/ 

In Breve

| 10 dicembre 2010, 09:17

Le “nostre” Langhe e Roero in marcia verso il riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”

A gennaio, a Parigi, unitamente al Monferrato potrebbero divenire patrimonio dell’Unesco. Se così sarà avremo un motivo in più per dirci cuneesi

Le “nostre” Langhe e Roero in marcia verso il riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità”

Ci sono buone, anzi ottime, possibilità che il prossimo gennaio una parte dei territori di Langhe, Roero e Monferrato diventi patrimonio mondiale dell’Unesco e quindi dell’Umanità. Se il lungo sogno e il lungo percorso vissuti in simbiosi tra Istituzioni e Territorio troverà davvero attuazione, per una parte importante della provincia di Cuneo si apriranno le porte non solo al turismo mondiale, ma si alzerà anche una sorta di corazza in difesa di un luogo di straordinaria bellezza in cui la natura (e la paziente lungimiranza dell’uomo) ha fatto si che si sviluppasse una viticoltura d’eccellenza in un contesto paesaggistico e culturale che ha pochi raffronti nel mondo.

Bisognerà attendere ancora un mese, un mese e mezzo prima di levare in alto i calici allorquando a Parigi l’Unesco valuterà i dossier delle candidature dei  nuovi siti ubicati in ogni angolo di mondo che aspirano a diventare patrimonio dell’Umanità. In attesa di levare i calici, chapeau, chapeau di fronte alla lungimiranza, alla tenacia, alla caparbietà di un gruppo di persone che ha visto - e non solo con gli occhi - le straordinarie bellezze di un fazzolletto di terra incastonato in quella che un tempo era zona di “malora“ di “fenogliana“ memoria ed oggi ambisce a pieno titolo a diventare il secondo sito patrimonio dell’Umanità del Piemonte (ne hanno titolo le residenze reali dei Savoia) e il 45esimo in Italia. Il percorso che si concluderà ufficialmente a Parigi è stato lungo e complesso ed ha avuto più attori e protagonisti e non sono mancati momenti di scoramento conditi da qualche distinguo “territoriale”.

Il primo – e va riconosciuto – a credere e proporre le colline del Barolo e del Barbaresco come patrimonio dell'Umanità fu Raffaele Costa il quale ne tracciò la sintesi sostenendo che le stesse rappresentavano un “esempio di come l'ambiente naturale e il lavoro dell'uomo possano convivere, con esiti straordinari”. Poi, tra intoppi e modifiche al progetto iniziale, via via sono scesi in campo gli attori che si sono succeduti sulla scena politica locale con particolare attenzione e forza al progetto da parte della Regione Piemonte e della Provincia di Cuneo, che potremo sintetizzare nel lavoro dell’assessore regionale al Turismo e langarolo doc Alberto Cirio, dell’assessore regionale Ugo Cavallera e per parte cuneese, la più importante del progetto, la presidente della provincia Gianna Gancia e dei loro rispettivi staff nonché gli altri attori istituzionali in rappresentanza delle province “monferrine” di Asti e Alessandria. E prima di loro, naturalmente, la passata giunta regionale e provinciale con Mino Taricco, all’epoca assessore regionale all’Agricoltura, convinto assertore del progetto.

Se e quando Langhe-Roero e Monferrato diventeranno patrimonio dell’Umanità, unendo in un unico affresco le colline del vino e un territorio straordinariamente ricco di fascino, storia e cultura, queste andranno ad aggiungersi a pochi altri siti nel mondo che hanno nel vino, anzi nei paesaggi vitivinicoli, la loro prerogativa di unicità: la zona dell’Alto Douro in Portogallo, la valle del Medio Reno in Germania, Saint Emilion in Francia, l’isola vulcanica di Pico nelle Azzorre, la zona del Tokaj in Ungheria e i vigneti terrazzati di Lavaux che si estendono dalla montagna fino al lago di Ginevra, su un territorio di 830 ettari, tra Losanna e Montreux.

Basta questo, al momento una grande speranza sostenuta da buone possibilità, per farci sentire fino in fondo l’orgoglio di essere cuneesi. Si, cuneesi tout cour e non solo figli di un territorio, quello delle Langhe-Roero, che viaggia a velocità doppia rispetto ad altre zone belle e poco valorizzate (si pensi alla straordinaria bellezza del Saluzzese con la sua capitale Saluzzo) della provincia. C’è l’orgoglio di sentire l’appartenenza ad una terra laboriosa che è figlia di una saggia cultura contadina, c’è l’orgoglio di appartenere ad una provincia caparbia, impregnata di Storia, Arte e tradizioni popolata da gente sobria e volitiva, come lo è la terra di Granda. Un orgoglio che ci fa sentire uniti sotto il vessillo della cuneesità.

Infatti, per una volta lasciamo da parte la semplificazione territoriale delle sette sorelle e parliamo da cuneesi affidando alle “nostre” Langhe-Roero il futuro di una terra passata, come si ricordava poc’anzi, dalla “malora” ad essere un territorio di straordinario fascino nonché meta preferita da migliaia di turisti provenienti da ogni dove attratti dal “bello e buono”, aggettivi che racchiudono in sé la produzione vitivinicola, la gastronomia e i paesaggi che rappresentano all’unisono un vero e totale tripudio dei sensi.

Da gennaio, si spera, ci sarà un motivo in più per dirsi cuneesi. Non è campanilismo o provincialismo, anche se l’essere “provinciali” può rappresentare un valore, ma solo il giusto orgoglio di appartenere a dei luoghi, essere figli di una terra di straordinaria bellezza nonché degna di essere tutelata e valorizzata. E, soprattutto, amata.

gianpiero.ferrigno@targatocn.it

Gianpiero Ferrigno

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A DICEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium