo di esitazione a selezionare l'esatto cassonetto di riciclaggio, ed allo stesso modo, questa segnalazione, sarà una specie di ulteriore "pubblicità" affinché si prenda sempre più coscienza che il semplice gesto della separazione dei rifiuti è un atto di grande civiltà

Monica Bruna

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